torna agli archivi del 2007
vai all'archivio generale
Home
Piccolo contributo all'autenticità; con il desiderio che siano sempre più le persone capaci di dire ciò che pensano. Il Centro elettronica e musica sperimentale non si assume alcuna responsabilità di danni a cose o persone derivanti dall'uso di questa pagina; "Fuori serie" non è una rivista, sono esperienze e considerazioni di chi desidera l'emancipazione delle persone.
Se troverai degli errori non lamentarti più di tanto, cerca semplicemente di non farli.
Indice
Come Costruire un cd di Jaws che cominci ad installarsi automaticamente
Accontento il mio amico "io voglio tutto" che inizialmente mi aveva chiesto
due righe per ciò che segue; poi abbiamo pensato di mettere la cosa in Fuori
serie anche se sono convinto che serva soprattutto a chi è pigro perché,
volendo, si può arrivare facilmente da soli a quanto scritto di seguito. Il
file di jaws che hai scaricato da internet è un eseguibile compresso. Invece
di eseguirlo, dal menu di contesto estrai i file che si trovano al suo interno
mettendoli in una cartella vuota. per fare questa operazione bisogna che nel
computer sia presente winrar o qualsiasi altro scompattatore come ad esempio
winzip. Ho qualche problema con la versione 7.10 di jaws ma forse dipende dal
fatto che nel computer ho una vecchia versione di winrar. Nella cartella in
cui abbiamo scompattato il file, la versione 6.20 di jaws mette la sottocartella disk1 con all'interno gli altri file. Sono questi che dovrai masterizzare in radice del cd assieme ad autorun.inf che come vedi non c'è e che costruiamo appositamente perché serve a far partire automaticamente il cd. Apri
blocco note e digita le righe seguenti:
[autorun]
open=setup.exe
salva il file nella cartella disk1 dando il nome autorun.inf e scegliendo
tutti i file nella casella salva come. Possiamo variare la seconda riga di
autorun.inf a seconda del programma che vogliamo eseguire automaticamente
includendo anche eventuali opzioni. Puoi anche prendere un autorun.inf da
qualsiasi cd modificandolo se necessario.
torna all'indice
File pdf, approfondimento
Come già visto, i file pdf offrono una vasta serie di problemi all'accessibilità. Assieme al libro "Mettere a punto windows xp" c'è un cd
che oltre a vari programmi contiene anche il testo in inglese. Per correggere
la versione italiana del libro che sto acquisendo con lo scanner dal volume
cartaceo, a volte mi avvalgo del pdf in inglese per essere sicuro della correzione che sto facendo là dove le cose non sono intuibili al cento per cento.
Oltre al fatto che quando apro il file pdf jaws mi dice che è vuoto o che
potrebbe avere la struttura errata anche se poi, cambiando pagina, lo legge
correttamente, ho notato che il segno di uguale (=) viene visualizato a volte
con il carattere ascii 3 e in altri casi con il 2. Anche il segno più (+)
viene mostrato con il codice 2. Se usi solo la sintesi, jaws 6.20 considera
questi codici come uno spazio a meno che tu non attivi lo spelling per carattere con insert+5 del tastierino numerico premuto in rapida successione per
tre volte. La barra braille emette un segno che non ha nulla a che vedere con
l'uguale e con il più. Probabilmente, se ci fossero, verrebbero visualizzati
malamente anche altri codici perché penso si tratti di un problema di codifica. Il file sembra un html messo in pdf visto che jaws attiva il cursore
virtuale e che se inserisco il cursore pc non leggo più niente. Sto usando la
versione 6.1 di adobe ma con molta probabilità le cose non migliorerebbero con
la 7 visto che il file è del 2004 quando adobe 7 non era ancora nato per
rompere le scatole.
torna all'indice
Ghost 2003, approfondimento
Mi sono sempre dimenticato di scrivere che il file bat
pubblicato nel numero 43 ha un parametro in più. Non ha senso infatti usare
-batch e -fx. Io ho tolto quest'ultimo. Attenzione però a mettere il parametro
-batch prima di clone perché altrimenti ci sono problemi nel file salva.bat.
torna all'indice
Notex40 e l'assurda esclusiva dei negozi per ciechi
Nel numero 59
facevo notare che per far funzionare in windows la barra braille in oggetto
occorre il firmware 9.30. Un giorno mi telefona Mario Titta di Torino dicendomi che voleva acquistare il firmware in oggetto ma che il Cavazza non glielo
invia per paura che, nel compiere la sostituzione, la barra si rompa. Resto
interdetto e anche abbastanza incredulo visto che dal Cavazza spesso è possibile avere le cose senza tante storie. E poi cosa gliene frega a loro se uno
rompe la propria barra braille? In fin dei conti dovrebbero essere quasi
contenti visto che, per aggiustarla, quasi sicuramente il cieco tornerà da
loro. Tralascio le varie battute e un bel giorno sprono Mario a scrivere a
ordini@cavazza.it perché speravo che se ne fregassero e che alla fine gli
inviassero quanto richiesto. Ma non sarà così. Per telefono mi ha fatto sentire l'email di risposta che diceva di rivolgersi a loro per modificare la barra
braille. Morale:
1: i ciechi non sono liberi di acquistare i pezzi e di farsi
le riparazioni.
2: si pretende l'esclusiva di un apparecchio ormai in disuso.
3: quanti notex40 avranno riparato in quest'ultimo anno?
4: se era un problema
di prezzo, anche se non sarebbe giusto, lo potevano alzare includendo anche la
manodopera che sarebbe stata necessaria al lavoro. Tanto quel firmware lo si
trova solo lì ed allora...
Nota del 2015: per maggiore chiarezza aggiungo che per aggiornare il firmware del notex40 bisogna sostituire delle eprom, operazione un po' delicata ma non impossibile per chi non vede. E d'altra parte, se uno non se la sente di sostituirle da solo, perché non può avere i pezzi e farseli inserire da un tecnico o da un amico?
torna all'indice
Socket per processore Intel con 775 pin
Visto che era guasta, un amico
mi ha dato la scheda madre Asus p5gpl-x se da visionare che monta il socket
775 per il processore, un po' diverso rispetto al 478 descritto nel numero 39.
Tenendo la scheda come al solito con le prese esterne verso sinistra, il
socket per il processore si trova verso l'alto e lo zif, che in questo caso
assomiglia ad un gancio, quando è chiuso si trova in orizontale e non in
verticale com'era nella scheda descritta nel numero 39. Si alza la parte
sinistra dello zif, ma come abbiamo visto in un vecchio numero, quando è
abbassato la direzione dello zif non è determinante per l'installazione del
processore. Dopo aver alzato lo zif, per installare il processore bisogna
alzare dalla parte opposta una cornice che resterà comunque attaccata alla
scheda. Adesso possiamo toccare tutti i contatti maschio del socket, tanti
spilli sottilissimi e fitti. Praticamente si tratta dell'inverso rispetto al
vecchio socket 478 che aveva i contatti femmina mentre il processore aveva i
pin. Non ho mai avuto tra le mani un processore per socket 775; mi dicono, (e
quindi da prendere con beneficio d'inventario), che sia perfettamente liscio e
quindi i pin del socket verrebbero solo apoggiati e non incastrati. Anche
l'installazione della ventola è diversa rispetto a quella descritta nel numero
39. Non avendone una, l'unica cosa che posso intuire è che va incastrata a
pressione sui quattro fori posti attorno al socket, non ci sono supporti in
plastica come in quella per il socket per processori Intel con 478 pin.
Nota del 2015: dato che il procedimento è lo stesso, per maggiori informazioni puoi leggere Come installare un processore Intel nel socket lga1156 nel numero 76 di Fuori serie.
torna all'indice
Registratori digitali: notizie in generale, un accenno sul modello Zoom h4 e prime prove con l'Edirol r-09
www.strumentimusicali.net
è un bel sito da visitare per conoscere vari tipi di
strumenti e, tra questi, anche i registratori digitali. Tuttavia, per chi non
vede, visitare un sito non basta; puoi leggere le caratteristiche tecniche di
un apparecchio ma non puoi renderti conto se questo sarà utilizzabile da un
non vedente. Anche se ti fai guardare la foto, la cosa non cambia di molto.
Magari ti potranno dire che ci sono tasti piccoli o cose del genere ma non ti potranno
dire se i menu sono di tipo circolare o meno. Oggi però poter toccare un
qualcosa diventa sempre più difficile. I negozi, anche quelli grandi, spesso
ti forniscono l'apparecchio solo su ordinazione e quando l'hai ordinato è
ovvio che tu lo debba comprare. Tralascio la cronaca di tutte le telefonate,
le notizie sconnesse o sbagliate e tutte le ricerche in internet che ho fatto
per trovare un negozio dove poter toccare con mano qualche oggetto ma ti
assicuro che sono state davvero molte, da gennaio a marzo, roba da matti! In
modo particolare a me interessavano quei registratori che memorizzano le
informazioni su una schedina e non su disco fisso. Così facendo, quando si fa
uso dei microfoni incorporati nell'apparecchio, non si avverte il rumore della
meccanica del disco che, per quanto silenzioso, è sempre presente visto che i
microfoni e il disco sono appoggiati sullo stesso contenitore. E' come appoggiare un orecchio ad un computer portatile. Un amico mi aveva segnalato il
modello r-09 dell'Edirol ma nel cercarlo, un negoziante mi ha detto che esiste
anche il registratore Zoom h4 con più funzioni e dal prezzo più contenuto.
Quando ti dicono una cosa del genere io resto sempre perplesso. Non penso che
le case costruttrici possano fare della beneficenza e in linea generale, salvo
le dovute eccezioni, quando una cosa costa meno significa che le prestazioni
sono più scadenti. Un giorno di febbraio sono andato in un grande negozio a
mestrino non lontano da Padova dove purtroppo era disponibile solo il registratore Zoom h4 mentre l'Edirol r-09 bisognava ordinarlo. Dico subito che non
ho potuto sentire il suono dell'h4, penso però che sia buono visto che può
registrare anche in wav a 24 bit. La prima delusione però è arrivata quando
abbiamo scoperto che l'h4 ha i menu circolari e quindi non adatti all'uso di
chi non vede. Tuttavia, non è detto che non si riesca a fare qualcosa con
questo apparecchio. Ad esempio, bisognerebbe verificare se i menu più importanti partono sempre dallo stesso punto o meno. Certo, in tal caso le operazioni di settaggio sarebbero un po' più macchinose perché bisognerebbe spegnere l'h4 e poi riaccenderlo per rifare i settaggi quando ci si perde nella
navigazione dei menu, ma piuttosto di niente... Ma per queste cose bisognerebbe avere a casa l'apparecchio e magari andare in negozio in una giornata in
cui si ha meno sonno di quello che avevo quel giorno. Mi capita di soffrire
d'insonnia e la notte precedente è stata una di quelle in cui non ho dormito.
C'è chi ha sempre la mogliettina che lo accompagna e lo accudisce a tutte le
ore e che la sveglia in piena notte solo perché il computer si è imballato. Io
non ho la moglie e quindi non posso permettermi di rinviare un appuntamento
se non ho dormito perché prima d'avere ancora l'opportunità di essere accompagnato da qualche
parte passa un bel po' di tempo.
Nota importante: anche se avessi la moglie,
non mi permetterei mai di svegliarla solo perché il computer si è imballato;
ci sono non vedenti estremamente viziati ed egoisti. Il bello, ma sarebbe
meglio dire il brutto, è che quel non vedente è scontento della moglie. Io
invece dico che non so proprio come faccia a sopportarlo. Oltretutto, se uno
ti sveglia in piena notte con la faccia disperata, vai a pensare che sia
successo qualcosa di grave e non pensi certo ad un computer imballato per il
quale basta premere il pulsante di spegnimento o staccare la spina! Cara
signora L.: la prossima volta che tuo marito orbo ti fa un tiro del genere,
dagli due sonori ceffoni, uno per lo spavento che ti sei presa, l'altro per
quello che la madre si è dimenticata di dargli quando era piccolo. Di solito
sono contro la violenza ma...
Torniamo allo Zoom h4. Il cambiamento del bitrate per
la registrazione in mp3 e la modalità wave si selezionano attraverso dei
tastini e la cosa è molto comoda. L'h4 è stato pensato soprattutto come registratore multitraccia ed incorpora un metronomo in modo da facilitare la
sincronizzazione delle tracce, (vedi i battiti di metronomo prima dell'esecuzione). Si possono fare 4 tracce indipendenti ma è anche possibile registrare
in stereofonia (occupando due tracce). Il tutto viene registrato su sd card
con capacità fino a 2 giga. E' provvisto di entrata e uscita linea ed input
per microfono compreso di alimentazione phantom; non ha invece l'uscita digitale. E' possibile collegarlo al pc tramite la porta usb per scaricare i file
registrati e per usarlo come scheda audio. Quest'ultima opzione non l'ho
ricavata dal negozio di Mestrino ma da un sito di Torino il quale mi ha fatto
nascere qualche speranza. infatti pensavo: se è possibile usarlo come scheda
audio, magari si possono settare i parametri del registratore tramite il
computer. Ho scritto al supporto tecnico del sito e la risposta è stata negativa. Da notare che tecnicamente la cosa sarebbe possibile, basterebbe l'aggiunta di un driver da mettere nel pc che possa colloquiare con il firmware
dell'apparecchio. Per fare una modifica del genere non servirebbe riprogettare
l'apparecchio ma solo costruire un driver e aggiornare il firmware dello Zoom
h4, firmware che, rispetto alla prima versione, è già stato aggiornato per
altri motivi. A parte la bella cosa dei tastini per la selezione della modalità di registrazione, fin qui ho elencato i difetti strettamente legati al
mondo dei non vedenti. Ce n'è invece uno a mio avviso molto grave che interessa tutti. Questo registratore dalle mille possibilità, non ha una funzione
molto importante e logica: la pausa di registrazione.
Nota: forse manca anche
in riproduzione, ora non ricordo.
Immagina d'andare in montagna o al mare, ma
in una zona in cui non ci sia rumore, e di voler registrare i suoni dell'ambiente. Nel fare un'operazione del genere userai spesso la pausa di registrazione per poterti spostare, perché gli uccelli non cantano più eccetera. Con
lo Zoom h4 sei costretto ad usare lo stop ma così facendo avrai un sacco di
file che poi dovrai riunire perdendo del tempo inutilmente. Il manuale dello
Zoom h4 si trova in internet in formato pdf anche se non ricordo esattamente
da quale sito l'ho scaricato, fai una ricerca con google. Il negoziante di
Mestrino, a quanto pare, se la cava meglio ad usare internet in lingua inglese
che in italiano. Infatti il manuale dell'h4 non l'aveva trovato mentre invece
ha trovato gli apparecchi della Iriver con sintesi vocale. Pare che il registratore con disco fisso e sintesi non sia più in produzione. Ma quando lo
era, il tiflotecnico e company non potevano prenderne un certo numero in modo
da poterli poi distribuire a chi non vede?
Dopo tante ricerche, il registratore digitale Edirol r-09 l'ho trovato disponibile in un negozio sperduto nella nebbia a Boara Pisani, l'ultimo paesino
della provincia di Padova prima di passare a quella di Rovigo con Boara Polesine. L'edirol r-09 è più piccolo ma più costoso dello Zoom h4 e non è un
multitraccia; in quei mesi, nei siti da me visitati il prezzo di listino dei
negozi contattati era di 399,00 euro, scontato in seguito con 375,00 su strumentimusicali.net. Non fossilizzarti sugli sconti di internet perché, oltre al
prezzo dell'apparecchio, ci saranno anche le spese di spedizione. Un famoso
negozio di Padova, dopo un po' di giorni da quando l'ho acquistato io, vendeva
il registratore digitale Edirol r-09 a circa 465,00 euro facendo poi un bel
sconto, (diceva lui), che non riusciva però ad arrivare ai 399 e tanto meno ai
389 da me pagati. Inoltre bisognava ordinare l'apparecchio e anche con fatica
visto che, in un primo tempo, un mio amico l'avevano mandato a Castelfranco in
provincia di Treviso dove il negozio ha un'altra sede. Questi sono i negozi
maggiormente frequentati dai ciechi i quali si lasciano influenzare dalle
belle parole sulla qualità dei prodotti; gli stessi prodotti che puoi trovare
in altra sede a prezzo minore e senza rompimento di palle. Per dare un'idea in
modo pratico delle dimensioni del'apparecchio ti dico che è poco più spesso di
una custodia di cassetta musicale ma leggermente più corto e più stretto di
essa. Registra su sd card e, se provvisto dell'ultima versione del firmware,
cioè la 1.10 che viene segnalata da un bollino rosso sulla scatola, supporta
le schedine da 4 giga; in caso contrario vede sd card fino a 2 giga. In dotazione al registratore viene data una sd card da 64 mb che sono pochi soprattutto se registri in wav a 24 bit. Da notare però che un file wav a 24 bit non
è leggibile da tutti i programmi per computer. E' possibile registrare in wav
a 16 e 24 bit e con una frequenza di campionamento di 44.1 e 48; registra in
mp3 partendo da un bitrate di 64 fino a 320 e solo in stereo. Una sd card si
presenta come una schedina di dimensioni ridotte; misura circa 3 x 2 cm. Uno
dei lati corti ha un angolo smussato e i contatti elettrici. Questo lato andrà
inserito nel registratore con la smussatura verso destra; la schedina è inserita correttamente quando si sente un piccolo scatto che la blocca. Per toglierla basterà premerla leggermente (come se si dovesse farla entrare maggiormente). Un secondo clic sbloccherà la schedina, come un interruttore.
Sulla sinistra della sd card c'è una linguetta per proteggerla dalla scrittura. Quella da 2 giga, il 13 marzo scorso costava 29,00 euro, quella da 4 giga
circa 60 euro. A parte la regolazione dell'orologio, i menu per le impostazioni di questo registratore non sono circolari e quindi basta trascriverseli una
volta per poter fare le impostazioni abbastanza agevolmente. La regolazione
dell'orologio, oltre ad avere il menu circolare, risulta scomoda perché la si
dovrebbe fare spesso. Quando l'apparecchio viene spento, l'orologio viene
mantenuto in vita solo per poco tempo ma non ho sperimentato per quanti minuti. Oltre a tasti molto piccoli e switch per i quali dovrai usare l'unghia per
spostarli, il registratore ha un grosso tasto quadrato con un altro tasto al
centro di esso. Il grosso tasto può essere premuto in tutte le direzioni
svolgendo così la funzione di tasti freccia associati alle funzioni:
freccia giù=stop,
freccia su=play/pausa,
frecce destra e sinistra=avanzamento e riavvolgimento di un brano/brano successivo o ritorno ad inizio brano.
Il tasto centrale svolge la funzione di rec
ed invio. Il registratore ha tre ambienti operativi: quello principale, il
menu delle impostazioni e il menu finder che serve per ricercare, rinominare,
cancellare file eccetera ma che ho sperimentato pochissimo e che non so se sia
almeno parzialmente gestibile da chi non vede. Tuttavia, dalla "schermata"
principale dell'apparecchio, è comunque possibile scorrere i brani in sequenza
e spostarsi velocemente all'interno di un brano. Con windows xp, una volta
collegato il registratore al computer tramite la porta usb, l'apparecchio
viene visto come un disco rimovibile nel quale, ovviamente, è possibile svolgere tutte le operazioni sui file compreso il copia ed incolla per trasferire
brani dal computer al registratore e viceversa. Windows 98 non possiede driver
adatti all'installazione. I brani registrati con l'Edirol r-09 vengono memorizati su file con numero progressivo preceduti dal prefisso r09_. Come abbiamo
già visto per la fotocamera, quando il registratore è collegato al pc tutti i
comandi vengono inibiti. Come spesso accade leggendo i manuali, anche in
quello del registratore c'è una raccomandazione assurda, quella di formattare
sempre le sd card e di farlo solo con il registratore. La sd card che acquisti
è già formattata e quindi, a meno che non ci siano errori o che tu non voglia
fare la formattazione per svuotarla velocemente da tanti file, non sarà mai
necessario fare la formattazione. Siccome ho formattato col registratore la
schedina appena comprata, non so se le sd card che acquisti sono formattate in
fat o fat32; quella in dotazione non fa testo perché potrebbe essere stata
formattata col registratore. Per certo so che il registratore formatta le sd
card in fat (cioè fat a 16 come il vecchio dos anche se windows non lo dice).
Quindi, quando esegui la formattazione con windows, come file system scegli
fat. Scegliendo fat32 la schedina viene formattata ugualmente ma perde un po'
di spazio libero che windos trova occupato ma non dice da che cosa. Contrariamente al manuale, le schedine formattate con windows non hanno problemi nel
registratore ma è ovvio che non ha senso formattarle in fat32 visto che si
perde un po' di spazio. Come accennavo, per poter usare le sd card da 4 giga
occorre l'ultimo firmware, cioè la versione 1.10 che puoi scaricare dal sito
della roland. Ormai però quasi sicuramente il registratore che acquisti ha il
firmware aggiornato ma se come il sottoscritto ti trovassi nella necessità di
fare questa operazione, ecco come procedere. Assieme al firmware ci sono delle
istruzioni in inglese che ho capito poco e quindi spero che la procedura sia
giusta visto che non ho ancora fatto la verifica con le sd card da 4 giga.
Comunque le istruzioni non ti diranno mai quali accorgimenti adottare per
compiere l'operazione da non vedente. Siccome mi scocciava chiamare una persona, questi accorgimenti li ho scoperti da solo e li trascrivo di seguito.
Prima di procedere, alza al massimo sia il volume di registrazione che quello
di uscita. All'interno del file zip che hai scaricato, oltre al txt delle
istruzioni c'è un file con estensione upd che dovrai copiare sulla radice
della sd card. Scollega il registratore dal computer e spegnilo. Tenendo
premuto power, cioè il pulsante per accendere l'edirol, premi anche rec;
rilascia i tasti e premi solamente rec. attendi 30 secondi per l'aggiornamento. Adesso, se vai in registrazione, il volume non sarà più al massimo ma ai
livelli di default; questo dovrebbe essere l'indizio per capire da non vedente
che il firmware si è aggiornato a meno di non fare la prova con una sd card da
4 gb. I volumi di registrazione e di uscita di questo registratore si gestiscono tramite tasti e quindi con il tatto non è possibile sapere a quale
livello sono impostati. Per ovviare a questa situazione, basta trasferire un
file nel registratore di cui si conoscono bene le impostazioni di volume in
modo da poterlo usare come punto di riferimento. L'r-09 ha un unico jack di
uscita da utilizzare per la cuffia, come collegamento ad un ingresso linea e
per il collegamento ad un ingresso digitale. In quest'ultimo caso sarà utilizzato un cavo ottico come quello dei minidisc o della sound blaster live del
'99. Il volume dell'uscita cuffia è più che buono, ma se il registratore viene
collegato ad un altro dispositivo, come ad esempio un amplificatore, l'uscita
è troppo bassa. L'uscita digitale, anch'essa troppo bassa e quindi poco efficace se usata nel collegamento con apparecchi che non prevedono l'impostazione
del livello digitale, a mio avviso non ha molto senso perché non trasferisce
il codice di inizio brano. Ad esempio, trasferendo più file su un minidisc
tramite il collegamento digitale, il dischetto sarà scritto con una singola
traccia a meno che non ci siano delle pause nell'audio. A tale proposito devi
far riferimento al manuale dell'apparecchio che stai usando per sapere come
gestisce gli spazi bianchi e quali sono le impostazioni che si possono fare
per gestirli. I microfoni incorporati sono di buona qualità enfatizzata
dall'equalizzazione che gli viene data regolabile tramite uno switch posto sul
retro dell'apparecchio. Il manuale in italiano su file pdf che ho scaricato da
internet non lo dice ma l'apparecchio è provvisto di un circuito anti larsen;
infatti, quando si registra, in cuffia si avverte un leggerissimo ritardo nel
ritorno e non si hanno fischi pur avvicinando le cuffie all'apparecchio. E'
possibile collegare un microfono stereo o mono all'apposito jack e grazie
all'equalizazione di cui sopra, diventa bello anche un microfono Sony che non
mi piace molto. Tramite uno switch è possibile commutare l'ingresso microfonico da stereo a mono ma in realtà questa regolazione serve poco visto che gli
ingegneri hanno previsto che quando si collega un microfono mono il suono vada
ad entrambi i canali anche se lo switch è settato su stereo. L'unica occasione
in cui può servire questo switch è quando si desidera far funzionare un microfono stereo come se fosse mono. Un altro switch commuta da registrazione
manuale a registrazione con volume automatico a mio avviso troppo basso. C'è
poi uno switch che determina il guadagno microfonico che mi pare poco vantaggioso se impostato su basso. Il registratore possiede anche un ingresso linea.
Per accedere all'alloggiamento della sd card e alla porta usb, bisogna aprire
un coperchietto posto alla base dell'apparecchio. Tirando una linguetta, il
coperchio si apre ulteriormente, restando comunque attaccato all'apparecchio,
e si accede al vano pile. Le impostazioni prevedono la commutazione tra pile
"normali" e ricaricabili. Questa sarebbe una cosa che avrebbe maggior senso se
il registratore ricaricasse le pile quando è collegato alla rete, cosa che
invece non fa. In fase di riproduzione è possibile aggiungere effetti di
riverbero che comunque non vengono scritti sul file. Una cosa che manca e che
a mio avviso sarebbe importante che ci fosse, è la possibilità di spostarsi
velocemente a fine brano per riascoltarne l'ultima porzione, utile soprattutto
nel caso di file molto lunghi. Sarebbe stato utile anche un piccolo altoparlante, basterebbe uno speaker da telefonino, per poter ascoltare un file senza
l'uso delle cuffie; per il parlato o per controllare se la registrazione è
venuta o meno sarebbe stato più che sufficiente. In fase di accensione, l'apparecchio emette due toc che è bene non trasmettere alle casse quando è collegato all'amplificatore. Pur non avendo sperimentato completamente l'apparecchio e pur avendo sperimentato solo in parte certe funzioni, posso dire che
l'Edirol r-09 è abbastanza gestibile da chi non vede.
torna all'indice
Altre note sui cassetti per dischi sata
Ho già trattato questo argomento e quindi aggiungo solo quanto segue. Un mio
amico mi ha dato due cassetti per dischi sata che sto provando. A differenza
di quelli descritti, questi sono in plastica con fondo e coperchio forellati,
una sola ventolina sulla cornice del cassetto che è molto silenziosa ma che a
mio avviso serve poco o nulla. Il frontale del cassetto, essendo privo delle
due ventoline, è più sottile e quindi c'è più spazio per l'inserimento del
disco e dei cavi. La serratura, che può ospitare anche la stessa chiave utilizzata per quelli metallici descritti in precedenza, non funziona da interruttore e quindi il disco continuerà a girare anche quando il cassetto non è
chiuso a chiave con la conseguenza che se sbadatamente tiri la maniglia fin
che si sta lavorando... Un disco posto in un cassetto del genere scalda di più
rispetto a quando lo stesso hard disc è inserito in un cassetto metallico con
ventoline frontali che come ricorderai erano abbastanza rumorose. Tenendo in
considerazione la prova descritta di seguito, il riscaldamento del disco non
dovrebbe essere un problema molto grave. Ho preso un disco sata Maxtor da 160
gb e l'ho collegato ad un vecchio alimentatore xt al quale, tra l'altro, ho
scollegato la ventola come già descritto in precedenza. Ho fatto funzionare il
disco appoggiandolo sul banco che, essendo di legno, non dissipa il calore. La
temperatura ambiente era di 19 gradi circa. Dopo circa 35 minuti di funzionamento, ho notato che il disco sul banco scalda esattamente come quello all'interno del cassetto fatto funzionare per lo stesso periodo. Ciò significa che i
dischi sono stati progettati per sopportare un certo riscaldamento che producono anche quando si trovano all'esterno del pc e con una temperatura ambiente
media. Dopo qualche mese di funzionamento, la ventolina della cornice del
cassetto ha cominciato ad essere più rumorosa ed in modo particolare quando il
computer era appena acceso. Non faceva fischi fastidiosi e quindi la cosa non
era poi così grave. Un brutto giorno il computer ha cominciato a resettarsi
automaticamente; lì per lì ho pensato ad una caduta di tensione, al mio Paese
succede. Il fenomeno però continuava a ripetersi frequentemente anche nei
giorni successivi e capitava quando il computer era appena acceso, cioè quando
la ventolina faceva più rumore. A mano a mano che il tempo passava mi convincevo sempre più che la causa del reset automatico fosse proprio quella ventola. Un pomeriggio proprio il computer non voleva partire ed allora... Sostituita la cornice del cassetto tutto è andato a posto. Quindi sappi che il
cattivo funzionamento di una ventola può bloccare il pc anche quando non si
tratta di quella del processore. Evidentemente, funzionando male e quasi
bloccandosi, assorbe più del necessario o un qualcosa del genere e ciò fa
bloccare il computer.
torna all'indice
Brevi osservazioni sulla masterizzazione dei cd
Nei vecchi numeri ho già parlato dei cd da 90 e 100 minuti (99 per Easy cd 6).
Il programma per la masterizzazione dei cd inserito in windows xp è della
Roxio come Easy cd 6 ma non ha la possibilità di cambiare manualmente la capacità del disco. Anche se le istruzioni di Easy cd dicono che esistono, finora
non ho mai trovato masterizzatori che riescano a settarsi automaticamente
sulla capacità di 100 minuti. Ciò dovrebbe avvenire, secondo le istruzioni
citate sopra, grazie alle caratteristiche del masterizzatore e al driver
aggiornato di Roxio che non trovi mai per il masterizzatore attuale perché
quando fanno una nuova versione del programma si guardano bene dall'aggiornare
la precedente. Visto che il mio masterizzatore non si regola automaticamente a
100 minuti, il programma Roxio inserito in xp vede i cd da 100 minuti come se
fossero da 80 e quindi non è possibile riempirli fino in fondo. Usando invece
Easy cd, cambio la capacità del disco manualmente ma a volte i dischi da 100
minuti mi danno degli errori ed allora... Verso la fine della masterizzazione,
il cd viene espulso per essere risucchiato immediatamente nel masterizzatore
che lo espellerà al termine, roba da matti. Questo non avviene con i cd da 80
minuti. Durante la masterizzazione, sulla parte inferiore della finestra, Easy
cd mostra i byte che rimangono da scrivere. Invece di masterizzare su cd, è
possibile fare l'immagine del materiale da masterizzare mettendola su disco
fisso in un file iso per poi copiarla su cd in un secondo momento. Durante la
masterizzazione di un cd è anche possibile far passare i dati per il disco
fisso invece di travasarli direttamente nel masterizzatore. In questi due
ultimi casi, sembra che l'immagine o il cd abbiano degli errori perché rimangono sempre dei byte da scrivere. Si tratta però di un errore fittizio perché
i dati masterizzati o i file estratti dall'immagine iso non presentano differenze se confrontati con quelli originali ed inoltre i file prodotti non hanno
nessun problema quando vengono aperti. E' possibile estrarre i file da un'immagine iso utilizzando winrar. La conferma che si tratta di un errore fittizio
l'ho avuta facendo l'esperimento seguente: partendo da un'immagine iso, ho
masterizzato un cd riscrivibile selezionando la velocità di 4x. andando così
piano, era possibile seguire l'andamento dei byte da scrivere tramite la barra
braille. Verso la fine della masterizzazione il numero di byte era già molto
basso, poi la finestra si è aggiornata perché la masterizzazione era terminata
ma il numero di byte da scrivere invece d'andare a zero era cresciuto, cosa
che non può ovviamente essere perché i byte vengono scritti una volta per
tutte e non più volte. Inoltre, a parte i byte rimanenti, il programma dice
che il cd è stato masterizzato in modo regolare ed il tempo totale e quello
parziale sono al 100%. Se per confrontare i file usi il vecchio comando dos
fc, ancora presente al prompt dei comandi di xp, saltuariamente potresti avere
un altro errore fittizio. Se il confronto avviene tra i file di origine posti
in una cartella del disco fisso e quelli appena messi su cd, a volte fc segnala che il cd ha dei file più lunghi. Mi è capitato anche con un breve file di
testo facilmente confrontabile in altro modo facendomi scoprire l'errore.
Quando si verifica questo errore fittizio, il cd gira piano ma non ne conosco
il motivo visto che, ripetendo fc in un secondo momento con lo stesso disco,
ciò non avviene. Tornando al programma incorporato in xp, spesso il masterizatore mi si disabilita. Per riabilitarlo basta aprire le proprietà del masterizzatore e abilitarlo tramite l'apposito pulsante che si trova nella scheda
Registrazione. Tempo fa ho fatto l'ipotesi che questo problema dipenda dal
fatto che sto usando un masterizzatore dvd, supporto non previsto dal programma Roxio di windows, ma è solo una supposizione.
torna all'indice
Come sostituire la batteria della scheda madre del computer
Un tempo la batteria della scheda madre di un computer era saldata allo stampato e serviva a tenere in vita l'orologio quando il pc era spento visto che
le altre poche impostazioni venivano fatte con degli switch. Successivamente
la batteria è stata usata per mantenere tutte le impostazioni del bios (o
quasi tutte), anche se in un primo tempo queste venivano fatte tramite un
apposito programma in dotazione al computer. Oltre ad essere saldata, nei
vecchi computer, come l'Epson ax3/20, la batteria veniva collegata alla scheda
madre tramite un connettore. Capitava di non trovare più la pila ed allora si
metteva un portabatterie con delle pile stilo qualsiasi e le si collegava alla
scheda tramite il connettore recuperato dalla pila scarica. Non so dirti
quando è cominciato l'uso delle batterie a pastiglia, sono comunque molti
anni. Non c'è una posizione standard in cui trovare la batteria di una scheda
madre; a volte è in basso a destra, quella che ho sostituito qualche settimana
fa era quasi completamente sotto la scheda grafica. La noti perché senti un
cerchio liscio sotto le dita e quello che stai toccando è il polo positivo che
fa contatto con il portabatteria tramite il bordo del cerchio. La faccia
inferiore della pila ovviamente è il polo negativo e si riconosce per il segno
di giunzione esistente tra le due superfici; la parte negativa è leggermente
più piccola e a volte leggermente ruvida. In una vecchia scheda, l'alloggiamento per la pila non aveva nessuna sporgenza e la batteria era leggermente
incastrata ed era facile toglierla. Nelle schede Asus viste in questi anni,
l'alloggiamento per la pila ha due sporgenze agli estremi del cerchio le quali
fanno sì che la pila sia ben incastrata. In certi casi, soprattutto se hai la
scheda madre sul banco, la pila si toglie facilmente. Basta tirare leggermente
verso l'esterno una delle sporgenze del portapile e, con l'altra mano, alzare
la pila infilando l'unghia tra il portapile e la pila stessa. Puoi notare che
è soprattutto una delle due sporgenze del portabatteria a muoversi ma la sua
posizione cambia a seconda di come è stato montato. A volte invece ti devi
aiutare con un cacciavite. Un amico diceva che bisognava usarne uno in plastica in modo da non fare corti; quello che avevo era troppo grosso per tale
operazione e mi scocciava limarlo. Così ho adoperato un normale cacciavite da
orologiaio, ovviamente in metallo, senza fare nessun danno. Naturalmente
questa operazione va fatta a computer spento. Quando compri un computer o una
scheda madre, la batteria potrebbe avere diversi mesi e anche anni visto che
viene messa nella scheda quando questa esce dalla fabbrica. La pila dura
comunque diversi anni; tanto per fare un esempio ti dirò che quella sostituita
qualche settimana fa era di una scheda acquistata nel 2001 la quale però aveva
già qualche anno (forse è stata fatta nel '99 o nel 2000. Quella del pentium
66 ha tredici anni, tanto che mi viene da pensare che non ci sia e che le
impostazioni siano tenute in altro modo ma...
Nota del 2022: in seguito la batteria di quel pentium 66 si è scaricata ma nella scheda madre Intel
non l'ho trovata e non l'ha trovata nemmeno chi ci vede; evidentemente l'hanno inserita
in qualche integrato o altro componente.
Il primo sintomo di una pila
scarica è l'orologio che resta indietro quando il computer resta spento per un
certo periodo. Ma forse non sempre è così. Dico forse perché quella del pentium III sostituita qualche settimana fa non mi ha dato il segnale dell'orologio indietro ma potrebbe essere che io non me ne sia accorto visto che quel
computer attualmente lo uso poco. Un giorno sono andato ad accenderlo e non si
caricava più. Premevo dei tasti e sentivo un beep. Dentro era tutto a posto e
non capivo perché non si avviasse. Come al solito era una cosa semplicissima,
sarebbe bastato avere un briciolo di vista per scoprirla subito. Provavo a
stampare la schermata con risultati nulli. Ma il Signore mi ha dato una mano
facendomi premere f10 ed invio. Il computer si è riavviato ed ho capito che
era entrato nel setup del bios. La data era al 1998 e mettendola a posto,
tornava al 1998 dopo un po' che era spento ed inoltre ripartiva sempre andando
dentro al setup. Ovviamente c'era la pila scarica e ho anche notato che i
pentium III non vanno al 1980 come i computer più vecchi. Non è detto che
altre schede madri entrino nel bios quando la pila è scarica. Le batterie a
pastiglia, se completamente cariche, misurano 3 volt.
Nota del 2015: per completezza d'informazione aggiungo Questo.
Come sai, le batterie a pastiglia non hanno tutte la stessa dimensione. Per distinguerle hanno una sigla e quelle di una scheda madre per pc di solito hanno la sigla cr2032. Non ho esperienza con la batteria del setup dei portatili. Negli anni '90 un amico aveva una scheda madre con una batteria a pastiglia che non trovava nei negozi per pc, non so poi se l'abbia trovata, io la ricordo più grande delle cr2032 ma potrei anche sbagliare visto che è passato tanto tempo.
torna all'indice
Piccolo contributo alla sensibilizzazione delle case editrici
Lo scorso febbraio ho acquistato il libro Mettere a punto windows xp della
casa editrice Apogeo dentro al quale c'era anche un cd-rom con varie utility e
il file pdf con il testo del libro ma... In lingua inglese. La prima considerazione che ho fatto è stata quella che i ciechi inglesi e statunitensi sono
avvantaggiati. Se anche in Inghilterra e negli Stati uniti il libro viene
venduto con il file pdf, i non vedenti che lo acquistano non devono usare lo
scanner. Tramite email ho fatto presente la cosa alla casa editrice. Forse per
caso, il messaggio è andato su due scrivanie o forse si sono passati il messaggio al loro interno visto che mi hanno risposto due persone. Ecco quanto ho
scritto:
Spettabile casa editrice,
venerdì 16 febbraio 2007 ho acquistato il libro: mettere a punto windows xp di
Steve Sinchak. Come sapete, all'interno di esso c'è un cd con programmi vari
e.... il file pdf con il testo dell'opera. Peccato però che sia in inglese, se
fosse stato in italiano mi sarei risparmiato il lavoro con lo scanner visto
che, essendo non vedente, l'unico modo di leggere il testo è quello di trasformarlo in formato elettronico, cioè il formato originale con cui è stato
scritto. A parte questo lavoro assurdo che i non vedenti devono fare per
accedere alla cultura, mi sorge spontanea una domanda: sarà così anche per i
ciechi inglesi e statunitensi o a loro viene risparmiato il lavoro acludendo
il file pdf in inglese del tutto accessibile per chi lo parla correntemente?
Nel ringraziare per la cortese risposta porgo distinti saluti.
Ecco la risposta di Virginio Sala, direttore editoriale.
Caro Franco Xxxxxxxxx,
non è facile pensare di accludere ai libri il testo italiano completo in
pdf...la paura di vendere una sola copia e poi veder girare liberamente il
file elettronico è ancora molto forte, persino per un editore come Apogeo che
ha, in fondo, una mentalità abbastanza aperta. Gli editori di lingua inglese
qualche volta lo fanno... ma anche loro non spesso, e in ogni caso sono sostenuti da un pubblico potenziale molto più grande, o forse sono semplicemente
più coraggiosi e fiduciosi. La vendita di libri elettronici poi è così scarsa
ancora (almeno da noi) che non incoraggia lo sforzo necessario per predisporre
e mettere in rete e-book. Non siamo però insensibili ai problemi (in particolare, mio padre era cieco - allora si diceva così, in tempi politicamente
scorretti - dalla nascita, e capisco che cosa significhi): quando qualcuno ce
lo chiede, per motivi come i suoi, il file pdf o un file word lo inviamo
tranquillamente, e non chiediamo nulla. Perciò, se dovesse avere ancora bisogno in futuro di qualche libro nostro, scriva pure direttamente a me o alla
redazione, e le faremo avere una versione "accessibile", senza bisogno di
digitalizzarsi la copia cartacea con lo scanner.
Cordialmente, e con tanti auguri di buon lavoro
virginio sala
direttore editoriale.
Come avete letto, il messaggio era interessante e meritava una risposta che ho
inviato in quei giorni e che riassumo di seguito. Non riporto il messaggio
originale anche perché qui in Fuori serie desidero dire le stesse cose dette a
Virginio ma in maniera molto meno diplomatica. Innanzitutto mi sono pentito di
non avergli chiesto subito il libro in formato pdf o word. Mi scocciava aprofittare subito anche perché sembrava che l'acquisizione fosse molto semplice.
Invece, nel proseguire con la scansione, mi sono imbattuto con le figure con
del testo all'interno che lo scanner acquisiva malissimo e che ho dovuto
togliere con tanta pazienza. Da notare che tali figure non vengono lette dalla
sintesi nemmeno nel file pdf in inglese perché prive dei caratteri vettoriali.
Oltre a ringraziare Virginio Sala per la sensibilità dimostrata nei confronti di chi
non vede, ho fatto presente che non c'è nulla di sbagliato nell'usare la
parola cieco. Oggi i nostri politici passano il loro tempo a farsi seghe
mentali e hanno inventato i termini diversamente abili o videolesi. Ma porca
puttana, se uno è orbo è orbo, è inutile girarci attorno facendo finta che non
lo sia con delle masturbazioni letterarie. A capodanno ho fatto incazzare una
donna perché mi sono messo ad usare il termine orbo. Siccome in questi ultimi
tempi ha perso della vista, per lei dire orbo, anche quando come in quel caso
non mi riferivo a lei, è offensivo, mentre non lo è se si dice non vedente.
Capirai cosa cambia! I decimi di vista persa non cambiano se usi termini più
forbiti. Tornando a Virginio Sala, ho fatto presente che personalmente non
sono d'accordo nel "tutto gratuito in nome della cecità". Non vedo perché i
ciechi devono sempre avere tutto gratis. Anche chi non vede può e deve pagare
ciò che desidera. A lui non l'ho detto ma qui lo affermo: ci sono non vedenti
che quando un qualcosa è gratis ne aprofittano a più non posso prendendo anche
ciò che non gli serve. Mi immagino un orbo arraffone che scrive alla Apogeo
chiedendo un sacco di libri, tanto è gratis! Libri che poi magari non leggerà
nemmeno e che metterà in un dvd tanto per averli e per sentirsi superiore agli
altri. Al termine del messaggio scritto a Sala ho detto che mi ricordo della
sensibilità della casa editrice Apogeo visto che nei primi anni '90 sono stati
trasmessi dei libri tramite televideo rai.
Ecco la risposta di Francesca Capennani:
Gentile Signor Franco Xxxxxx,
la ringrazio molto per averci scritto e averci ricordato la situazione probelmatica vissuta dai non vedenti nell'accesso alla cultura. Spero le faccia
piacere sapere che proprio da qualche settimana stiamo ragionando su questo
tema, pensando alle possibilità di affiancare alla vendita dei testi cartacei
anche quella dei file PDF, almeno inizialmente per alcuni dei nostri titoli.
Ci sono alcune questioni di ordine organizzativo e commerciale da sciogliere,
oltre, soprattutto nel caso di opere tradotte, ai problemi legati all'acquisizione dei diritti sulle opere in
formato elettronico, ma sono fiduciosa nel fatto che presto potremo iniziare a
fornire ai nostri lettori questo servizio. Crediamo potrebbe trattarsi di un
primo passo, forse non quello ottimale e risolutivo (anche per i limiti di
accessibilità che comunque il PDF pone), per venire incontro alle esigenze dei
lettori con problemi analoghi al suo. Ancora grazie per il suo messaggio.
Cordiali saluti,
Francesca Cappennani
Ecco la mia risposta:
Gentile Francesca Capennani,
trovo interessante e utile l'iniziativa che state studiando (quella di poter
vendere in formato elettronico le Vostre opere). Come lei afferma, per il pdf
ci sono alcuni problemi di accessibilità. In particolare, per chi non vede è
importante che il file pdf non sia costituito dalla sola immagine ma anche dai
caratteri vettoriali che, facendo riferimento ad essa, compongono il testo. In
caso contrario sarà necessario acquisire il file immagine con un programma ocr
e quindi con pochi vantaggi rispetto alla forma cartacea. Inoltre, se il pdf è
protetto, l'ocr non lo acquisisce (a meno di non sfruttare un bug della versione 12 di Omnipage della Scansoft che è stato corretto nelle versioni successive).
Un saluto cordiale.
La replica di Francesca dice che si terrà conto di quanto da me scritto. Era
febbraio e non so se le cose siano andate avanti, magari prova a fare un giro
in internet.
torna all'indice
File jpg, fotocamere e immagini con lo scanner
Probabilmente avrai notato che per visualizzare le propietà di un file jpg non
è strettamente necessario andare nel programma Paint. con xp, più semplicemente basta andare nelle proprietà col menu di contesto, selezionare la scheda
Riepilogo ed il pulsante Avanzate per avere molti dettagli sul file, compreso
il modello di fotocamera con cui è stata scattata la foto. Quella parzialmente
provata nello scorso numero era la Fujifilm finepix e500. Tranne quello che
dirò, non ho più potuto fare prove con la fotocamera. Quando Andrea è venuto a
prendersi l'apparecchio, abbiamo provato ad alzare la risoluzione da 2 a 4
megapixel scoprendo che era già a 4. Nel guardare le proprietà delle immagini
scattate, posso vedere che alcune sono state fatte in un modo e altre in un
altro nel senso che cambia il numero di pixel in larghezza ed in altezza.
Evidentemente avrò premuto qualche tasto che ha spostato il settaggio dell'apparecchio. Sembra però che cambiare la risoluzione da 2 a 4 megapixel non
modifichi il numero di dpi che rimane a 72 ma solo il numero di pixel in
altezza e larghezza. Siccome la cosa mi pareva un po' strana, per il momento
ho fatto delle prove acquisendo delle immagini con lo scanner scoprendo che il
numero di dpi va di pari passo con la risoluzione impostata e cambia anche il
numero di pixel in altezza e in larghezza. Per approfondire il discorso con
una fotocamera sarebbe interessante poterne avere una che permetta il settaggio tramite computer in modo da fare agevolmente tutte le prove, (sempre che
esista). Ho chiesto informazioni ma non ho ottenuto niente. Pare che adesso
Sirecognizer, che nel frattempo è aumentato, riesca a svolgere questa funzione
ma con il sentito dire non si fa molta strada e poi il mio scopo era anche
quello di poter usare la fotocamera senza il programma scritto sopra. Nelle
pubblicità mediaword capita di trovare fotocamere con un numero ridotto di
megapixel a prezzo più alto rispetto a quelle con numero di megapixel maggiore
e della stessa marca. Evidentemente il parametro dei megapixel non è l'unico a
determinare il prezzo e la qualità. Negli anni '80, per quel che riguarda i
registratori a cassetta c'era la guerra tra le marche che riuscivano ad ottenere una risposta in frequenza maggiore. Pochi però facevano caso a come un
registratore arrivava a quella frequenza e a quanti db era stata effettuata la
misura. Così avviene per le fotocamere; dal punto di vista numerico, una
fotocamera con 8 megapixel è di buona qualità ma può essere inferiore rispetto
a una con 6 megapixel a causa della scarsa qualità e delle ridotte dimensioni
dell'obbiettivo. Mi dimenticavo di dire che quando è venuto Andrea per prendersi la fotocamera abbiamo anche guardato le immagini che non riuscivo ad
acquisire di cui ho parlato nello scorso numero. La schermata del Ghost era
troppo grafica per una risuluzione così bassa mentre l'immagine del setup era
venuta mossa anche se mi pare strano.
torna all'indice
Se Margherita usasse il cuore e la serenità in parte fittizia del vero ateo
Nota del 2015: a scanso di equivoci, dico che non sono un esempio di santità e che non ho una fede molto profonda. E tuttavia non posso fare a meno di notare certe cose anche se, purtroppo, a qualcuno danno fastidio. Certe persone si dicono tanto aperte ma in realtà ragionano così: se la pensi come me sei mio amico, se non la pensi come me sei un nemico.
Fermo restando che ci sono persone atee meno materialiste dei credenti e dei
credenti maggiormente materialisti rispetto agli atei e che ogni caso andrebbe
valutato a parte (cosa che qui ovviamente non posso fare), scrivo quanto
segue. Un lettore di fuori serie, riferendosi ai vecchi numeri, dice che non
posso dire che chi è attaccato ai soldi non è felice; lui ha visto persone
molto contente per aver racimolato altro denaro. Dice anche che se a me i
soldi non mi fanno sentire felice non posso pensare che sia così per tutti.
Apparentemente questo lettore ha ragione, a smentirlo ci pensa la storia
seguente. Un giorno di tanti anni fa ero al centro del libro parlato di Feltre. Non ricordo come sia capitato ma ad un certo punto ci siamo messi a
parlare di una persona e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ne
parlavamo bene. Apprezzavamo i suoi hobby e la sua creatività. Poi, uno dei
presenti si è messo a lodare la serenità di quella persona e io ho detto che
ero d'accordo ma con un sì stentato perché non sapevo bene come rispondere.
Dicendo no avrei mentito perché il soggetto in questione in effetti aveva una
certa serenità, ma nel dire sì non sono stato sincero fino in fondo; ecco il
motivo. La persona in oggetto era sempre serena, o almeno così sembrava; e
tuttavia, per quel non so che di troppo perfetto, a me dava l'impressione di
una serenità fittizia. Oggi, più di allora, ne capisco la ragione. C'è una
bella differenza tra la serenità di un vero cristiano e quella di un ateo (un
vero ateo). Non mi sento superiore a nessuno però questa differenza, difficile
da spiegare con le parole, la nota anche chi, come me, non può certo vantarsi
di essere un buon cristiano. Faccio notare che all'epoca non ero sicuro che
quella persona fosse atea anche se la serenità in parte fittizia che dimostrava me lo faceva pensare. Immagina d'avere una bella pianta di materiale sintetico, una di quelle che sembrano vere. Volendo ci si potrebbe persino inserire
l'odore. Oltre ad essere priva di vita, una pianta del genere non avrà nessuna
foglia un po' sgualcita o imperfetta, niente di irregolare e di mutabile nel
tempo, colori perfetti che non cambiano con il mutare delle stagioni a meno di
non creare questi cambiamenti in modo artificiale ma sarebbero sempre programmati e non dovuti al passare del tempo o dallo stato di salute della pianta.
Sarà insomma troppo perfetta e statica per essere "vera". Analogamente, la
serenità di un ateo, (quella di un vero ateo e non di uno che si dichiara tale
ma in realtà non lo è), è troppo artificiale per essere vera e chi ha un
minimo di fede, ne basta davvero un briciolo, lo nota. Scavando un pochino ci
si accorge che la serenità del vero ateo è in parte fittizia perché deriva dal
menefreghismo per certi valori e delle cose che lo circondano, dal far finta
che tutto va bene tanto per colmare il vuoto che sente dentro, dalla menzogna
(che dice soprattutto a sé stesso) e dalla superficialità che deriva dall'uso
esclusivo dell'intelligenza ma non del cuore. Queste persone sostituiscono la
serenità con l'euforia, il benessere interiore con la gentilezza esteriore, il
benessere spirituale che deriva dall'essere vicini a Dio con il rilassamento
psicofisico. Capita che un ateo molto intelligente, creativo e colto faccia un
errore madornale dicendo: "In passato ci hanno fatto sentire i sensi di colpa
parlandoci del peccato". Certamente sarà capitato che, parlando del peccato,
si facesse leva sui sensi di colpa; ma dire che il peccato è un banale senso
di colpa è davvero riduttivo e dimostra quanto una persona del genere usi sì
l'intelligenza ma non il cuore. L'aspetto più importante e più desolante del
peccato è che nel commetterlo ci allontaniamo da Dio. Al signor professore
queste frasi faranno ridere e in effetti lo possono fare se si usa solo l'intelligenza ma non il cuore. Per verificare quanto sia vero ciò che vado dicendo basta che si accosti alla confessione, Sacramento che probabilmente non
riceve da quando era giovane o addirittura bambino. Allora si accorgerà che
c'è una bella differenza tra l'euforia delle cose e la vera gioia che si prova
quando ci si riavvicina a Dio. C'è una bella differenza tra il raccontare le
proprie colpe ad uno qualsiasi (magari ad uno psicologo che addirittura ti
consola quando hai ucciso una persona dicendoti che in quel momento non eri in
grado di intendere e di volere) e il raccontare i tuoi peccati a chi in quel
momento rappresenta Dio. Un esempio particolarmente calzante di serenità
fittizia priva di Dio ce l'ha fornito la televisione nelle scorse settimane
con il film "Provaci ancora prof 2" con tanto di commento per i non vedenti. I
rapporti familiari interpretati magistralmente da Veronica Pivetti sono basati
sulla menzogna, sul cercare amore e sesso al di fuori della famiglia per poi
tornare a casa facendo finta che non sia successo niente e recitare la parte
della coppia innamorata. La famiglia proposta dal film è senza Dio al posto
del quale hanno messo un cane che adorano e da cui dipendono le scelte di
vita. Al posto delle preghiere quotidiane c'è la recita delle menzogne più
fantasiose e cretine alle quali nessuno crede ma a cui si fa finta di credere
recitando l'ennesima menzogna a sé stessi. Raramente si litiga ma se capita, i
problemi vengono solo sfiorati in modo da tornare subito alla serenità fittizia delle cose non dette fino in fondo. Certamente questo è un film e anche di
scarso valore ma la realtà di certe famiglie non è poi così diversa. Oggi sono
molte le famiglie in cui al posto di adorare Dio si adora un animale domestico
per il quale si è disposti a fare qualsiasi sacrificio. Sono molte le famiglie
in cui si vive in superficie facendo finta d'essere felici per i soldi o per
la macchina nuova; conoscersi e cercare di risolvere i problemi costa fatica
come del resto costa fatica ascoltare il cuore attraverso il quale Dio ci
parla. Un altro esempio ce lo fornisce Margherita Hack, un'atea accanita che ha
passato la vita a studiare le stelle e che, a causa del cuore indurito, non ha
ancora compreso che l'universo è un progetto Divino. Nei mesi scorsi mi chiedevo come facesse Margherita Hack a non vedere la mano di Dio in tutto quello
che ha visto e studiato. Infatti, anche dal punto di vista logico, dire che
l'universo che è così complesso, dalle regole ferree e dalle bellezze naturali
così grandi si è fatto da solo e si è creato per caso è davvero ridicolo.
Pensando all'infinito ci si accorge di quanto limitata sia la nostra intelligenza la quale arriva solo a pensare ad un qualche cosa che prosegue sempre in
tutte le direzioni, ma a quel punto il nostro pensiero si perde o per meglio
dire si blocca perché fortemente limitato rispetto all'infinito. Insomma, che
ci sia un essere superiore è un qualcosa di abbastanza logico ma non per
quelle intelligenze dal cuore indurito come quello di Margherita. Così una
sera mi sono detto: "ecco perché Margherita Hack è atea. Usa solo l'intelligenza ma non il cuore". Dio infatti, che è Amore con la A maiuscola, lo si sente
dentro di noi con il cuore e non studiando mille libri nei quali puoi apprendere tutta la Sacra scrittura delle varie religioni e imparare mille concetti
come fossero dei manuali di informatica ma non troverai Dio, imparerai delle
nozioni. Per sentire Dio bisogna guardare dentro di noi ed ascoltare la nostra
coscienza che spesso noi imbavagliamo. I libri potranno farti capire ma non
potranno mai farti sentire che non sei fatto di sola materia ma anche di
spirito. Poi Dio lo trovi nel prossimo e nella bellezza delle cose. C'è un
particolare che, fin da giovane, mi ha sempre permesso di non staccarmi completamente da Dio. Senza Dio la vita, il fare le cose quotidiane, il darsi da
fare eccetera non ha più alcun senso; sono un bel pollo arrosto senza sale o
un dolce senza zucchero. Ma per sentire queste cose bisogna ascoltare ciò che
si ha dentro, cosa che oggi si fa di rado. Dio parla attraverso la nostra
coscienza. Un esempio pratico: per essere contrario alla fecondazione assistita non ho ascoltato la Chiesa ma la mia coscienza. Prima di informarmi su come
la pensava la Chiesa, ero preoccupato perché mi sarebbe dispiaciuto se le
autorità eclesiastiche fossero state favorevoli ad essa. E questo la dice
lunga su chi afferma che i cristiani sono sucubi di ciò che dice la Chiesa. Se
Dio non ci fosse non ci sarebbe nemmeno l'amore umano. Un altro punto fermo a
mio parere è che nel mondo c'è il bene e il male, non è tutto relativo come ci
vogliono far credere certi sapienti insipidi. Quando fai il bene stai anche
bene, quando fai il male stai da cani e questo è un dato di fatto. Se non ti
accorgi di questo, significa che la tua coscienza è soffocata dalle stronzate
che magari hai imparato leggendo certi libri schifosi scritti per guadagnare e
per far del male al prossimo. Non fidarti mai di chi ti dice che il rimorso
della coscienza è solo un banale senso di colpa; chi dice così può anche
essere intelligente e colto ma è sostanzialmente uno che ha perso il senso
reale del bene e del male. Il bene, che viene da Dio, lo si fa perché ci fa
stare bene. Non uccido qualcuno perché se lo facessi mi rimorderebbe la coscienza per tutta la vita e non certo per rispettare la legge italiana fatta
da quattro drogati in parlamento. In fin dei conti potrei sempre farla franca.
Non sono molto soddisfatto di come è venuto questo scritto, ci sono cose che
forse avrei potuto esprimere meglio ma... Lo lascio così. Fuori serie non è un
libro di filosofia anche se c'è chi per controbattere le mie idee tira in
ballo Jean Paul Sartre. Ribattete pure alle mie idee ma per favore fatelo con la vostra
testa e non con quella di un premio Nobel. Sartr ha rifiutato il premio Nobel
e sinceramente non so valutare se lo meritasse o meno. Di certo so che chi
tira in ballo Sartr per controbattere quanto scritto in Fuori serie non ha
capito lo spirito di questi scritti. Lo invito a rileggersi la copertina,
grazie.
torna all'indice
Cavi per altoparlanti, esperienze audio e influenze psicologiche
In Fuori serie n.9 esprimevo dei dubbi sulla capacità di un cavo di modificare
l'audio. "La verità sui vari cavi per altoparlanti" è il titolo di un vecchio
articolo della rivista nuova elettronica (non so dirti il numero perché l'ho
avuto registrato su nastro). Fa seguito comunque all'articolo "Se non volete
farvi spogliare" pubblicato nei numeri 172 e 173 della stessa rivista. Sintetizzando al massimo il contenuto dell'articolo menzionato sopra, si dice che i
cavi audio venduti a prezzi esorbitanti si comportano esattamente come un
normale cavo elettrico; se tra amplificatore e casse acustiche si interpone un
cavo di 20 30 metri e molto sottile, l'unico problema sarà un leggero abbassamento del volume sonoro che si può compensare girando leggermente la manopola
dell'amplificatore. Il tutto è documentato con tabelle che illustrano le prove
e le misure fatte in laboratorio. Vengono anche spiegati i condizionamenti
psicologici per cui una persona arriva a sentire un miglioramento del suono
dopo aver acquistato un cavo molto costoso. C'è un altro aspetto che in
quell'articolo non viene menzionato, l'abitudine ad un certo tipo di suono.
Quando negli anni passati parlavo con persone che riuscivano a sentire certe
differenze sul suono, come quelle esistenti tra il collegare le casse acustiche con un cavo al posto di un altro, rimanevo stupito e dubbioso. A volte mi
dicevo: "non sarà che il mio orecchio non riesce a coglierle? Un giorno mi
chiamano a suonare ad una cerimonia funebre del mio paese. Vado all'organo
posizionato nella parte alta della chiesa e prima della messa mi avvertono che
alla comunione David suonerà il violino assieme alla sorella che lo accompagnerà con la tastiera elettronica. Più o meno era un anno che non sentivo
David suonare e nell'udirlo mi sono detto: "forse ha cambiato strumento". Era
proprio così. Ad un anno di distanza, pur sentendolo con tutti i riverberi
della chiesa, pur non avendo esperienza per quel che riguarda il violino che
tra l'altro sento dal vivo raramente, mi sono accorto che David aveva cambiato
strumento. Le mie orecchie non funzionano poi così male! Poi è capitata la
storia già raccontata di quel cieco che confonde l'organo liturgico Gem Prelud
(assai schifoso dal punto di vista timbrico) con uno a canne e ciò nonostante
sente la differenza tra un cavo audio e l'altro. Così mi sono convinto che
certe persone non colgono realmente certe differenze, sono solo influenzate.
Ma il condizionamento non finisce qui. Una sera parlando con quel cieco famoso
gli dico che il mio amplificatore ha la regolazione dei toni che si può anche
bypassare. Infatti, a detta di certi esperti, il circuito di
regolazione dei toni rovina la bontà dell'amplificatore e quindi in certi
apparecchi mettono la possibilità di escluderlo. Il cieco mi risponde che lui
non ha questo problema, il suo amplificatore non ha la regolazione dei toni;
l'equalizazione del suono viene fatta attraverso il cavo che va alle casse,
quello famoso da 500 mila lire. Se fosse così, oltre ad essere un sistema poco
economico, la regolazione dei toni sarebbe estremamente scomoda e poco moderna. Mi fa venire in mente i primi centralini telefonici che per passare una
chiamata dovevano collegare le spine. Immagina d'avere un hi fi molto sofisticato magari con tanto di telecomando. Poi un amico ti dice: "metti un po' più
di acuti". E tu: "massì, lascia perdere, mi scoccia star qui a cambiare cavo,
è incastrato là dietro"! Come vedi, a volte l'influenza psicologica è talmente
forte che le persone arrivano a credere a cazzate enormi. Così quando quel
cieco ha acquistato il cavo, il negoziante più o meno gli ha detto: "Siccome
le casse a casa hanno un suono diverso rispetto al negozio, se necessario mi
porti in dietro il cavo che te ne do un altro fino a quando troviamo l'equalizazione giusta". E così infatti è avvenuto o per meglio dire quel cieco crede
che sia avvenuto. Una volta portato a casa l'impianto, ovviamente il suono era
diverso da quando l'ha sentito in negozio e ne è rimasto un po' deluso. Così
ha cambiato cavi fino a trovare, in maniera fittizia, quello che andava bene.
In realtà è successo una cosa semplicissima: il suono non è variato con la
sostituzione dei cavi, semplicemente il suo orecchio si è abituato a sentirlo.
Anni fa ho acquistato una cuffia dal prezzo piuttosto elevato. Non ero però
molto soddisfatto dell'acquisto perché mi sembrava che fosse carente nelle
frequenze medie. Adesso mi sono talmente abituato che mi sembra strano aver
avuto quella sensazione. In pratica succede ciò che a volte capita con il
cibo. assaggi un qualcosa che magari ti piace poco. se per qualsiasi ragione
continui a mangiarla, a volte il cervello si abitua e alla fine la mangi di
gusto. Vado alla conclusione di questo articolo con una provocazione, altrimenti non sono più io. Mi piacerebbe tanto ritornare inquel negozio della mia provincia
dove dicono le cazzate sui cavi e ritrovare quel signore che non sapeva sostituire la testina di un giradischi. Visto che secondo lui il suono di un impianto cambia per le minime differenze esistenti tra un cavo e l'altro mi
farei dire quale precisione hanno le resistenze e i condensatori posti in
esso. Forse non sa nemmeno come siano fatti certi componenti e tanto meno che
abbiano un tasso di precisione. Un sito dove puoi trovare un articolo simile a
quello di nuova elettronica menzionato sopra è il seguente:
www.soundlite.it/articoli/2000/nov00/cavialt.html
torna all'indice
torna agli archivi del 2007
vai all'archivio generale
Home