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Piccolo contributo all'autenticità; con il desiderio che siano sempre più le persone capaci di dire ciò che pensano. Il Centro elettronica e musica sperimentale non si assume alcuna responsabilità di danni a cose o persone derivanti dall'uso di questa pagina; "Fuori serie" non è una rivista, sono esperienze e considerazioni di chi desidera l'emancipazione delle persone.
Se troverai degli errori non lamentarti più di tanto, cerca semplicemente di non farli.
Indice
Informazioni e interrogativi sulle ventole, approfondimento
In questo articolo approfondisco, per ciò che mi è possibile, quanto scritto
in passato su questo componente traendo le informazioni dalla mia esperienza,
da internet e dalle istruzioni. Inserisco anche i dubbi non ancora dissipati
che mi sono sorti durante le prove, se ne sai un po' più di me magari dammi
qualche dritta.
Così come accade per i cibi che sono tutti buoni e sani anche quando non lo
sono, nel guardare le descrizioni delle ventole troverai sempre o quasi sempre
la parola silenziosa anche quando la ventola non lo è affatto o non può esserlo a causa di fattori esterni. Trattandosi di livello sonoro, la rumorosità
non viene misurata semplicemente in db (decibel) ma in dba, scritto anche
db(a), esattamente come accade per il livello sonoro di un diffusore acustico.
Per tanto l'andamento numerico della rumorosità non è lineare ma logaritmico
ed il nostro orecchio si comporterà esattamente come quando aumentiamo il
volume di un diffusore, raddoppiare i db(a) non significa raddoppiare il
volume. La misurazione del livello sonoro viene fatta con il componente in
aria, e quindi privo di qualsiasi griglia, e per farla si adopera un range di
frequenza tra 1 e 4 khz. Fermo restando che le vibrazioni di un rumore sono
inregolari e quindi non hanno una frequenza ben definita, personalmente nel
provare varie ventole in aria ho sentito anche frequenze che vanno ben al di
sotto di un khz: perché non prenderle in considerazione? In certi siti, e da
quanto scritto in un glossario lo fanno erroneamente, la rumorosità di una
ventola è espressa in dbi, vedi ad esempio
www.comproedono.it
La portata d'aria di una ventola, in inglese stramaledetto airflow, flusso
d'aria, viene espressa in due modi: in cfm (che abbiamo già visto e che,
aggiungo, significa cubic feet per minute) oppure con m³/h. Nelle istruzioni
di una ventola ho trovato entrambe i modi e quindi, volendo, è possibile
stabilire il rapporto numerico tra uno e l'altro. E tuttavia, oltre a non aver
capito fino in fondo questi due modi di misurare la portata d'aria, avendo
trovato solo una volta entrambe i valori non sono sicuro che l'andamento
numerico tra i due sia di tipo lineare. Oltretutto la matematica non è
mai stata la mia passione... Ecco a titolo di esempio ciò che ho trovato in
riferrimento alla stessa ventola:
airflow (portata d'aria)=102,6 m³/h pari a 60,4 cfm.
A quanto pare, oltre che dalle dimensioni e dalla velocità di rotazione, la
portata d'aria di una ventola è influenzata dal numero di pale e dalla loro
conformazione (ad esempio vi sono ventole da 14 cm con 7 o 9 pale conformate
in maniera diversa). Ma proprio perché la portata d'aria viene espressa in due
modi e non ho capito a pieno la loro differenza, per il momento il confronto
che faccio tra la portata d'aria di varie ventole è approssimativo. Un altro
valore importante è la pressione statica che l'aria riesce a fare e anche qui
la cosa dipende dalla conformazione della ventola. Di primo achito sembra che
più si aumenta la portata d'aria e più aumenta la pressione statica ma non è
sempre così e l'aumento della portata e della pressione statica non dipendono
certo solo dalla velocità di rotazione. Ad esempio, la ventola con velocità
di 1000 rpm e portata d'aria di 102,6 m³/h ha una pressione statica di 0,81
mmH2O. Una seconda ventola, usata però con l'adattatore che ne diminuisce la
velocità a 900 rpm, ha una portata d'aria di soli 88,7 m/h e tuttavia una
pressione statica superiore alla ventola precedente pari a 0,89 mmH2O. Errore
di stampa o progressione matematica da scoprire? In internet dicono che la
pressione statica è riportata graficamente con: mmh²o ma finora nelle istruzioni delle ventole ho sempre trovato mmH2O.
Dei fili di una ventola ho già parlato ma per capire bene quanto segue li
riporto nuovamente:
1: negativo,
2: +12 v,
3: uscita tachimetrica,
4: (solo in ventole pwm) regolazione della velocità tramite circuito elettronico senza alterare la tensione della scheda madre.
Abbiamo anche già visto che elettricamente e meccanicamente è possibile inserire una ventola pwm in una presa fan a tre pin. A tale propposito in internet
trovi tutto ed il contrario di tutto: chi dice che una ventola pwm in una
presa a tre pin funziona solo alla massima velocità e chi dice il contrario.
Probabilmente hanno ragione tutti nel senso che la cosa dipende dalla scheda
madre in uso. Personalmente consiglio di guardare il manuale della propria
scheda madre, sembra una cosa scontata ma non lo è per tre motivi:
1: quando nel pentium IV ho collegato una ventola alla presa fan della
scheda madre ho avuto l'impressione che la regolazione non avvenisse. Per
essere certo che non fosse solo un'impressione avrei dovuto guardare la descrizione dei pin della presa fan nel manuale della scheda madre, vedere se
c'era qualcosa da impostare nel bios e rilevarne la velocità con qualche
programma (purtroppo quel bios non lo posso leggere e quindi non potevo rilevare la velocità dal suo interno), tutte cose che non ho fatto e attualmente
in quel pc ho una ventola collegata semplicemente all'alimentatore.
2: una delle prese fan della mia scheda madre Gigabyte sembra pwm perché ha
quattro pin. Quando consulti il manuale ti accorgi che il quarto pin è riservato, praticamente l'hanno messo lì per niente, magari verrà usato nel modello
successivo e nel frattempo hanno già disegnato un po' la scheda... vai a
sapere cosa c'è dentro la testa degli ingegneri!
3: per un non vedente che monta una scheda madre e vuole fare il più possibile da solo o addirittura tutto da solo, è indispensabile leggere il manuale
prima di passare alla realizzazione pratica. In tal modo, e non solo per le
prese fan, nel toccare la scheda sa quante prese di quel tipo deve localizzare
e continuerà a cercarle fino a quando non avrà raggiunto il numero scritto nel
libretto. Chi vede fa presto a compiere questa operazione, dà un colpo d'occhio e vede le prese di quel tipo con quella determinata scritta. Chi non vede
deve affidarsi al tatto e a volte le prese sono proprio là dove non ti aspettavi che fossero. Ad esempio non mi aspettavo che una presa fan della mia
scheda fosse proprio al termine di uno slot per memoria come non mi aspettavo
che in un'altra scheda una presa fan fosse al ridosso del blocco dei contatti
del pannello frontale.
Con la regolazione pwm non ho esperienza perché gli ingegneri della mia scheda
hanno pensato bene di farla con le usb 3.0 eccetera ma non con le prese fan
pwm (a parte quella della cpu). Per aver guardato le istruzioni sono certo
invece che effettua la regolazione tachimetrica e, ricordo, questa può avvenire anche con una ventola pwm inserita in una presa fan con tre pin. Indipendentemente dal tipo di ventola, il terzo filo invia le informazioni alla
scheda madre la quale, se previsto, provvede a regolare la tensione presente
nella presa fan in modo da adeguare il numero di giri della ventola in base
alla temperatura del sistema. E tuttavia per i motivi che seguono non è semplice sapere quando la regolazione avviene veramente, vediamoli insieme:
1: Nelle istruzioni non ho mai trovato il dato che segue, in internet dicono
che questo componente è preciso in più e in meno fino al 10% e quindi se una
ventola da 14 cm compie 1200 giri al minuto devi calcolare che tale numero può
essere superiore o inferiore fino al 10%. Questa imprecisione fa sì che il
dato relativo alla rotazione che leggerai da bios o con un programma adeguato
come HwMonitor sia inesatto già in partenza. Prendendo come esempio la ventola
da 1200 rpm, se rilevi la velocità di 1180 rpm non sai se quel numero dipende
dalla regolazione in tensione della scheda o dall'imprecisione del componente.
2: che la velocità di una ventola possa variare nel tempo a causa della
temperatura del sistema siamo tutti d'accordo. E tuttavia con HwMonitor ho
notato che le variazioni sono molto ravvicinate e mi domando se avvengano per
l'effettiva regolazione che la scheda compie o se invece vi sia un'indesiderata instabilità di tensione o un rilevamento instabile da parte del programma
in uso. Non potendo vedere il monitor, da bios non posso notare se le variazioni avvengono in tempi brevi, posso solo stampare le informazioni che ovviamente rispecchiano solo il momento in cui ho premuto il tasto Stamp.
3: pur con le limitazioni della lettura del bios scritte sopra, a computer
freddo ho notato che c'è una differenza un po' rilevante tra i dati che rilevo
con HwMonitor e quelli che stampo da bios. La cosa avviene soprattutto con le
temperature (che non possono cambiare di molto in tempi brevissimi) e con la
velocità della ventola cpu ma anche il dato delle altre ventole non mi convince. Penso sia più giusto ciò che rilevo direttamente da bios anche se mi pare
strano che vi siano delle discrepanze così ampie tra un rilevamento e l'altro
perché, in fin dei conti, HwMonitor non fa altro che prendere le informazioni
dal bios.
Nel collegare alla stessa scheda e alla stessa presa a tre pin una ventola
Akasa pwm con velocità di 1300 rpm, ho notato che andava sempre al di sopra
della velocità prevista e cioè a 1352. Oltre all'imprecisione del componente,
in questo caso sono sicuro che la regolazione non avveniva. Infatti la ventola
akasa l'avevo inserita al posto di quella in dotazione al gladiator 600 che
cominciava a fare i capricci e aveva una velocità di 1200 rpm e una bassa
portata d'aria (non ho il dato ma mi regolo sentendola con le mani ed inoltre
restava sempre al di sotto dei 1200 rpm anche a computer caldo). Al contrario,
la ventola Akasa oltre ad avere una velocità di 1300 rpm aveva una portata
d'aria molto elevata, troppa da usare soprattutto a computer freddo in cui
avrebbe dovuto regolarsi in modo da abbassare la velocità ed invece... Ma
visto che la scheda prevede tale regolazione, perché non è avvenuta? Per
un'incompatibilità tra scheda e ventola? Forse qualcuno a questo punto si
chiederà: perché ostinarsi ad usare ventole pwm su prese a tre pin? Perché se
cambi scheda e questa ha prese pwm non devi cambiare anche le ventole ma,
soprattutto, perché se trovi una pwm con buone caratteristiche e ventole
tachimetriche con prestazioni scadenti è meglio utilizzare le pwm. Per provare
bene le ventole sarebbe interessante poterle collegare ad un alimentatore
esterno da banco stabilizzato, e fin qui non c'è problema, con a fianco un
contagiri preciso che se fosse parlante sarebbe ancora meglio. In tal modo
potremmo verificare se le variazioni di velocità sono dovute dagli ordini del
computer o se sono instabilità del componente.
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Due ventole un po' particolari
La descrizione è utile a tutti ma in modo particolare per chi, come me, non
può avvalersi delle figure.
Quando togli dalla confezione la ventola Be quiet silent wing 2 pwm da 14 cm
ti accorgi subito che ad ogni angolo manca un pezzettino. Non è rotta, è che
la puoi montare con supporti diversi che vanno incastrati proprio nel pezzettino di angolo mancante. Infatti nella confezione trovi quattro supporti in
gomma da abbinare a quattro chiodini in plastica con relativa rondella (ne
mettono cinque forse perché, nel toglierli, c'è sempre chi li rompe). Trovi
inoltre quattro supporti in plastica da abbinare con le solite quattro viti
metalliche. Ad ogni angolo della ventola va inserita la parte centrale del
supporto in gomma. Ai due estremi di quest'ultimo sembra quasi vi sia stata
fatta un'asola ma il foro che essa costituisce è troppo grande per i chiodini
in plastica e anche per le viti, servirà per essere più comodi a togliere la
ventola. In entrambe i lati, all'estremo del supporto vi è invece un forellino
un po' difficile da sentire al tatto perché si confonde con la tachettatura
della gomma. Siccome secondo me era proprio lì che andavano inseriti i chiodini ma di primo achito non sentivo il forellino, sai come ho fatto a trovarlo
con certezza? Beh, ti farà ridere ma è un metodo efficacissimo. Ho soffiato
leggermente sopra il supporto, là dove l'aria fa un altro suono vi è anche il
forellino! Una volta localizzato, è semplice appoggiare la ventola come al
solito, mettere la rondella in un chiodino e, dall'esterno del cabinet, infilarlo a pressione nel supporto della ventola. Per il momento non infilarlo
completamente, in diagonale al primo metti un altro chiodino sempre nello
stesso modo e poi gli altri due e l'ultimo lo manderai fino in fondo e successivamente manderai fino in fondo anche gli altri. Nel fare queste operazioni,
con l'altra mano dall'interno del cabinet puoi accompagnare la cosa in modo
meccanicamente adeguato. Per togliere la ventola non usare il cacciavite
perché rischi di spaccare la testa del chiodino. Dall'interno del cabine
spingi il supporto in gomma il quale essendo flessibile farà sì che tra la
testa del chiodino e la parete del cabinet si formi un piccolo spazio in cui
metterai due dita dell'altra mano che tireranno verso l'esterno il chiodino
fino a toglierlo. Nel fare questa operazione puoi aiutarti con l'altra mano
tirando questa volta il supporto verso l'interno. I supporti in plastica per
le viti metalliche vanno infilati agli angoli della ventola utilizzando la
fessura più stretta del supporto. Non basta accostarli, vanno premuti e anche
abbastanza forte fino a sentire un tic perché il supporto deve risultare ben
fisso. Personalmente ho accostato il supporto all'incastro e poi premuto
schiacciando l'angolo della ventola sul tavolo in modo adeguato. Poi avviterai
la ventola come al solito. togliere questi supporti non è proprio facile, lo
so che basta tirare verso l'esterno, ma il supporto non è poi così grosso e
con le mani non fai molta presa ed ad usare la pinza lo rovini. Comunque alla
fine ci riesci ma quando si toglie è facile che ti scappi dalle dita come è
successo a me che per fortuna poi l'ho ritrovato raspando per terra. I fili
della ventola sono racchiusi in una guaina. La rumorosità è di soli 16,4 db(a)
ed ha una velocità di 1000 rpm e una portata d'aria di 60,4 cfm. Come puoi
notare è una ventola assai silenziosa, forse un po' meno buona la portata
d'aria ma ho visto che è sufficiente e soprattutto ottimo per i cabinet che
hanno la griglia con fori stretti che producono un rumore fastidioso al passaggio di un flusso d'aria elevato. Gli ingegneri della Cooler master avevano
trovato la giusta misura dei fori nel cabinet centurion 5 dove si poteva
mettere ventole anche con una velocità ed un flusso d'aria elevato senza che
la griglia aumentasse di molto il rumore della ventola. Poi nel gladiator 600
li hanno ristretti e così quando il flusso d'aria è un po' alto come nella
ventola akasa vista nell'articolo precedente si sente un bel baccano. Be quiet
è anche una marca di alimentatori e la puoi trovare scritta con il punto
esclamativo, Be quiet! o con il trattino, Be-quiet.
La ventola dell'austriaca Noctua nf-a15 pwm ha la particolarità d'essere più
larga da un lato ed infatti misura: 140x150x25 mm. Pur essendo da 14 cm, per
montarla si usano i fori per ventole da 12 cm e si possono usare le viti
metalliche o i piloncini in gomma entrambe in dotazione. Ho provato a vedere
se era possibile inserirla in un alloggiamento in cui al massimo si possono
mettere ventole da 12 cm ma nel gladiator 600 non c'è stato verso di farcela
stare. I fili all'interno della guaina costituiscono un cavo assai corto che
riduce l'ingombro quando la sua lunghezza è sufficiente a collegarla ad una
presa fan (vedi ad esempio i cabinet assai piccoli). Ma siccome i cabinet non
sono tutti piccoli e le prese fan non sono sempre proprio a portata di mano,
in dotazione viene data anche una prolunga. Trovi poi un cavo ad y con una
presa femmina da un lato e due prese maschio dall'altro che ti permette di
collegare due ventole alla stessa presa fan della scheda madre (cosa che non
ho provato a fare). C'è poi quella che sembra essere una mini prolunga ma che
in realtà si tratta dell'adattatore l.n.a. (low noise adaptor). Naturalmente
non è un semplice cavo, all'interno vi sarà una resistenza o qualcosa del
genere che serve ad abbassare la velocità della ventola, e di conseguenza
anche il rumore, da 1200 a 900 rpm. Naturalmente si diminuisce anche la portata d'aria ma nel caso che questa sia sufficiente, e per saperlo devi fare
delle prove, porti la già buona rumorosità da 19,2 db(a) a 13,8 (quasi non la
senti). Nella descrizione del sito
www.drako.it
si parla anche dell'adattatore u.l.n.a. (ultra low noise adaptor) che riduce
ulteriormente la velocità e il rumore ma del quale poi non vi sono i dati
tecnici in relazione a questa ventola ed infatti nella confezione non c'era.
Ho provato l'adattatore l.n.a. sulla ventola Akasa vista nell'articolo precedente perché pensavo di poterne diminuire la velocità da 1300 rpm a 1000 rpm
abbassandola di 300 rpm così come avviene con la Noctua ma in realtà ho ottenuto una velocità bassissima (non l'ho misurata con il computer) e ciò sta a
significare che gli adattatori sono specifici per il tipo di ventola o quanto
meno calcolati per i circuiti di quella marca di ventole.
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Adattatore/convertitore bidirezionale startech.com pata2sata3
può stare comodamente in tasca e, a seconda di com'è collegato, converte da
ide a sata e viceversa ed è compatibile con sata3. se funzionasse in tutte le
situazioni, potrebbe essere un valido strumento soprattutto per chi si dedica
alla riparazione di computer. Immagina d'essere fuori casa e d'intervenire in
un computer con un solo controller ide a cui è collegata una periferica che
non funziona. Non avendo a portata di mano un'altra periferica ide per verificare se ad essere guasto è il controller o la periferica che vi è collegata,
potresti collegare l'adattatore ad un controller sata della stessa macchina in
modo da convertire il segnale da sata ad ide per potervi provare la periferica. Purtroppo, non fnzionando in tutte le situazioni, nel fare una prova del
genere non sai mai con certezza se a non funzionare è la periferica o se vi è
un'incompatibilità tra la periferica e l'adattatore. Tuttavia, per quanto ho
provato finora, i problemi ci sono solo quando si converte da sata ad ide e
con i lettori cd-rom ma naturalmente non ho provato tutte le periferiche del
mondo! Oltre all'adattatore, nella confezione troviamo:
- una cartina con istruzioni incomplete (prive della figura a cui fanno
riferimento, roba da matti!),
- un solo cavo sata,
- un cavo di alimentazione molex ad y che da un lato ha la spina maschio per
essere collegato ad un cavo proveniente dall'alimentatore del pc mentre
all'altro estremo troviamo una spina molex tipo floppy da collegare all'adattatore e un molex da collegare alla periferica connessa all'adattatore.
Non avendo cavi di alimentazione sata, mi viene da pensare che questo adattatore sia stato concepito nei primi anni 2000 quando i dischi sata erano dotati
di presa di alimentazione molex e sata. Pur essendo compatibile con sata3, non
raggiunge la velocità di tale modalità. Soprattutto per chi non vede le figure, dirò che un lato dell'adattatore è costituito quasi integralmente dal
connettore ide mentre sul lato opposto e con i contatti verso la tua bella
pancia da sinistra a destra vi sono i seguenti connettori e switches:
- un connettore sata per quando si converte da sata ad ide,
- Un connettore sata per quando si converte da ide a sata,
- connettore di alimentazione tipo floppy.
Dove sono gli switches? Non li trovavo e mi sono anche incavolato. Mi aspettavo dei jumper o degli switches un po' distanziati dal corpo dell'adattatore ed
invece... Dopo aver fatto guardare l'oggetto, ho notato che, soprattutto se
non ti aspetti una cosa del genere, toccando normalmente quegli switches non
si sentono ma, al contrario, li noti bene se usi un'unghia. E' la prima volta
che incontro switches così aderenti al resto dell'oggetto, la prossima volta
non mi fregano più. Gli switches sono due ognuno nell'apposita fessura, uno
sotto il primo connettore sata e l'altro sotto il secondo. Nel modo in cui
stiamo tenendo l'adattatore sono numerati al contrario, a sinistra sw2, a
destra sw1. Sempre tenendo l'adattatore con i contatti verso la tua bella
pancia, gli switches hanno due posizioni: sinistra sx, destra dx, con il
significato seguente:
- master=entrambe su sx (default),
- slave=sw2 su sx, sw1 su dx,
- cable select=entrambe su dx.
Nel collegamento da sata ad ide il manuale in inglese dice di non mettere gli
switches in un determinato modo ma non spiega come e nella cartina in dotazione non ci sono figure e nel manuale scaricato da startech.com questa illustrazione non c'è. Ma si può essere così sbadati? Comunque nel cercare di risolvere i provlemi che a volte s'incontrano da sata ad ide ho provato tutte le
combinazioni di switches senza risolvere niente e faccio notare che oltre a
quelle scritte sopra ve ne è un'altra e cioè:
sw2 su dx e sw1 su sx.
Nel convertire da ide a sata, la periferica viene vista come master, slave o
cable a seconda di come sono posizionati gli switches sull'adattatore. Un cd o
dvd-rom esegue regolarmente il boot e se da dos vogliamo assegnargli una
lettera di unità dobbiamo utilizzare un driver per controller ide, ad esempio
oakcdrom.sys, perché è sempre il controller usato nella scheda madre ad avere
la priorità anche quando la periferica finale collegata all'adattatore è sata.
Un hard disk sata III collegato in questo modo funziona anche con un vecchio
pentium III sia in dos che in windows così come sono riuscito a far funzionare
un ssd anche se quest'ultimo supporto non è previsto dalle istruzioni. In
entrambe i casi però il sata III funziona ben al di sotto delle sue normali
possibilità e ciò dipende sia dall'adattatore, che dichiaratamente non raggiunge la velocità del sata III pur essendo compatibile con questa modalità,
ma anche dal vecchio computer in uso. Come dicevo in precedenza, la conversione da sata ad ide ha invece dei problemi ma ciò nonostante sono riuscito a
collegarvi un vecchissimo hard disk del 1999, il quantum fireball da 10 giga,
utilizandolo in dos e in windows 7 (come secondo hard disk). Un masterizzatore
cd Lg fa il boot regolarmente e per quanto detto sopra non è possibile usare
oakcdrom per assegnargli una lettera in dos e quindi ho usato gcdrom.sys che
si adopera per i dischi sata ma non so se funziona con schede di marca diversa
da Gigabyte. Lo stesso masterizzatore non funziona in xp e windows 7. Un
masterizzatore dvd Lg ha funzionato qualche volta come boot e con gcdrom.sys
in dos e poi basta... vai a capire! Anche questo masterizzatore non ha mai
funzionato in windows. Collegandovi un vecchissimo lettore di cd-rom Hitachi
cdr-7730 a 4x, non apre nemmeno il cassetto quando il cavo dei dati è collegato. Sono sicuro dei difetti riportati perché ho provato due esemplari dello
stesso adattatore che, in conclusione, funziona bene da ide a sata, con gli
hard disk funziona bene anche da sata ad ide (almeno per ciò che ho provato)
ma male con i cd e dvd-rom.
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Installare Linux ubuntu 14.04.1 lts 64 bit e dintorni
Per capire integralmente questo e gli altri articoli su Linux di questo numero
è indispensabile aver letto quelli del numero 83 e magari anche quelli più
vecchi. In alternativa do per scontato che tu abbia appreso determinate informazioni da altre fonti o per tuo conto. Pur essendo adatti a chi non vede o a
chi desidera comprendere come un non vedente esegue determinate cose, in
questi articoli troverai alcune situazioni adatte a tutti. A leggerli farai
relativamente presto, a fare le prove e a cercare le informazioni in rete, che
non sempre soddisfano al 100%, ci ho messo un sacco di tempo perché non sempre
capisco tutto al primo colpo e mi capita che quando penso d'aver compreso
succede qualcosa a smentirmi e devo fare tutto da capo. Hai un'idea di quanto
tempo ci vuole?
Ho trovato e parzialmente provato tre versioni di linux ubuntu 14.04.1 lts 64
bit e quindi supportate fino al 2019. Due di queste versioni, ossia quelle
senza Gnome di default, si scaricano da:
www.ubuntu.it
e la prima che ho provato è quella della comunità che forse contiene più
programmi in italiano e che dall'andamento dell'installazione sembra installare meno programmi di terze parti ma naturalmente non ne sono sicuro perché non
li so ancora elencare,. La seconda è invece quella che chiameremo multilingue.
Per default entrambe le versioni s'installano con l'interfaccia grafica Unity
ma è possibile aggiungervi Gnome anche se ci sono problemi di accessibilità
per chi non vede come vedremo nell'apposito articolo. La terza versione ha
invece Gnome di default e si scarica da
qui
Il sito di ubuntu dice che Orca per Unity è in fase di sviluppo mentre è più
adatta per Gnome. In realtà a me sembra che la versione di Gnome nella 14.04.1
o quella che andremo ad aggiungervi sia assai poco compatibile con lo screen
reader che forse si comporta meglio con Unity ma bisogna anche vedere se le
informazioni del sito sono aggiornate. Si dice anche che la versione 14.04.1 è
stabile ma per ciò che ho provato non mi pare lo sia molto visto che a volte
s'imballa. Ma non sarà proprio Orca a farla imballare? I 64 bit non hanno reso
il sistema più veloce, anzi è diventato un po' più lento rispetto alla versione 12.04.1 a 32 bit usata nello stesso computer. L'accessibilità per chi non
vede purtroppo non è migliorata, anzi per certi aspetti che vedremo è tornata
un po' indietro. Se negli anni '90 quando è nato Linux chi si ergeva a rappresentare i non vedenti italiani si fosse preso la briga di prendere in considerazione il software libero e di collaborare, a quest'ora potremmo avere un
sistema operativo perfettamente adatto a noi e anche i programmatori terrebbero conto delle nostre esigenze ma piangere sul latte versato non serve a
niente e quindi tanto vale fare quello che si può svolgere adesso. I motivi
per cui parlo dell'installazione di questa versione di Linux nonostante l'accessibilità sia, solo per certi aspetti, tornata indietro sono questi:
- prima di provare non potevo sapere se le cose erano migliorate o peggiorate,
- per raccontarti la mia esperienza,
- per tenere la mente aperta a cose nuove e non fossilizzarsi su iphone e
computer mac che saranno anche interessanti ma non esistono solo quelli,
- perché se uno ti chiede di sostituirgli un hard disk e d'installargli Linux
è bene saperlo fare.
E' vero che nel caso di un non vedente rimarrà installata
l'accessibilità anche se il disco è per chi vede, ma se uno è un po' esperto
di Linux la potrà disattivare. Io per il momento non lo so fare ma spero di
darti informazioni utili al più presto, nel frattempo ti puoi aiutare con la
rete. Ho anche guardato il dvd della 14.10 senza installarlo e mi pare che non
ci siano grandi differenze dal punto di vista dell'accessibilità. Per l'installazione di queste tre versioni ho raggruppato alcuni passaggi senza scendere
in tutti i minimi particolari perché per molti aspetti si comportano come la
versione 12.04.1 e mi scoccia scrivere sempre le stesse cose che puoi benissimo leggere nel numero 83.
1: per la versione della comnità salta questo passaggio, per le altre due
è indispensabile eseguirlo anche solo parzialmente perché altrimenti l'accessibilità non viene caricata (vedi nota 1). All'avvio del dvd premi f2 per
scegliere la lingua, una volta freccia a destra e quattro volte freccia su ed
invio per l'italiano.
2: premi f5 per l'accessibilità, (premilo all'avvio del dvd nel caso della
versione della comunità), il 3 ed invio per la sintesi o il 4 ed invio per il terminale braille,
freccia giù ed invio per installare.
Se hai scelto il terminale
braille, quando il dvd si ferma immetti le informazioni per dire dov'è collegato e la marca. Dicono che le barre braille usb sono viste automaticamente ma
non ne ho una per provare.
3: contrariamente alla 12, al termine del caricamento abbiamo solo la
finestra dell'installazione (per lo meno lo screen reader vede solo quella).
Se hai scelto il terminale braille e vuoi fare l'installazione anche con la
sintesi e fare in modo che questa si carichi al termine dell'installazione,
premi Insert+spazio per accedere alle impostazioni di orca. Abilita la sintesi
nella scheda omonima e vai su Ok. Qui c'è un'instabilità: se parla italiano
basta così, altrimenti premi nuovamente Insert+spazio, preccia a destra e con
Tab raggiungi la casella Person dove sceglierai l'italiano che confermerai con
Ok. Non abbiamo potuto fare subito questa operazione perché quando la sintesi
è disattivata non c'è la casella Person se prima non si è dato l'Ok all'abilitazione. Per il riavvio con Gnome vedi la nota 3 al termine di questi passaggi.
4: poi, a parte quanto dirò qui sotto, in sostanza si fanno gli stessi
passaggi della versione 12.04.1 che non è il caso di ripetere anche perché sei
assistito dalla barra braille e la sintesi che non leggono proprio tutto e
tutto correttamente ma insomma... Tieni comunque presente quanto segue:
- se abiliti il software di terze parti, nella versione multilingue il
passaggio sarà particolarmente lungo, non scoraggiarti.
- là dove si sceglie come partizionare il disco c'è una casella in più:
Usa LVM con l'installazione di ubuntu
lasciala disattivata, dovrebbe servire per il raid. Contrariamente alla 12, in
questa schermata si clicca subito su Installa e quindi in quella successiva
non sarà necessario dare conferma (nella 12 lo si faceva anche con un disco
bianco).
- dal fuso orario in poi immetti i dati necessari senza aspettare dei
minuti tra una schermata e l'altra. Così facendo eviti due errori saltuari: la
barra braille, forse quando si usa solo quella, non legge la località del fuso
orario. Quando si immette il proprio nome la finestra viene persa dopo la
digitazione delle prime lettere e si deve tornare indietro di una schermata
con alt+i e ritornare a quella del nome in cui sono rimaste le prime lettere
digitate. Oltre ad essere saltuari, questi errori non si verificano se non
aspetti molto tra un passaggio e l'altro.
- se installi il sistema con la sola barra braille, tieni presente che la
pressione di Tab non ti fa leggere tutto ciò che legge la sintesi e non avrai
la percentuale dell'installazione.
Nota 1: per far accettare l'accessibilità nella versione multilingue e
quella con Gnome sarebbe bastato premere f2 ed invio lasciando la schifosa
lingua inglese di default.
Nota 2: nella versione della comunità e in quella multilingue, il login dopo
l'installazione viene fatto solo con la barra braille (si sentono comunque i
bonghi) ed è necessario inserire solo la password. Una volta che il sistema è
caricato, a volte la sintesi è caricata mentre in altri, non so perché, è
disabilitata. Per riaccenderla premi Insert+spazio per andare nelle impostazioni e fai come scritto sopra.
Nota 3: un discorso a parte va fatto per il login della versione Gnome
oppure per quando si aggiunge Gnome alle altre due versioni. All'avvio non ci
sono i bonghi e, se installata, viene caricata solo la barra braille con il
brltty che non leggerà niente perché siamo in grafica. Da non vedente hai
potuto installare il sistema avvalendoti di sintesi e braille per poi trovarti
spiazzato dal silenzio totale all'avvio... Roba da matti! Per attivare orca
premi Super+alt+s (super è il tasto windows o cm nelle tastiere mac). Non
sempre parte al primo colpo, forse sta simulando un trattore Landini del
secolo scorso... pom, pom, pom, ricordi? Comunque alla fine parte e sei sul
nome utente dai invio e digita la password. Super+alt+s fa da interruttore e
quindi se lo ripremi disattiverai la sintesi e così via. Per fortuna Orca va
attivata solo al primo avvio con Gnome, ma perché non lasciare che si avvii in
automatico quando si è installato il sistema con quella?
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Aggiornare Linux da riga di comando
Dopo aver installato una versione di Linux è possibile effettuare gli aggiornamenti dall'interfaccia grafica così come li si fa con windows e ho anche
provato lasciando tutto per default ma, a causa della poca esperienza e della
scarsa accessibilità dell'interfaccia grafica per i non vedenti, non sono
riuscito a seguire bene l'aggiornamento e quindi preferisco fare questa operazione da riga di comando. se si è nella root, per fare l'aggiornamento non è
richiesta la password e non è necessario digitare il prefisso sudo come invece
scrivono in rete. Si usa invece il prefisso/programma apt-get che viene adoperato in vari contesti del quale, per chi non sa l'inglese come me, è bene
capire il significato. Get significa prendere, ottenere. Apt è invece l'acronimo di advanced package tool (strumento avanzato per i pacchetti). Quindi
quando adoperiamo apt-get praticamente usiamo lo strumento avanzato per prendere e, a seconda del comando che segue apt-get, compiere una determinata
azione che riguarda i pacchetti. Per fare l'aggiornamento occorrono due semplici righe di comando, la prima sincronizza i file indice dei pacchetti
basandosi su informazioni che trova in internet ed utilizzando le fonti scritte nel percorso:
/etc/apt/sources.list
la seconda fa l'aggiornamento vero e proprio scaricando ed installando e, se
non ho capito male, anche aggiungendo nuovi pacchetti e va dato conferma per
proseguire. Le due righe sono:
apt-get update
apt-get dist-upgrade
Se dopo la prima riga ottieni il messaggio che verranno usati i vecchi pacchetti, significa che c'è stato un problema con il server e quindi non digitare la seconda. Non so se sia stato un caso ma questo problema l'ho riscontrato
soprattutto con la versione della comunità. Sono sicuro che riguarda il server
perché se stacchi il router e digiti apt-get update ottieni lo stesso messaggio. Se dopo la prima riga hai la scritta fatto, prosegui tranquillamente con
la seconda. Al posto di apt-get dist-upgrade, è possibile fare l'aggiornamento
con:
apt-get upgrade
che aggiorna ed installa solo i pacchetti presenti nel computer e quindi non
mette eventuali nuovi pacchetti. Erroneamente pensavo che in questo modo la
versione della distribuzione non cambiasse ma mi sbagliavo. Personalmente
preferisco dist-upgrade perché inserisce anche i pacchetti nuovi. In febbraio
2015, con le due righe scritte sopra la versione 12.04.1 diventa 12.04.5
mentre la 14.04.1 diventa 14.04.2.
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Installare Gnome in maniera semplificata, display manager e problemi di accessibilità
Nel cercare in rete i comandi per installare Gnome nella versione 14.04.1 di
ubuntu ho notato che erano più semplici rispetto a quelli che abbiamo usato
nel numero 83 per fare la stessa cosa con la 12.04.1 e quindi mi è venuta la
curiosità di provarli anche con la vecchia versione scoprendo che funzionavano perfettamente. Pur non essendo esperto di Linux, ho l'impressione che a
volte certe persone che scrivono in rete o che ne parlano si divertano a
complicare inutilmente le cose mettendo, ad esempio, parametri che sono già di
default esattamente come certi individui facevano con il dos o con windows in
cui dicevano che bisognava usare Applica prima di cliccare su Ok. A parte il
3.1 degli anni '90, senza mai aver abbandonato il dos uso correntemente windows dal 2000 e penso di non aver cliccato dieci volte su applica. Se era così
indispensabile, come ho fatto ad adoperarlo? Ma torniamo a Linux.
Nelle versioni 14 di ubuntu, e probabilmente anche in quelle precedenti, la
schermata di login è gestita dal display manager e finora ne ho incontrati di
due tipi:
- LithtDm adatto all'interfaccia grafica Unity,
- Gdm per l'interfaccia grafica Gnome.
Per installare Quest'ultima su una
versione in cui è in uso Unity bastano due semplici righe di comando o, forse,
addirittura una soltanto se abbiamo appena usato la prima riga per fare gli
aggiornamenti visti nell'articolo precedente. Comunque, dalla root digita le
righe seguenti:
apt-get update
apt-get install gnome-shell gnome-session
Naturalmente se dopo la prima riga noti che il server non risponde come abbiamo visto nell'articolo precedente non proseguire con l'installazione. in rete
dicono che se non si aggiunge gnome-session non è possibile scegliere l'interfaccia nella schermata di login. Per quanto riguarda la 12.04.1 sono sicuro
che si può omettere gnome-session perché facendo prove ho visto che si comporta allo stesso modo di quando viene digitata. Mi sembra si possa omettere
anche nella versione 14 e l'insicurezza deriva da un problema di accessibilità
che vedremo qui sotto. Comunque nell'aggiungere gnome-session non crei nessun
danno e il lavoro non si allunga. Dopo le due righe viste sopra devi dare
conferma per continuare e per la versione 12.04.1 basta così. Per la 14.04.1
della comunità oltre a confermare, dopo un po' devi nuovamente confermare con
Ok e successivamente premere freccia su ed invio per scegliere il display
manager Gdm. Nella versione multilingue dopo un po' che hai dato conferma
passi subito a scegliere il display manager con freccia su ed invio. Al riavvio la versione 12.04.1 si comporta come abbiamo visto nel numero 83 mentre la
versione 14.04.1 della comunità e la multilingue si comportano per certi
aspetti come ubunto gnome 14.04.1 ed esattamente così: non avrai i bonghi e
dovrai attivare orca con Super+Alt+s come abbiamo visto nell'articolo dedicato
all'installazione. Sei sul nome utente e puoi dare invio. Oltre alla possibilità di digitare la password, qui ci sarebbe un menu in cui cambiare l'interfaccia, sì, ma come si fa ad accedervi? Con orca non ci riesco ed ho chiesto
anche ad una lista di persone normodotate per sapere come fanno loro e se
funziona ma non ho ottenuto niente. Il risultato è che immetendo la password
si caricherà ancora Unity. Per tanto ho provato un po' l'attuale Gnome solo
con la versione 14.04.1 che la contempla di default e la prima impressione è
stata quella di una scarsissima accessibilità tanto che mi sto chiedendo se
per caso non sto scivolando in una buccia di banana e magari c'è un altro modo
d'adoperarla... Se hai la possibilità di fare prove e magari d'avere qualcuno
che ti guarda lo schermo, fammi sapere.
L'avvio della versione con Gnome di
default si comporta come scritto sopra. Arrivi in quella che penso sia la
"scrivania" dove non c'è niente e, chissà perché, non si può nemmeno accedere
alle impostazioni di Orca. Come al solito con alt+f1 si va alla visualizzazione delle varie applicazioni ma per default non è selezionato niente e le
frecce non hanno alcun effetto. La sintesi dice solo finestra mentre la barra
braille scrive:
gnome-shell applicazione finestra
Premendo una lettera si va ad un'applicazione o a un gruppo di applicazioni
che non iniziano necessariamente con quella lettera e non ho ancora capito
esattamente che logica viene adottata. Con le frecce destra e sinistra e con
Tab vai sulle applicazioni che vi sono intorno, con esc torni al punto di
partenza e con un'altra lettera vai ad un altro gruppo di applicazioni e
sempre così. Possibile non vi sia il modo di adoperare semplicemente le frecce
e tab? Per andare alle impostazioni di Orca, una volta premuto Alt+f1 si preme
Insert+spazio, apparentemente non succede niente e bisogna premere Esc oppure
la barra del tastierino numerico per vocalizzare la finestra delle impostazioni. Se una volta premuto alt+f1 premi esc, la barra braille non cambia le
scritte ma premendo le lettere non vai da nessuna parte e per ripristinare la
situazione devi premere ancora alt+f1. Come al solito è possibile premere
alt+f2 per digitare un comando, ad esempio Firefox con il quale sono riuscito
a collegarmi al sito del Cavazza, quello che uso per testare la connessione
perché se non funziona in quel sito semplice non funziona da nessuna altra
parte, ma ci ho ancora capito poco. Se premi il bloccamaiuscole questo rimarrà
attivo anche se lo ripremi e per disattivarlo dovrai andare su un programma o
alla riga di comando. Nelle impostazioni è possibile associare unsuono alla
pressione del bloccomaiuscole e altri tasti, peccato che si adoperi lo stesso
suono sia quando le maiuscole vengono attivate che disattivate.
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installare Linux a fianco di windows 7
Con la capienza dei dischi attuali e la comodità di non dover cambiare continuamente disco per passare da un sistema all'altro, in caso di necessità è
comodo avere due sistemi operativi nello stesso hard disk come ad esempio
Linux e windows 7. Il rovescio della medaglia è una certa difficoltà di gestione da parte di chi non vede come vedremo in seguito. Visto che la versione
14.04.1 di Linux ubuntu non è il massimo dell'accessibilità, ho provato questo
tipo di configurazione tornando alla 12.04.1, supportata comunque fino al
2017, che mi dà la possibilità di usare anche Gnome classic e di passare da
un'interfaccia all'altra senza problemi di accessibilità. Le prove d'installazione a fianco di windows le ho svolte senza che quest'ultimo avesse la piccola partizione di boot che a me rompe solamente. A parte quanto dirò di seguito, l'installazione si esegue come abbiamo visto nel numero 83. là dove si
sceglie come partizionare il disco ci sono tre opzioni:
- installa ubuntu a fianco di windows 7 (default),
- sostituire windows,
- altro (per effettuare le partizioni manualmente).
Ho lasciato il default e cioè la prima opzione. Nella schermata successiva
sembra si possano cambiare le dimensioni delle partizioni ma con orca non mi
riesce di farlo e non sono nemmeno sicuro che si possa fare e quindi anche qui
ho lasciato il default. La schermata successiva chiede conferma alle modifiche
del disco e poi l'installazione prosegue come visto in passato. Se il disco ha
più partizioni, per farsi spazio Linux ridimensionerà solo quella in cui è
installato windows 7. Quando il disco contiene solo la partizione con windows
7, provato con un hard disk da 500 gb, il 51% rimane a windows mentre il
restante 49% viene occupato da una partizione estesa in cui il 48% sarà riempito dalla partizione principale di Linux nel formato ext4 e il rimanente 1%
dalla partizione di swap. Per tanto Linux non partirà da una partizione primaria ma da una logica in ext4 anche se sarà lui a partire per default una volta
che è stato installato. Per far partire windows chi vede non ha nessuna difficoltà, semplicemente non preme niente se vuole caricare Linux mentre seleziona
windows quando appare il menu di boot. Per chi non vede nemmeno i cambiamenti
che avvengono su schermo, (a volte non serve proprio leggerlo, basta vedere
che qualcosa cambia), la cosa è più difficile soprattutto se sei in un computer moderno senza floppy e magari su un portatile privo del beep di ok. A
complicare ulteriormente le cose c'è anche il fatto che il menu di boot non è
più stampabile tramite la stampante braille (e nemmeno con una parallela in
nero) come invece avveniva con ubuntu 7.04 o 7.10 ed xp. Dopo aver fatto
diversi tentativi che non descrivo perché sono i soliti che si fanno quando
non è possibile leggere lo schermo, ho capito come funziona e personalmente mi
regolo così: accendo il computer e dopo il beep di ok attendo un po' fino a
quando si muove il floppy che nella sequenza di boot ho messo per primo e dopo
un pochino, aiutato anche da un piccolo rumore dell'hard disk e dalla ventola
del processore che cambia leggermente di tonalità, premo cinque volte freccia
giù ed invio ed attendo il suono di windows. Il menu non è circolare perché
premendo sei o sette volte freccia giù parte sempre windows. Per far partire
Linux invece mi basta accendere il computer ed aspettare ma posso accorciare i
tempi di 10 o 15 secondi se dopo qualche attimo dal movimento del floppy premo
invio. Praticamente accorcio il tempo in cui sullo schermo c'è il menu di boot
per scegliere con quale sistema partire. Per chi non ha il beep ed il floppy,
una soluzione potrebbe essere quella di farsi guardare lo schermo per una
volta cronometrando il tempo esistente tra l'accensione del pc ed il momento
in cui è ora di scegliere con quale sistema partire. Lo so, è macchinoso ma...
La cosa sarebbe molto più semplice se il menu di boot fosse dotato di beep, un
gioco da ragazzi per un programmatore al quale non sono mai venuti in mente e
a cui nessuno magari ha segnalato l'esigenza. Usando Image for dos 2.90 per il
backup di un disco con Windows 7 e linux mi capita questo: quando il disco
contiene solo la partizione primaria con Windows (senza la piccola partizione
di boot) e, all'interno dell'estesa, le due logiche con la partizione principale di linux e quella di swap tutto va bene. Al contrario, se oltre a quelle
citate vi è nel disco una logica in fat32 e un'ulteriore primaria in ntfs,
Image for dos dà problemi nell'elenco delle partizioni ma basta premere invio
selezionando Ok per farle apparire tutte e poterle selezionare. Succede la
stessa cosa anche in fase di ripristino e finora non ne conosco il motivo.
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Rettifiche al numero 89 su Image for dos
Allineamento partizioni
Nell'articolo dedicato alle osservazioni pratiche sul'allineamento delle
partizioni del numero 89 dicevo che per default Image for dos non allinea una
partizione quando il ripristino di un backup viene fatto su un disco bianco e
che per forzarlo bisogna attivare l'opzione
Align at 2KiB
in Global settings. Lavorando ho notato che non è vero o comunque non è sempre
vero perché ormai più di una volta ho ripristinato un'immagine su un disco
bianco trovando la partizione allineata senza che in Global settings fosse
attiva l'opzione scritta sopra. Tenendo presente che le istruzioni sono in
inglese e che non vado d'accordo con questa lingua e che il programma potrebbe
avere anche qualche bug che lo fa comportare saltuariamente in un determinato
modo, le cose dovrebbero essere così:
Align at 2KiB
serve a forzare l'allineamento di una partizione quando il ripristino viene fatto su un disco bianco e
l'immagine da cui si prelevano i dati contiene una partizione non allineata.
Ripristinare una partizione tramite un'immagine proveniente da una partizione
più grande di quella attuale
Mettendo Linux a fianco di Windows 7 viene ridimensionata la partizione in cui
risiede quest'ultimo e quindi, secondo le prove fatte l'estate scorsa, non
sarebbe stato possibile fare il ripristino dell'attuale partizione con l'immagine di Windows fatta prima dell'installazione di Linux perché proveniente da
una partizione più capiente. L'estate scorsa la cosa si verificava con una
partizione in cui vi erano pochi dati, quindi guardava alla capacità della
partizione e non alla quantità di dati da ripristinare (vedi prove con ssd). E
tuttavia in questo caso la cosa non si è verificata. Probabilmente succede
solo quando la differenza tra le due partizioni supera un determinato numero o
qualcosa del genere... tutto da approfondire.
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Manipolare l'mbr con Fdisk di freedos
Introduzione
Nell'effettuare esperimenti e riparazioni, a volte è necessario cancellare o
ripristinare l'mbr di un disco (il master boot record). Gdisk presente in
Norton Ghost 2003, ma penso anche le versioni successive, si limita a cancellare tutte le partizioni ma non l'mbr ed è per questo che diversi anni fa non
riuscivo a ripristinare un'immagine di windows in un disco in cui in precedenza avevo installato linux se non dopo aver usato l'opzione non documentata
/mbr di Fdisk di Microsoft. In pratica tale opzione andava a sovrascrivere
l'mbr di Linux inserendoci quello di windows. Oltre ad essere più completo,
Fdisk di freedos non ha i segreti di pulcinella di Microsoft e tutte le opzioni sono documentate anche se purtroppo in inglese stramaledetto (nonostante
sia free, qui in Italia nessuno si è preso la briga di tradurre il programma).
Puoi adoperare questo fdisk anche con chiavette e porte usb 3.0. Ecco la
traduzione fatta alla buona con qualche commento ed esempio delle opzioni di
Fdisk di freedos che m'interessavano in questo periodo e cioè quelle per
manipolare l'mbr e poco altro. Fai attenzione che non chiede conferma prima di
eseguire un comando e che quando funziona non dà nessun messaggio.
Traduzione parziale ed osservazioni
Fdisk di freedos può emulare varie versioni dos dello stesso programma, dalla
4 fino a quella di windows 98, o funzionare come Fdisk di freedos a seconda di
com'è settato il file fdisk.ini. Per default funziona come Fdisk di windows 98
e per farlo funzionare come freedos bisogna modificare la riga del file
fdisk.ini da:
version W98
in
version FD
in tal modo le solite quattro opzioni presenti quando si lancia fdisk diventano cinque con la possibilità di cambiare l'hard disk corrente. Fai attenzione
che una buona parte di fdisk.ini è costituita da righe che cominciano con il
punto e virgola perché sono righe di spiegazioni ed esempi.
Opzioni da riga di comando che in presenza di un solo disco non necessitano l'immissione del numero:
/mbr scrive mbr standard (probabilmente quello di win98, verificare).
/bmbr scrive mbr facile (BootEasy) non so quando va usato e per adoperarlo bisogna modificare fdisk.ini (vedi spiegazioni al suo interno).
/smbr salva l'mbr attuale nel file boot.mbr, (pochi k che stanno in un
floppy anche se abbastanza pieno). Per salvare boot di sistemi operativi
diversi, rinomina i file ad esempio con linux.mbr, winxp.mbr eccetera ricordandoti di rinominare il file che ti serve in boot.mbr quando desideri fare il
ripristino dell'mbr.
/ambr ripristina l'mbr prelevando i dati dal file boot.mbr.
/rmbr rimuove l'mbr, (l'mbr non sarà più funzionante ma ho dei dubbi che
venga rimosso completamente per quanto scritto nella nota al termine).
/status dà lo stato dei dischi collegati.
/info quando questa opzione non è preceduta da nessun numero dà informazioni sul primo disco. Immettendo un numero di disco prima di /info, si ottengono le informazioni del disco specificato e la numerazione dei dischi parte
da 1.
/dump dà informazioni su tutti gli hard disk, da 1 a 8, mettendo le
intestazioni anche di quelli non collegati. Per tanto le scritte non entrano
in una sola schermata e quindi per chi vede o usa la barra braille o per chi
le vuole rileggere con la sintesi è indispensabile ridirigere l'output in un
file come segue:
fdisk /dump >pippo.txt
che poi potrà essere letto con un editor di testo.
Le seguenti opzioni necessitano del numero del disco anche quando ve ne è
uno solo e gli hard disk si contano da 1:
fdisk 1 /ClearAll rimuove tutte le partizioni e l'mbr (non sono necessarie le maiuscole che ho inserito solo per capire meglio il comando).
fdisk 1 /clear elimina tutte le partizioni senza togliere l'mbr.
Nota all'opzione /rmbr: per comodità immagina d'avere un computer con il
floppy in modo da sentirne meglio il rumore. Se in fase di avvio il drive per
floppy, il lettore cd/dvd-rom sono vuoti e il disco è completamente bianco,
ovviamente non si avvierà da nessuna parte e se premi invio, e forse anche
qualsiasi tasto, non lo ricordo mai, la sequenza di boot ricomincia e te ne
accorgi chiaramente perché il drive per floppy si muove. Rimuovendo l'mbr
dell'hard disk con /rmbr l'hard disk non si avvia più ma la sequenza di boot
non ricomincia e la cosa mi pare strana perché questo dovrebbe avvenire quando
in un disco sono state tolte solo le partizioni ma non il boot.
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Manipolare l'mbr con il programma omonimo di Terabyte
Mbr è uno dei programmi gratuiti di Terabyte scaricabile, insieme ad altri,
da:
www.terabyteunlimited.com/downloads-free-software.htm
Lo zip contiene tre eseguibili ognuno funzionante in ambiente diverso: dos a
16 bit, windows (praticamente prompt dei comandi) e linux (da riga di
comando), che fanno le stesse funzioni con lo stesso modo e la stessa impaginazione. Per avere l'hel basta lanciare il programma tenendo conto che in
Linux, e non so se si possa fare diversamente perché non sono per nulla esperto di questo sistema, il comando mbr deve essere preceduto dal percorso in cui
si trova il file anche se sei all'interno della directory in cui è presente.
Da notare inoltre che l'eseguibile Linux è privo di estensione, evidentemente
in questo sistema si determina se un file è eseguibile o meno a seconda del
contenuto e non dalle ultime tre lettere del nome. Per compiere un'azione con
mbr bisogna dare il numero del disco anche quando ve ne è uno solo e la numerazione parte da 0. Purtroppo non è possibile salvare l'mbr attuale ma in compenso si può installare l'mbr di windows 7, peccato che non faccia altrettanto
con Linux nemmeno quando lo lanci con tale sistema. Finora ho usato solo le
due opzioni che seguono:
mbr 0 /zero cancella tutte le partizioni e l'mbr del primo hard disk
(attenzione che non chiede conferma).
mbr 0 /del cancella tutte le partizioni del primo disco ma non l'mbr
(non chiede conferma).
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Usare Linux da chiavetta e il programma Rufus
Per sapere se il tuo computer supporta l'avvio da chiavetta, come fare per
eseguirlo e regolarlo nella sequenza di boot o come usarlo solo per la sessione di lavoro corrente devi far riferimento alle istruzioni della scheda madre
o del portatile perché ogni bios e ogni uefi (il programma che attualmente
sostituisce il bios) sono un caso a parte. Esistono tanti programmi per creare
chiavette avviabili, alcuni possono fare un solo tipo di chiavetta avviabile
mentre altri non sono accessibili a chi non vede. Il programma Rufus che
useremo non solo è in grado di fare più tipi di chiavette ma è anche in italiano, portable e abbastanza accessibile a chi non vede (si usa spesso il
cursore jaws ma non si può avere tutto dalla vita) e si scarica da:
L'ideale sarebbe quello di poter fare una chiavetta Linux personalizzata con
all'interno i programmi che vogliamo e che si avvii automaticamente come
desideriamo ma per il momento non lo so fare e quindi ci accontentiamo di
mettere un'imagine iso standard di linux, ad esempio ubuntu 12, da usare in
maniera live al posto del cd. I vantaggi sono quelli di non dover consumare un
cd o dvd solo per provare linux e una maggiore velocità del programma (oggi le
porte usb e le chiavette sono veloci). Gli svantaggi sono solo per chi non
vede visto che può essere difficile intervenire nel bios per cambiare, se
necessario, la sequenza di boot e perché non ci si può avvalere del rumore del
cd/dvd in fase di avvio quando la barra braille o la sintesi non sono caricate.
Per creare una chiavetta avviabile con linux fai così:
1: metti il programma rufus e l'immagine iso di linux che ti piace in una
cartella vuota (potresti mettere le due cose in cartelle separate ma così è
più semplice).
2: in una porta usb inserisci una chiavetta vuota. Se l'hai adoperata per
altri esperimenti e l'hai cancellata, ricordati che non deve essere completamente "bianca" ma deve avere almeno la partizione principale.
3: lancia il programma Rufus (non ti metto il nome del file perché tanto è
in continua evoluzione e non so come sarà quando lo preleverai). Leggendo lo
schermo, chi non vede lo dovrà fare in cursore jaws o con la barra braille,
noti che per default è selezionata una chiavetta con freedos che in questo
caso non ci serve.
4: naturalmente chi vede per le operazioni seguenti continuerà ad usare il
mouse, chi non vede farà così. Da cursore jaws cliccherai sul simbolo Scorri
giù che trovi accanto alla scritta
Crea disco avviabile con Freedos
Così facendo, sotto a questa scritta appaiono le altre selezioni e cliccherai
su immagine iso.
5: Torna in cursore pc e premi spazio per aprire il box in cui selezionare
il file. Per default Rufus lo cerca nella cartella in cui si trova e quindi lo
selezionerai come al solito con Tab e le frecce e poi cliccherai su Apri.
6: clicca su Avvia e dopo l'avvertimento che i dati nella chiavetta saranno
cancellati clicca su Ok. Non ti rimane che attendere il termine dell'operazione la cui durata dipende dal computer e dalla chiavetta in uso.
Adesso hai una chiavetta che rispecchia pari pari il cd o dvd di linux. A
titolo di esempio, ecco come faccio io per avviarla senza cambiare la sequenza
di boot: Dopo aver inserito la chiavetta nella porta usb avvio il pc e in fase
di boot premo ripetutamente f12 per entrare nel menu omonimo dove scelgo la
nona opzione tramite le frecce ed invio che è usb-hdd (disco esterno usb). Poi
proseguo con i comandi che si darebbero usando il cd/dvd e qui c'è il problema
di non poter sentire il rumore del disco. Se come accessibilità scegli la
barra braille, non sai mai quando è l'ora di dargli i comandi per dirgli dov'è
collegata. Chi ha una barra braille usb potrebbe fare una prova per vedere se
la prende senza dare comandi. Tuttavia se avessero messo un semplice beep da
far emettere all'altoparlantino del pc per segnalare il momento in cui si
devono digitare, non ci sarebbe alcun problema e non dovrei attendere più del
necessario in modo da essere sicuro che è arrivato il momento di digitarli.
Una soluzione può essere quella di farti guardare lo schermo cronometrando
quanto tempo ci vuole per arrivare al momento in cui dare i comandi e successivamente agire di conseguenza.
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Fili e clips per portatestina giradischi
Parlare di giradischi nel 2015 quando in rete si trova tutta o quasi tutta la
musica e basta una sd per contenerne un sacco è certamente anacronistico e
abbastanza fuori luogo. E tuttavia non lo è del tutto visto che c'è ancora chi
ha la passione per questo apparecchio e chi, anche tra gli esperti, dal punto
di vista sonoro lo preferisce al cd. Personalmente non rinuncerei mai alla
praticità dei cd e degli altri supporti per il vinile che per il normale
ascolto della musica ho abbandonato da più di dieci anni. Dal punto di vista
sonoro le cose sono un po' più complicate e, non essendo questo lo scopo
dell'articolo, non le approfondisco perché ci sarebbe da scrivere un romanzo
su testine, giradischi, amplificatori e casse. In linea generale dico solo che
spesso le registrazioni su cd risultano più "piatte" ed in modo particolare la
musica leggera, tutta allo stesso volume dall'inizio alla fine anche quando vi
sono pochi strumenti e si canta piano. Ma questa non è una particolarità del
cd, o comunque non è solo quella, visto che mettendo su tale supporto un
vecchio vinile non noto l'appiattimento scritto sopra e ho constatato che
questa non è solo la mia impressione. Evidentemente è nella preparazione delle
tracce che costituiscono il cd che avviene l'appiattimento. Il motivo dell'articolo però è questo: nel cercare musica in rete, capita di trovare dei vecchi
brani che tuttavia non ti danno la stessa emozione d'ascolto che avevi in
passato anche quando si tratta della stessa edizione e la differenza sta nel
suono. Innanzitutto bisogna vedere che testina per giradischi è stata usata
per campionare il vinile e poi quali e quanti filtri sono stati adoperati per
ridurne il fruscio e i clips del vinile. In certi casi questi filtri sono
molto efficaci dal punto di vista del rumore ma maggiore è il loro uso e
maggiore sarà la perdita di qualità sonora rispetto al vinile e lo noti soprattutto nei suoni deboli e nei diminuendo e crescendo. E' per questo che, se
ce l'hai, ti viene la voglia di campionare il tuo vecchio vinile facendolo in
base alle tue esigenze. Personalmente non ho mai usato filtri ed equalizzazioni particolari, al limite, se serve, le farò in una copia del file. Ma quando
vai a campionare il vinile, magari ti trovi senza testina per giradischi e
devi montarne una e qui veniamo al nocciolo dell'articolo con cose che ho
scoperto solo alla fine dell'anno scorso. Come sai, la testina di un giradischi viene montata su un portatestina, chiamato anche shell, e ve ne sono di
più tipi e qui mi riferisco a quello forse più comune nell'ambito hi fi e cioè
quello che in un negozio ebay chiamano portatestina con attacco sme eia. Per
intenderci, è quel tipo di portatestina che va infilato nel braccio del giradischi ed avvitato con l'apposita ghiera presente nel braccio stesso. Un
portatestina in alluminio non si rompe mai, quelli che invece si possono
rompere sono i quattro fili che lo collegano alla testina ed in modo particolare là dove il filo s'innesta nella clips ma finora ho notato questo problema
solo con fili particolarmente sottili, quelli che ho adoperato fino all'anno
scorso senza sapere che ne esistevano di più grossi e robusti. Pur toccando
con estrema delicatezza, è più facile che i fili assai sottili si rompano
quando a collegarli è un non vedente e questo per due motivi: per inserirli
nella testina deve toccare un po' più degli altri e, non vedendo i colori,
deve toccare il cavo per sapere da quale pin del portatestina proviene in modo
da metterlo nel pin corrispondente della testina. Purtroppo non ho la misura
dei fili sottili, quelli più grossi hanno le clips da 1,2 mm adatti alla
misura dei pin della testina. Su ebay trovi portatestine con fili di queste
dimensioni e anche solo i fili di ricambio. Al di là della convenienza o meno
d'acquistare solo quelli, ti faccio notare che se hai un portatestina con fili
molto sottili quelli con le clips da 1,2 mm sono troppo grossi per i pin del
portatestina ed avrai un contatto lasco che non è certo adatto all'audio. Ti
chiederai come mai i fili sottili vanno bene sulla testina e anche sul portatestina che ha pin più sottili di essa: semplicemente perché nel collegarli
alla testina le clips si allargano mentre nei portatestina con fili grossi i
pin sono gli stessi della testina (o comunque quasi identici, non ho usato il
calibro che non ho). Conclusione: se hai un portatestina con fili rotti, ti
conviene prendere un portatestina con fili/clips da 1,2 mm e, se proprio, un
kit con fili di ricambio.
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