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Piccolo contributo all'autenticità; con il desiderio che siano sempre più le persone capaci di dire ciò che pensano. Il Centro elettronica e musica sperimentale non si assume alcuna responsabilità di danni a cose o persone derivanti dall'uso di questa pagina; "Fuori serie" non è una rivista, sono esperienze e considerazioni di chi desidera l'emancipazione delle persone. Se troverai degli errori non lamentarti più di tanto, cerca semplicemente di non farli.

Indice


uso alternativo del kit surround

Riparare una lampada Beghelli e nota sui faston

Registratore dat Teac Tascam da-40

Soldi, soldi e ancora soldi


Uso alternativo del kit surround

In commercio ci sono diversi sistemi di casse per pc. Quello più classico è costituito da due casse, all'interno di una di queste c'è un piccolo amplificatore che pilota anche la seconda; su una di queste due casse potresti avere anche la presa per cuffia. Poi trovi un sistema con tre componenti: un woofer e due satelliti. In questo caso l'amplificatore è all'interno della cassa che contiene il woofer. Per regolarne il volume potresti avere un comando a filo (vedi Creative). Questo tipo di sistema è più fedele del precedente, non si arriva ad un vero e proprio impianto stereo ma per un computer va più che bene. Un altro sistema che ho provato è costituito da un woofer e quattro satelliti. Il woofer è più o meno identico al precedente, i satelliti sono uguali al kit precedente tranne per la lunghezza dei cavi per i due dedicati agli effetti surround. Come per il sistema precedente, il woofer va collocato sotto la scrivania, i satelliti si posizionano uno a destra e uno a sinistra dell'operatore, quelli per il surround si mettono dietro all'operatore (naturalmente uno a destra e l'altro a sinistra). Ti sembrerà di essere quasi in automobile. Gli effetti surround non servono per una normale stereofonia, sono molto più adatti per i giochi e per effetti speciali. Inoltre, per poter collegare questo tipo di sistema, devi avere una scheda musicale che lo supporta, che abbia cioè due uscite per altoparlanti. Le live della creative supportano questo sistema. Nel kit che ho provato, il pc viene collegato al woofer, e quindi all'amplificatore, tramite un cavo a piattina la quale però è costituita da due cavi stereo (i positivi e la massa collegati su un jack stereo). Se non te ne frega niente d'avere l'effetto surround, puoi utilizzare questo tipo di kit per sonorizzare due computer. Invece di utilizzare la piattina vista prima, allo scopo di non dividerla inutilmente, prendi due cavi stereo che collegherai uno ad un computer e l'altro al secondo pc. L'altra estremità dei cavi la collegherai alle prese del woofer (naturalmente un cavo in una e l'altro nell'altra). I satelliti dedicati al surround li posizionerai in modo corretto rispetto al secondo pc. Avrai così due pc che sfruttano un unico woofer ma questo non costituisce un problema, difficilmente avrai un sovraccarico di bassi soprattutto se usi le casse del pc in prevalenza per la sintesi. Prova e vedrai. Tuttavia, e me ne accorgerò dopo molto tempo perché per capirlo bisognava collegare alternativamente le due coppie di satelliti alla stessa sorgente, queste non hanno la stessa equalizzazione e quindi la cosa è buona per la sintesi, un po' meno per ascoltare la musica.

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Riparare una lampada Beghelli e nota sui faston

Non fare questo tipo di lavoro se non sei in pieno possesso delle tue facoltà mentali, se prendi psicofarmaci eccetera. Lavora sempre con la spina staccata dell'apparecchio in riparazione.
Anche se magari non vedi la luce, se vivi con qualcuno che la vede, potresti trovarti nella necessità di riparare una lampada Beghelli, quelle con la batteria che si accendono quando manca l'energia elettrica; ci sono anche modelli di queste lampade che ti segnalano la fuga di gas.
Nota: se in casa non hai questo tipo di lampada, spero che tu abbia almeno quelle appese al soffitto, magari con lampadari di poco valore o, al limite estremo, solo un portalampade, ma che in casa tua si possa comunque accendere la luce. Guarda che non sto diventando scemo del tutto, sì, lo so, un po' lo sono sempre stato, anzi, sono sempre stato un po' pazzo, ma ho la pazzia dell'artista! A parte gli scherzi, un giorno ero in macchina con un amico il quale mi raccontava che un suo amico era stato a casa di due ciechi i quali non avevano nemmeno le lampade attaccate al soffitto e così in quella casa, alla sera, non ci si vedeva un accidente. D'accordo, a loro non servivano ma quando viene qualcuno...
Ritorniamo alla riparazione: Dopo qualche anno, una delle cose che si scassano in questo tipo di lampada è la batteria. Una volta tolto tutte le viti, la lampada non si apre perché, per farlo, bisogna togliere il vetro posto sul davanti assieme alla sua cornice. Avrai notato che quest'ultima è posta ad una certa distanza dal resto dell'apparecchio. Mettici un cacciavite nella parte inferiore e spingi delicatamente verso l'esterno, ossia verso la parte inferiore della lampada, la linguetta posta sotto di essa, non ci passi con le dita anche se ce le hai sottili! Una volta aperta, se vai a misurare la tensione della batteria potresti rimanere stupito nel trovarci ancora 6 V. Il guaio è che queste batterie, quando non sono più buone, più che in tensione perdono la quantità di corrente emessa, cioè gli Ampere. Se analizzi la lampada, fallo naturalmente con la spina staccata, vedrai che oltre alla batteria e alla lampadina, in essa c'è un circuito per la carica della batteria il quale provvede inoltre a far scendere la tensione e a far accendere la lampadina quando manca l'energia elettrica. Se questo circuito è guasto non ti conviene far riparare l'apparecchio (almeno dal punto di vista economico). Per verificare che sia proprio la batteria a non far accendere la lampada dovrai alimentare quest'ultima come segue. Innanzitutto tocca per bene la batteria e vedrai che il positivo e il negativo sono un po' in rilievo. Il negativo è costituito dal segno meno (-) e quindi sarà più stretto sotto le tue dita perché costituito da una piccola striscia. Tuttavia, se non vedi i colori, prima di staccare i fili segnati il positivo con un po' di nastro isolante attorno al rivestimento del filo in modo da riconoscerlo in seguito. In quelle che ho smontato i fili erano collegati alla batteria tramite dei capocorda o per meglio dire dei faston che si possono sfilare e reinserire con facilità. Se fosse saldata puoi tagliare il filo molto vicino alla batteria in modo da non accorciarlo. In seguito, se non te la senti di saldare, potrai metterci i faston. Adesso la batteria è tolta. Per verificare che la lampadina non sia bruciata, devi alimentare quest'ultima utilizzando delle pile o un alimentatore con 6 V che dovrai collegare non alla spina ma ai fili appena staccati dalla batteria; dovrai rispettare la polarità e, se usi un alimentatore, prendine uno da tavolo e non uno di quelli a spina. Controllando la lampadina verifichi, almeno in parte, l'integrità del circuito visto prima perché, se questo fosse interrotto, non arriverebbe corrente al portalampade. puoi utilizzare un rivelatore di luce; io ne ho uno di veramente piccolo! Adesso vai ad acquistare la nuova batteria ma sappi che se la prendi di marca diversa probabilmente non la potrai utilizzare perché, anche se con le stesse caratteristiche elettriche, non ti permetterà di richiudere la lampada a causa di una piccola variazione fisica (un piccolo bordino). Peccato perché quelle di marca diversa costano meno. Adesso riattaccaci i fili e richiudi l'apparecchio.
Nota: ci sono tecnici che per mettere faston e capocorda sui fili usano una normale pinza; si può anche fare ma risulta un lavoro poco professionale. In commercio trovi pinze per faston isolati e pinze per quelli non isolati. Non so esattamente cosa si trova ai giorni nostri perché questo tipo di attrezzo, una volta comprato, ti dura per sempre, a meno di non perderlo. Quelle che possiedo, oltre a poter pinzare più misure di faston (isolati o non a seconda del tipo di pinza), hanno anche delle scanalature per spellare i fili senza tagliarli, più una zona per tagliare i cavi; inoltre hanno dei fori sui quali è possibile avvitarci delle viti per poterle tagliare senza rovinare la filettatura. Viene tagliato il pezzo di vite inserito nella pinza. Questa è una comoda funzione quando hai la necessità di viti che non si trovano in ferramenta come ad esempio certe misure corte e grosse; le acquisterai più lunghe e le taglierai con la pinza. Informo inoltre che i faston non isolati vengono utilizzati, oltre che nelle lampade Beghelli, nei forni elettrici e in altri posti in cui si genera calore. Comunque, se ti trovi in un apparecchio che non genera alte temperature, puoi utilizzare indifferentemente quelli non isolati o quelli isolati. Un tempo c'erano anche dei capuccetti da inserire sui faston non isolati. Nel caso della batteria vista prima, puoi utilizzare anche quelli isolati, sempre che ci stiano fisicamente.

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Registratore dat teac tascam da-40

La Tascam è una divisione della Teac. Il registratore da-40 ha un aspetto imponente come tutte le piastre Teac; anche quelle economiche hanno un notevole spessore, esagerato sia per questioni di spazio che per quello che c'è dentro. Se apri il da-40 vedrai che sulla destra puoi tranquillamente toccare il fondo della piastra; se i componenti fossero stati inseriti in altro modo, essa potrebbe essere più sottile (come i dat della Sony). Anche la larghezza supera i normali 43 cm perché in entrambe i lati c'è un'aletta di metallo per poter fissare il registratore ad un rac, in totale misura circa 48 cm (spero di ricordarmi giusto). Purtroppo, come gli altri apparecchi professionali, il telecomando è solo a filo e non in dotazione; peccato perché l'accesso numerico dei brani tramite la tastiera numerica lo si fa solo con esso. I tasti per le normali funzioni del registratore sono molto rilevati e quindi adatti anche a quei non vedenti che spesso fanno fatica ad usare gli apparecchi. La ricerca dei brani la si può fare con i pulsanti per lo spostamento avanti e indietro di uno o più brani a seconda di quante volte è stato premuto il tasto. Il registratore ha anche una doppia manopola che svolge molte funzioni; con la manopola è possibile spostarsi velocemente da un punto all'altro del nastro ascoltando il suono sulle casse, con la parte esterna della stessa manopola ci si sposta da un brano all'altro. Ogni scatto della manopola esterna rappresenta un numero ma bisogna tener presente che non c'è un inizio e una fine, la manopola gira sempre. tuttavia, girandola in senso orario, essa parte sempre dal numero uno ogni qual volta si decide di usarla. Questa manopola serve anche per spostarsi nei menu del registratore, esattamente come in un registratore minidisc. Non ho avuto modo di provare molto le funzioni contenute nei vari menu ma dovrebbero essere abbastanza accessibili da parte di un non vedente; naturalmente il registratore è stato fatto per chi vede e fa molto uso del display; peccato che negli anni duemila i non vedenti italiani non possano ancora leggere i display, e pensare che ormai qualsiasi apparecchio ne possiede uno. Hai capito adesso perché non mi iscrivo alle associazioni per ciechi? A cosa servono se non risolvono, e non hanno nessuna intenzione di risolvere i normali problemi di vita quotidiana? Durante l'inserimento dei codici il registratore non emette suono e questo potrebbe costituire un problema ma, come dicevo prima, non ho provato molto le funzioni di menu. Comoda la funzione single play (vedi il numero precedente). Peccato che in questo, come del resto altri tasti, non ci sia un beep alto e uno basso in modo da segnalare quando la funzione è inserita o meno. Per fortuna, una volta spento e riacceso l'apparecchio, tale funzione è sempre disinserita. L'apparecchio non ha entrate o uscite con cavi in fibra ottica; sia per l'analogico che per il digitale ha entrate ed uscite con spine rca e canon a tre poli, quest'ultime sono bilanciate (naturalmente nel modo analogico). Supporta due tipi di standard digitale (sia in entrata che in uscita). Quello consumer cioè il classico spdif che nel gergo tecnico viene chiamato iec60958, supporta anche il modo professionale che generalmente viene chiamato aes/ebu, nel gergo tecnico viene chiamato aes/ebu3-1992. Non ho mai provato questo modo digitale. Oltre ai codici visti negli articoli precedenti, questo dat supporta anche la scrittura di caratteri per i titoli dei brani che, ovviamente, non potranno essere letti con un registratore che non ha questa funzione anche se non dovrebbero creare problemi. Questo apparecchio permette di regolare le funzioni di protezione dalle copie pirata; si possono disattivare le protezioni, mettere una sola copia (come tutti gli apparecchi hi fi consumer) e nessuna copia possibile (naturalmente per il digitale). Nonostante la professionalità dell'apparecchio, l'accesso ai codici d'inizio e di fine non è molto preciso anche se un po' più preciso degli apparecchi consumer; non si arriva però alla precisione del minidisc. la pausa e gli altri tempi di accesso sono lunghi (vedi l'articolo sui registratori dat), anzi per certi aspetti, proprio per essere più preciso, quando il registratore si posiziona all'inizio di una registrazione ci mette un po' di più a partire. La meccanica è molto silenziosa e lo scorrimento del nastro in avanti e indietro molto veloce. La risposta in frequenza è la classica 20/20000 per la frequenza di campionamento a 48 e a 44.1 k; arriva solo a 14.500 per la frequenza di campionamento a 32 non sfruttando così tutta la possibilità che sarebbe di 16.000 (vedi sempre l'articolo sui dat). La regolazione del volume di registrazione avviene con due potenziometri i quali però sono montati su due manopole distanziate fisicamente; questo potrebbe rappresentare un piccolo problema per chi non vede; per fortuna ogni manopola ha una piccola tacca e ci si regola bene. Possiede anche un volume fisso selezionabile tramite un interruttore. Se non ho capito male, può registrare in modo analogico anche a 44.1 (oltre ovviamente a 48 e a 32). Rispetto ad altri registratori dat possiede molte più funzioni e, tra queste, quella che permette di variare la soglia in db entro la quale si registrerà un codice d'inizio. Utile anche la funzione che mostra quante ore hanno girato le testine rotanti in modo da sapere quando pulirle e quando sostituirle (le istruzioni non dicono quanta vita hanno, lo deciderà il tuo tecnico). Anche per la pulizia dicono di far riferimento alla cassetta adibita a tale scopo. Le istruzioni dicono anche che la cassetta potrebbe incastrarsi e quindi potrebbe non essere più possibile aprire il cassettino per la rimozione; dicono di andare dal tecnico. Innanzitutto bisogna dire che questi benedetti ingegneri non hanno progettato molto bene il registratore se la cassetta può incastrarsi (alla faccia della professionalità). In effetti, durante un lavoro, una cassetta si è inceppata nel modo seguente. In questo registratore il vano cassetta è costituito da un cassettino tipo gira cd. Ci si appoggia sopra la cassetta che dovrà essere girata dalla parte giusta e cioè con l'apertura verso il registratore. Non è necessario incastrarla come avviene in altri vani cassetta, il cassetto risulta essere troppo grande per la cassetta ma non importa, il registratore la posizionerà correttamente quando la porterà dentro. Fin qui tutto bene tranne un po' di rumore in più che ti dovrà insospettire quando lo noti. Per un bel pezzo di nastro la cassetta ha funzionato senza problemi, poi non si riusciva più a selezionare lo stop nel senso che anche premendolo la meccanica del registratore non si fermava (l'ascolto però non continuava). Così facendo il registratore non mi restituiva più la cassetta; infatti, se la meccanica non è ferma, non è possibile togliere la cassetta. Cosa fare? Dopo averlo lasciato frullare per un bel po' mi sono deciso ad aprirlo. Prima di fare un'operazione del genere ti conviene chiedere l'aiuto a Dio, i dat hanno meccaniche molto delicate. Una volta aperto ho visto con rammarico che, anche se la corrente era staccata, i meccanismi per lo scorrimento del cassetto della cassetta restavano bloccati. Il blocco della cassetta anche quando non c'è corrente l'ho trovato anche in una piastra della Marantz con cassette normali. Naturalmente sto parlando di piastre servoassistite e non di quelle meccaniche, per le quali che ci sia corrente o meno, è solo un congegno della meccanica a bloccarne l'apertura. Stavo per disperare quando, con il egistratore acceso, muovendo leggermente il nastro la meccanica del registratore ha smesso di girare ed ho potuto così aprire il cassetto. La cassetta aveva un bel po' di nastro fuori che ho tolto pian piano dalle testine; poi, tenendola aperta, ho girato il perno di sinistra fino a riavvolgerla. Grazie a Dio ho recuperato tutto il materiale di quella cassetta ma non l'ho più inserita in quell'apparecchio, solo in uno vecchio.
Nota del 2015: siccome questa operazione va' fatta con la corrente inserita, prima di svolgerla è importante analizzare l'apparecchio con la spina disinserita in modo da localizzare dove si trova l'alta tensione per non metterci le mani quando lavorerai con l'apparecchio acceso. Raccomando di non fare questo tipo di lavori se non sei nel pieno possesso delle facoltà mentali, se prendi psicofarmaci eccetera.
Nota: le cassette dat sono chiuse come le videocassette anche se, rispetto a quest'ultime, sono molto più piccole e hanno nastro più stretto e forse anche più sottile. Tuttavia si può premere nei punti giusti per aprire e poi tenere aperta la cassetta in modo da accedere ai perni. Non chiedetemi perché con quella cassetta il da-40 non funzionava, nel Sony andava anche se con qualche difetto. Come del resto in altre istruzioni dei registratori dat, anche in quelle del da-40 si raccomanda di non lasciare nessuna coda all'inizio del nastro. Questa è una delle tante stupidaggini che dicono gli ingegneri o chi per essi. Così facendo rischi di avere qualche problema quando riascolterai quel nastro partendo con play. Lascia due o tre secondi di bianco soprattutto se usi la frequenza di campionamento a 32. Ho notato inoltre che l'inizio del nastro cambia da un apparecchio all'altro. Registrando una cassetta con il Sony e poi ascoltandola con il Teac, se con quest'ultimo premi il classico play e non hai lasciato un bel po' di nastro bianco all'inizio della registrazione, l'ascolto partirà dopo l'inizio; per sentire il brano dall'inizio usa il tasto per far partire il dat dal codice d'inizio precedente, a volte bisogna farlo più volte per avere tutto l'audio registrato. Un altro problema è costituito dai codici d'inizio usando la funzione single play. Non so se capita solo con la frequenza di campionamento a 32. Ascoltando una vecchia registrazione fatta con il Sony può capitare che il Teac si blocchi mettendo in funzione il single play là dove non dovrebbe. La funzione single play blocca l'ascolto non appena trova un codice d'inizio. In realtà, analizzando bene il nastro ho potuto vedere che in quei punti c'è un codice d'inizio non completamente scritto. Un codice occupa un certo spazio su nastro. Se il codice, per qualsiasi ragione, non è stato scritto o non si è scritto automaticamente in modo completo, magari viene ignorato durante gli spostamenti veloci del nastro perché troppo breve, ma viene sentito durante il play. Infatti, mettendo in play una cassetta del genere nel vecchio Sony e andando a cancellare un codice d'inizio proprio nel punto incriminato, la piastra cancella un codice (anzi un pezzo di codice). Così facendo la cassetta funzionerà anche nell'altro registratore con la funzione single play. Il Da-40 ha due prese per telecomando, il classico jack e una presa femmina a 15 pin. Le istruzioni riportano lo schema elettrico di questa presa ma la spiegazione non è chiara perché in un punto si dice che si tratta di una porta seriale e in un altro di una parallela; non è chiaro se questa presa possa supportare solo un telecomando o anche altri dispositivi.

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Soldi, soldi e ancora soldi

Quanti soldi hai? Sì, lo so, a me non lo dirai mai! D'altra parte non me ne frega niente, era solo un modo per farti alzare il culo dalla sedia! Si dice che la matematica non è un'opinione e così dovrebbe essere; questo però risulta vero solo in certi casi, anzi solo con certe persone. Però a me tanti discorsi non piacciono, mi soddisfano di più gli esempi e magari anche quelli un po' semplificati. Prendiamo il caso di due persone che fanno lo stesso lavoro e prendono mille euro al mese (più o meno). La persona x, con questi mille euro deve pagarsi l'affitto e tutto il resto. La persona y ha una casa propria e non ha debiti. Chi dei due si lamenterà per mancanza di soldi? Teoricamente dovrebbe lamentarsi la persona x, in pratica non è raro che a lagnarsi sia y. Questo perché, nonostante la matematica, ognuno di noi dà un valore diverso ai soldi e non solo dal punto di vista numerico. Personalmente ho sempre trovato più generose e disponibili quelle persone che di soldi non ne hanno o comunque che, pur prendendone abbastanza, magari stanno facendo dei lavori come una casa eccetera. Insomma quelle persone che non stanno sempre lì a risparmiare! Il guaio è che certe persone se prendono mille euro ne vogliono mettere in banca novecento cinquanta; questo tipo di persona è sempre lì a lamentarsi che non ce la fa, ha paura di spendere anche per le cose necessarie. Vivono la loro vita rinunciando a certe cose non per aiutare gli altri ma semplicemente per ammucchiare, ammucchiare ed ancora amucchiare denaro. Per queste persone (e in modo particolare per una che so io) il sottoscritto è un fallito; fallito perché non dà al danaro molto valore. In effetti io al danaro non do molto valore, ma sarebbe meglio dire che gli do il valore che si merita. Il danaro è utile e molto necessario. Tuttavia, ammucchiarlo così, fine a se stesso, non serve a niente; porta le persone ad esserne attaccate e a vivere malissimo. Queste persone dicono: "se vado una volta in meno a tagliarmi i capelli durante l'anno posso mettere da parte 11 euro, anzi 10 perché dove vado io costa dieci, non faccio come Franco che va dove costa un euro in più. Guarda quel cretino di Franco, si compra i registratori, il cd recorder, guarda quanti soldi spende! Per non parlare poi dei computer che si svalutano dopo pochi giorni dall'acquisto!". Risparmiare è anche giusto, ma se questo diventa l'unico scopo della vita allora si diventa schiavi di un centesimo. E del resto cosa fai? Quando il tuo conto in banca (o in posta) sale di trecento euro, cos'hai capito? Stai sempre lì a leggere il totale del tuo conto e a dire: che bello, che bello, è salito!? Ci sono persone che, pur avendo un centinaio di milioni delle vecchie lire in banca, pur avendo beni immobili eccetera, dicono: "io non ho nulla, non posso dare niente agli altri, non posso acquistare questo o quell'altro". Ecco perché sostengo che spesso la matematica può anche essere un'opinione. Comunque io sarò anche un fallito e me ne vanto. D'avere molto danaro non me ne importa un fico secco! O per lo meno me ne può importare solo se con quel danaro ci posso fare delle cose, tenerlo lì in banca non ha alcun senso. Sì, d'accordo, un po' di danaro messo da parte ci vuole per eventuali inconvenienti che possono sempre capitare nella vita, ma non facciamone una mania! Tutte le persone che sono morte lo scorso 11 settembre del loro danaro non se ne sono fatte un bel nulla. E poi è proprio vero che noi non possiamo aiutare gli altri? Spesso, ad aiutare gli altri (anche con il danaro) sono proprio le persone che ne hanno meno. Concludo dicendo che non è certo la quantità di danaro che si possiede a determinare le qualità di una persona, anzi! Spesso, chi ha molto danaro è anche tanto, ma proprio tanto più rincoglionito di me!!!!!!!!!!!!!!! E i ciechi? Capita spesso, troppo spesso, che dei ciechi vadano in qualche negozio e pretendano lo sconto in nome della cecità; poi rimangono fregati perché il negoziante deve pur vivere e non può fare sempre della beneficienza. Non può perdere sempre delle ore a riparare computer per i ciechi in modo gratuito. Vai nei negozi e magari chiedi pure lo sconto ma senza esagerare e, soprattutto, non in nome della cecità; guadagnerai sia come dignità ma anche economicamente. Quando il negoziante ti rivedrà la prossima volta non cercherà di rifilarti del ciarpame perché ti deve fare a tutti i costi lo sconto e togliersi dai coglioni il "povero cieco" rompi palle! Ti tratterà come tutti gli altri e questa è una soddisfazione che non ha prezzo. Poter ordinare una cosa costosa senza sentirsi dire che non c'è perché tanto il cieco non paga, poter ordinare un apparecchio senza problemi dovuti al fatto che il povero ciechino ordina le cose e poi non le ritira mai, pagare in modo adeguato quando uno ti fa una riparazione, significa che magari un aiuto ti verrà dato più volentieri e, alla fine, risparmierai più di quanto non avresti risparmiato avendo certe pretese. Chi ha orecchi per intendere...

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