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Piccolo contributo all'autenticità; con il desiderio che siano sempre più le persone capaci di dire ciò che pensano. Il Centro elettronica e musica sperimentale non si assume alcuna responsabilità di danni a cose o persone derivanti dall'uso di questa pagina; "Fuori serie" non è una rivista, sono esperienze e considerazioni di chi desidera l'emancipazione delle persone.
Se troverai degli errori non lamentarti più di tanto, cerca semplicemente di non farli.
Indice
Esaminato parzialmente il programma windots e dintorni
Nota del 2015: in origine questo articolo era nelle notizie in breve.
Nell'aprile scorso sono andato a Bologna ed ho esaminato parzialmente
il programma Windots per la lettura di windows tramite le righe braille. Contrariamente a quanto avevano detto i "signori dell'informatica" due anni fa
(nell'ottobre o novembre '96), il programma Windots può funzionare anche con la
riga braille Notex40. Non ho mai creduto a quanto mi avevano detto "quei
signori" e non ci credeva nemmeno un mio amico; essi sostenevano che il
Notex40 non poteva funzionare a causa della porta seriale che, a loro avviso,
è diversa dalle altre. Che ci siano diversi tipi di porta seriale siamo d'accordo, alcune usano un tipo di integrato e altre ne usano un altro (vedi
norton). Tuttavia, lo standard è sempre lo stesso, vi immaginate se ogni
costruttore facesse una sua interfaccia seriale che razza di problema sorgerebbero con i modem? A parte queste cose assurde, il Windots funziona con il
notex40 anche con Windows 95 anche se, a mio avviso, sarebbe meglio avere
un'altra barra braille provvista dei tastini per l'aggancio del cursore sopra
le cellette. Questo farebbe risparmiare tempo e anche ti consentirebbe di
imparare meno comandi. Ho chiesto se il programma Windots funzionava con Omnipage ma non ne sanno niente. Al contrario di Outspoken il programma Windots non
fa uso dei dizionari ma memorizza gli eventi di Windows; questa è una faccenda
che non ho capito bene, forse memorizza i vari simboli a mano a mano che li
incontra, certo, ma non è come se ci fossero i dizionari? Se qualcuno ne sa
qualcosa mi faccia sapere. Credo comunque che, come al solito, per poter
valutare il programma bisognerebbe comprarlo. In aprile le istruzioni non
erano ancora state tradotte in italiano e dovevano essere pronte per giugno;
non so se abbiano rispettato questo termine perché non sono più andato a
Bologna anche se mi ero ripromesso d'andarci. Il programma Windots possiede
diversi driver che lo fanno funzionare con tutte le righe braille della Papermeier, con la mb408s e con quelle da ottanta caratteri. A bologna mi hanno
detto che stanno progettando un'altra riga braille che farà anche un po' da
notex, raccomando di prendere questa notizia con beneficio d'inventario (visti
i precedenti). Non saprei dire se il programma Windots funziona bene o male,
per capirlo bisognerebbe usarlo qualche giorno; inoltre era installato su
Windows 95 che io conosco solo per sentito dire e quindi non ho potuto valutare bene la cosa. Tuttavia, vorrei precisare che usare windows con una barra
braille è tutta un'altra cosa, non si ha più quella schifosa di sintesi che ti
dà un sacco di informazioni che alla fine ti fanno dimenticare ciò che ti
serve veramente. La stessa impressione l'ho avuta usando il programma Virgo
che serve per leggere Windows tramite le righe braille distribuite dalla
Tiflosystem. Mi è stato detto che funziona anche con la sintesi vocale ma non l'ho mai provato. Comunque, anche il programma Virgo l'ho provato molto poco,
il computer non era mio e chi acquista alla Tiflosystem, riceve anche il
lavaggio del cervello nel senso che gli viene detto di non toccare qui, non
fare questo, non spostare quell'altro altrimenti....... il computer si rompe!
Certo che chi acquista alla tiflosystem in realtà è come se avesse fatto un
contratto d'affitto! E non vi sembra un po' caro?
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Riviste alta fedeltà
Notadel 2015: in origine il titolo non c'era e l'articolo faceva parte delle notizie in breve.
Per chi è appassionato di alta fedeltà, segnalo che le riviste "suono"
e "fedeltà del suono (fds)" si acquisiscono abbastanza bene con lo scanner
tramite la luminosità automatica e le colonne multiple del programma Omnipage
versione 6.0. Purtroppo non sono tutte rose e fiori, non sempre la divisione
delle colonne è fatta bene, qualche pagina si legge male, a volte ti trovi una
pubblicità che ti fa solo dire un sacco di imprecazioni ma.......... Meglio di
niente. Per lo meno le notizie che potrai leggere non avranno il doppio filtro! Un primo filtro è quello costituito da chi scrive il giornale, il secondo
è formato dalle associazioni per ciechi che eventualmente ti danno le notizie.
Meglio averne uno solo, non ti pare? E se poi anche tu ti mettessi a chiedere
le cose su dischetto come faccio io, forse faresti anche prima a leggere ciò
che ti interessa. Cosa ne pensi?
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Programma per la trascrizione musicale del centro bibliotecario feltrino
Nota del 2015: in origine era senza titolo e faceva parte delle notizie in breve.
Sabato 11 luglio 98, il telegiornale regionale del Veneto di rai3 ha
dato una notizia molto scarna e in maniera un po' assurda. Sembrava che presso
il centro bibliotecario feltrino vi fosse un programma che riusciva ad acquisire la musica con lo scanner e che poi riuscisse a trasformarla in braille.
Troppo bello per essere vero. Il lunedì 13 ho subito telefonato a Feltre, il
programma c'è, però non fa tutto da solo; gira in Windows ed è un programma
per operatori vedenti che vogliano fare degli spartiti musicali in braille.
Inoltre non sono proprio sicuro che la musica venga acquisita con lo scanner,
la persona con cui ho parlato mi diceva di digitare le note in determinate
caselle. In ogni caso il programma non è in vendita e quindi non ho approfondito bene il discorso sul suo funzionamento (oltretutto al mattino si spendono
un sacco di soldi a telefonare). Esso serve solo al centro per le trascrizioni
musicali. Queste, come già avviene per le registrazioni in cassetta, possono
essere richieste da qualsiasi non vedente inviando lo spartito che si vuole
far trascrivere. Non so se ci sia una cifra da pagare, purtroppo una buona
parte degli addetti al centro era in riunione al convegno che si svolgeva in
quei giorni ed allora non ho avuto notizie molto precise. Se ne sai qualche
cosa fammi sapere.
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Trascrizioni musicali presso la stamperia di Firenze
Nota del 2015: in origine era senza titolo e faceva parte delle notizie in breve.
L'anno scorso ho ricevuto una lettera dalla stamperia braille di
Firenze nella quale mi si comunicava che in tale sede era possibile far trascrivere degli spartiti musicali. Un po' prima di Pasqua di quest'anno ho
inviato uno spartito che però non è ancora stato trascritto e quindi non posso
valutare se il lavoro viene fatto bene o male. Ti raccomando, se hai degli
spartiti di musica da far trascrivere non perdere questa e nemmeno le altre
occasioni.
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Trascrizioni musicali presso la biblioteca di Monza
Anche la biblioteca di monza effettua trascrizioni musicali su richiesta. Purtroppo in questo periodo il servizio è momentaneamente sospeso a causa
delle troppe richieste (troppo lavoro arretrato, vedi bollettino della biblioteca). Mi viene spontaneo chiedermi: come mai le associazioni per ciechi,
quando ci si lamenta che non si hanno libri musicali ti rispondono sempre che
non ci sono richieste? Alla faccia delle bugie, a Feltre hanno avuto già delle
richieste con un servizio appena iniziato, Monza è satura ed allora..........
Peccato che non si sia ancora arrivati a mettere la musica su floppy con la
possibilità poi di scambiarci gli spartiti; questa era una considerazione che
faceva dieci anni fa Carlo Merisio riassumendo le fasi di un convegno musicale. Come sono lenti questi ciechi ad evolversi!
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Rivista musicale suoni
Nota del 2015: in origine era nelle notizie in breve. Tolto un'informazione errata che avevo provveduto a correggere nel numero successivo.
La rivista musicale Suoni che contiene spartiti di musica leggera,
mi sembra ben fatta. Peccato che non sia su floppy e anche peccato che si sia
adottato il sistema di trascrizione che prevede una battuta della mano destra,
un segno di divisione e una battuta della mano sinistra. Sinceramente preferisco avere sotto mano tutto il rigo della mano destra e poi tutto il rigo della mano sinistra ma... La rivista è trimestrale ed è fatta in due o tre fascicoli di piccolo formato. Essa è gratuita (non sono d'accordo sul tutto gratuito). In giro ci sono delle notizie secondo le quali la rivista dovrebbe essere data solo a chi si abbona al corriere braille. Questo non è vero, non lascia-
tevi infinocchiare! E del resto la biblioteca di Monza effettua o no il servizio anche per chi non è iscritto all'unione italiana ciechi? E che cosa se ne
fa un non iscritto all'unione del corriere braille? Sinceramente preferisco pagare un abbonamento ad una rivista,
sì, ma alla rivista che mi serve e non a quella che qualche personaggio vorrebbe farmi comprare a tutti i costi.
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Amplificatore e casse acustiche
Nel Fuori serie precedente, ho già affrontato il problema della scelta hi
fi; questa volta entriamo più specificamente nell'argomento parlando degli
amplificatori e delle casse acustiche. Innanzitutto bisogna dire che di questi
componenti ce ne sono di varie marche, di diverse dimensioni e di prezzi molto
vari; si può spendere duecento o trecento mila lire fino a qualche decina di
milioni. Ogni amplificatore e ogni cassa acustica hanno delle caratteristiche
tecniche ben precise che, ovviamente, qui non posso riportare perchè variano
da modello a modello; è bene precisare però che i valori numerici delle caratteristiche tecniche non sono gli unici parametri da prendere in considerazione, bisogna anche vedere se il suono che giunge alle nostre orecchie ci piace
oppure no, e questa, a mio avviso, è la cosa più importante. Un esempio: ormai
molti apparecchi hanno una risposta in frequenza da 20 a 20.000 Hertz, certo,
ma come ci arrivano a queste frequenze? Il suono è distorto? è metallico o
caldo? Ed inoltre, a quale dinamica (db) sono state fatte queste misure? E
qual'è il tasso di distorsione? E' ovvio che un apparecchio che arriva a 20.000
Hertz senza distorcere il suono ad una dinamica di un db sarà certamente
migliore di uno che arriva sempre a 20.000 Hertz nel quale però la misura della
risposta in frequenza è stata fatta magari a -3 db. Inoltre bisogna tener
conto dell'andamento grafico della risposta in frequenza e cioè se vi sono
dei punti della banda sonora in cui l'apparecchio tende ad enfatizzare o ad
attenuare il suono. Da notare che agli inizi degli anni ottanta vi era la
corsa verso una risposta in frequenza sempre più alta e non era raro trovare
apparecchi che dichiarassero di arrivare a 21.000 o 22.000 Hertz; poi il lettore
cd ha preso sempre più spazio sul mercato e, visto che un cd player arriva al
massimo a 20.000 Hertz, la corsa si è fermata. Oggi invece troviamo la rincorsa
verso il basso e non è raro trovare apparecchi che dichiarino di avere una
risposta in frequenza che parte da due o addirittura da un Hertz. Uno dei parametri di cui spesso si tiene poco conto è l'ambiente d'ascolto. Contrariamente
a quanto si potrebbe pensare, l'ambiente in cui si installeranno l'amplificatore e le casse, è uno dei componenti principali della catena hi fi. In un
ambiente con pareti molto lisce e regolari, con molti vetri (finestre e quadri), con pochi mobili, senza tappeti e così via, avremo una forte dose di
riverberazione che, spesso, amplifica notevolmente le frequenze basse. Al
contrario, un ambiente con divani, tappeti, pareti irregolari e materiali
assorbenti, ci offre una scarsa riverberazione ed un suono più pulito; attenti
però a non esagerare perchè altrimenti avremo l'effetto di smorzamento eccessivo di certe frequenze. Purtroppo in un ambiente domestico si arriva sempre a
un compromesso; nella stanza in cui si ascolta la musica magari si fanno anche
altre cose e quindi non è possibile renderla idonea all'ascolto al cento per
cento. Inoltre, anche i nostri familiari hanno le loro esigenze che, ovviamente, bisogna rispettare con la conseguenza che non sempre certe esigenze
(magari della moglie) si adattano bene ad un impianto hi fi. Per queste ragioni, il mio parere è di spendere sì, magari anche parecchio, ma non in modo
eccessivo a meno che non si abbia la possibilità d'avere un ambiente veramente
"a prova di suono". Ma quanta potenza è necessaria per ascoltare bene la
nostra musica? Per far suonare una stanza di quattro metri per quattro non
occorrono cento Wat, tuttavia, spesso, amplificatori e casse con una buona
potenza hanno anche un suono migliore di altri. Inoltre, quando cominciamo ad
alzare un amplificatore di piccole dimensioni e lo portiamo quasi al massimo,
il suono che ne esce non è più tanto pulito, comincia a dare segni di distorsione. Se, al contrario, usiamo lo stesso volume con un amplificatore con un
centinaio di wat o anche oltre, il suono rimarrà fedele perchè l'amplificatore
sta comunque lavorando ancora lontano dal punto di esaurimento. Insomma, per
fare un esempio automobilistico: se andiamo ai cento all'ora con una piccola
panda, si sentirà un bel rumore, non sarà poi così stabile e via dicendo. Se
andiamo ai cento all'ora con una macchina di grossa cilindrata, ci sembrerà di
essere quasi fermi! Una cosa che consiglio vivamente è quella di acquistare le
casse acustiche sempre un po' più potenti dell'amplificatore (magari di 20
Wat). In questo modo non arriveremo mai a saturarle; se leggerete le caratteristiche dei vari modelli di casse acustiche vi accorgerete che i loro altoparlanti possono essere mossi anche da amplificatori con una potenza inferiore
rispetto a quella massima applicabile. Personalmente preferisco le casse a tre
vie e cioè con tre altoparlanti, uno per i bassi, un secondo per le frequenze
medie e il terzo per le frequenze più acute. Il punto in cui la banda di
frequenza viene tagliata per essere affidata all'altoparlante più piccolo, ad
esempio da quello dei bassi a quello delle frequenze medie, varia a seconda
del modello di cassa acustica. Quelle a due vie generalmente costano meno. Ci
sono casse acustiche da scaffale e da pavimento; per queste ultime ve ne sono
di quelle molto strette (a torretta) che si espandono abbastanza in alto.
Naturalmente, la scelta tra un tipo e l'altro, dipende dallo spazio a disposizione nella tua abitazione, da un suono più o meno fedele (cioè dal gusto
personale di ognuno di noi) e dal prezzo che sei disposto a pagare. Scegliere
comunque non sarà facile perchè in negozio l'ambiente è totalmente diverso da
quello domestico. Generalmente a casa si ha sempre una maggiore amplificazione
delle frequenze basse. Una prova che i negozianti non fanno mai (almeno qui a
Padova) è quella di provare un amplificatore diverso con le stesse casse. Si
fa sempre il contrario perché, dicono i negozianti, l'amplificatore serve solo
a buttare fuori potenza e l'importante sono le casse! Certamente le casse sono
importanti ma è ovvio che se un amplificatore genera un suono metallico, di
conseguenza suoneranno in maniera abbastanza metallica anche le casse che
magari hanno un suono più caldo. Insomma, sarebbe ora che certi negozianti
(soprattutto quelli che non sanno riconoscere un microfono mono da uno stereo)
ci rispettassero un po' di più e ci facessero provare ciò che vogliamo, soprattutto quando si spendono diversi milioni. Oggi poi vanno di moda i sistemi
surround dei quali però non ho esperienza; ad esempio, un sistema surround che
è possibile trovare abbinato a sistemi audio video, si compone di cinque casse
acustiche le quali dovranno essere posizionate nel modo descritto dal manuale.
Attenzione però a non confondere il sistema surround con il sistema prodotto
dalla Bose che risale a più di dieci anni or sono. Esso si compone di una
cassa acustica per i bassi che va posizionata al centro della parete in cui
posizioneremo le casse, lateralmente avremo i satelliti composti da due altoparlanti (uno incastrato sull'altro) che servono per le frequenze medie ed
alte; nell'arco di questi dieci anni la bose ha cambiato un po' gli altoparlanti che compongono questo sistema ma sostanzialmente rimane invariato; in
sostanza abbiamo un unico altoparlante per le frequenze basse. Gli amplificatori si dividono in tre grandi categorie così riassunte. Abbiamo gli amplificatori integrati allo stato solido (cioè con circuiti costituiti da transistor
ed integrati) che oggi vanno per la maggiore; in tali apparecchi il preamplificatore e l'amplificatore vero e proprio sono montati in un'unica scatola.
Abbiamo poi degli apparecchi il cui preamplificatore e l'amplificatore vero e
proprio sono montati in scatole diverse; essi venivano usati soprattutto negli
anni passati per limitare al massimo i disturbi dell'ingresso phono (giradischi) nei confronti degli altri circuiti. Tuttavia vengono usati anche oggi ed
hanno la particolarità d'avere una circuitazione molto curata (e ovviamente un
prezzo salato). La terza categoria è rappresentata dagli amplificatori a
valvole; contrariamente a quanto si crede, le valvole vengono usate anche oggi
e ci sono dei veri e propri cultori di questo tipo di apparecchi. Generalmente
si tratta di apparecchi molto costosi anche se ultimamente stanno arrivando
degli apparecchi dalla Cina dal prezzo un po' più contenuto. Infatti, dopo il
successo degli apparecchi giapponesi (soprattutto anni 70) e dopo il successo
degli anni ottanta degli apparecchi americani (gli anni novanta sono un po'
strani), adesso stanno per arrivare apparecchi cinesi, chissà se sarà un
successo oppure solo una piccola scaramuccia. La ditta cinese costruttrice
degli amplificatori a valvole è la Spark Electronic. Che tipo di cavo usare
per collegare l'amplificatore alle casse? Si va dal comune cavo elettrico a
piattina con due poli (anche se colorati per evidenziarne la fase). Attenzione: a volte la colorazione del cavo è fatta non sul rivestimento ma sul conduttore e quindi la si vede solo quando il filo è sbucciato. Poi abbiamo cavi
specificamente dedicati al collegamento delle casse con prezzi che partono da
poche decine di mila lire fino ad arrivare a cavi dal prezzo di tre o quattro
milioni di lire. Generalmente questi cavi hanno un rivestimento esterno fatto
a tubo (più o meno rigido) il quale al suo interno ha i fili di collegamento
ulteriormente rivestiti. Possiamo trovare cavi che hanno due fili per ogni
polo, cavi molto pesanti (anche come prezzo) e a volte molto rigidi e difficili da posizionare. Sinceramente nutro seri dubbi sul fatto che i cavi possano
influire molto nel suono; tuttavia non ho molta esperienza in materia. Posso
solo dire che, quando qualche anno fa ho acquistato del cavo dedicato in modo
specifico al collegamento delle casse acustiche, non ho trovato differenza
rispetto a quello che usavo prima che era il normale cavo elettrico. Ma forse
è perché non ho speso molto? Inoltre credo che, se ci sono differenze, queste
si sentano con apparecchi molto sofisticati; in ogni caso mi riprometto di
fare altre prove e se avrò qualche notizia la scriverò. Anche per quanto
riguarda i cavi di collegamento delle varie sorgenti (come il cd player) vi
sono quelli comuni e quelli specificamente dedicati allo scopo il cui prezzo
può essere anche molto alto. Qui il discorso sull'alta fedeltà del suono
sarebbe troppo lungo per sviscerarlo completamente e quindi proseguo nell'articolo ripromettendomi di inserire qualche altra considerazione quando parleremo di altri apparecchi. Quando acquisti l'amplificatore e le casse acustiche
cerca di comprarli con lo stesso grado di professionalità. Inoltre, cerca che
nell'amplificatore vi siano tutti gli ingressi che ti servono e magari qualcuno in più che può sempre far comodo soprattutto se non hai intenzione di
acquistare un mixer. In questi ultimi tempi ho provato le mie casse acustiche
in ambienti diversi, il suono, pur rimanendo quello caratteristico delle mie
casse, cambia notevolmente da un ambiente all'altro. Ho anche provato le
stesse casse con due amplificatori; devo dire che, contrariamente a quanto si
pensa in certi ambienti, vi è una bella differenza tra un amplificatore e
l'altro. Dovrei fare ancora qualche altra prova per dirlo con sicurezza ma
tuttavia la mia impressione è che tanto più l'ambiente è poco idoneo
all'ascolto della musica, tanto più si sentono i difetti dell'amplificatore.
Inoltre, come dicevo prima, con un amplificatore abbastanza piccolo, come uno
dei due con i quali ho fatto le prove, il suono tende a distorcere con volumi
elevati anche pilotando le stesse casse che normalmente non distorgono con un
buon amplificatore. Per finire ti dico quanto segue: vi sono persone che
scrivono sui giornali che, soprattutto per uno che si accosta all'hi fi per la
prima volta, consigliano di spendere poco sull'amplificatore e le casse e di
spendere un po' di più su quelle che loro chiamano "sorgenti" (giradischi,
cdplayer, minidisc, dat, registratori di videodischi, cdr, registratore a
cassetta). Fermo restando che le sorgenti sopra menzionate hanno caratteristiche troppo diverse tra loro per fare di tutta l'erba un fascio, sul consiglio
di certi giornali io non sono totalmente d'accordo. Delle varie sorgenti
(salvo il videodisco per il quale non ho nessuna esperienza) parleremo nei
prossimi numeri. Per il momento dico quanto segue: sono senz'altro d'accordo
che si debba spendere abbastanza per le sorgenti, soprattutto perché si spera
siano anche più solide meccanicamente, ma tuttavia io non spenderei tanto di
meno per l'amplificatore e le casse che, a mio avviso, sono la base di un
impianto e che, a mio parere, possono durare molto di più di certe sorgenti.
L'abbiamo visto in questi strani anni novanta in cui il dat, il dcc non hanno
avuto poi così tanto successo; il minidisc rimane ancora un po' un'incognita.
Ma se noi avessimo acquistato un amplificatore e un paio di casse all'inizio
degli anni novanta, se tali apparecchi sono stati tenuti bene sarebbero certamente ancora attuali. E poi che senso ha collegare una sorgente di ottime
prestazioni ad un amplificatore mediocre? Quando qualche anno fa ho cambiato
l'amplificatore, quando mi sono messo ad ascoltare certe registrazioni fatte
su cassetta che mi aveva fatto anni prima un mio amico mi sono messo quasi le
mani sui capelli. Con il vecchio amplificatore le registrazioni non erano
certo fatte bene, purtroppo le aveva fatte con un registratore a cassetta
riparato da un tecnico imbecille; in tale registratore, invece di sostituire
la testina di registrazione ormai consumata, quel maiale di tecnico ha alzato
al massimo la corrente di bias in modo che le frequenze acute fossero notevolmente enfatizzate compensando in tal modo la carenza della testina. Il risultato era di una registrazione metallica, con frequenze acute distorte, quelle
medie poco presenti e quelle basse un po' distorte; dava l'impressione di
quegli impianti che si ascoltano quando arrivano le giostre e ti veniva la
voglia di farti un giro in autoscontri! Tuttavia, per la musica leggera, il
suono poteva ancora passare. Ma tali registrazioni hanno perso ogni dignità
quando le ho ascoltate con il nuovo amplificatore che ne rimarcava in maniera
più netta tutti i difetti nonostante avessi collegato ad esso lo stesso registratore a cassetta e le stesse casse. Chi ha orecchi per
intendere................
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Curiosità sull'armonica a bocca
Non so se sia ancora così, però nei primi mesi del 98 l'armonica a bocca ha avuto un'impennata di vendite. Questa impennata non so quando sia cominciata,
presumo nella seconda metà del 97. Anche la vendita degli strumenti musicali segue le mode, basta che qualche personaggio importante si metta a suonare uno
strumento che poi la gente lo segue per imitazione. Alle soglie del 2000 non
siamo ancora capaci di pensare con la nostra testa e ci lasciamo influenzare
peggio degli uomini primitivi. Con queste considerazioni un po' filosofiche
non voglio disprezzare l'armonica a bocca, anzi! dico solo che bisognerebbe
pensare con la propria testa e non con quella degli altri anche quando questi
"altri" sono dei personaggi "importanti". Comunque parliamo un po' dell'armonica a bocca, uno strumento molto caratteristico e anche interessante. La data
di nascita di questo strumento è un po' vaga, si parla del 1821 (a Berlino),
del 1829 (a Londra) e addirittura del 1857 sempre in germania. In ogni caso si
tratta di uno strumento moderno; quando si parla di strumenti moderni, non
vuol dire che questi siano stati inventati negli ultimi dieci anni, vuol dire
che sono stati inventati nell'ultimo periodo storico della nostra umanità
(sgangherata). Strumenti antichi sono, ad esempio, il flauto e l'arpa. Il
flauto risale all'epoca veramente primitiva, l'uomo antico aveva scoperto che
soffiando in ossi vuoti e canne veniva prodotto del suono, da qui ad inventare
il flauto il passo è stato breve anche se certamente non si trattava di uno
strumento perfezionato come lo si intende ai nostri tempi. L'arpa invece è
nata più tardi ma possiamo trovare il suo nome in scritti molto antichi. A
parte queste divagazioni, torniamo all'armonica a bocca. Essa è rappresentata
da una scatola rettangolare dalle piccole dimensioni, su uno dei lati lunghi
dello strumento sono posti i fori di forma quadrata nei quali il suonatore
soffierà. L'aria introdotta dal suonatore fa vibrare le ance (una per ogni
foro). Le ance sono costituite da piccole lame metalliche che, vibrando,
producono il suono. l'armonica a bocca si divide sostanzialmente in due categorie, quella diatonica e quella cromatica. In quella diatonica non sono
presenti le alterazioni (diesis) ed è quindi possibile suonare solo le note
naturali (praticamente i tasti bianchi di una tastiera da pianoforte o
simile). Ogni foro dell'armonica a bocca diatonica rappresenta due note, soffiando se ne produce una, aspirando l'aria si produce la nota vicina ad essa.
Ad esempio il foro della nota do, produrrà la nota re quando l'aria viene
aspirata. In alcune armoniche a bocca diatoniche vi sono poi dei fori dedicati
ad accordi molto semplici. L'armonica a bocca cromatica può produrre tutte le
note e, a differenza di quella diatonica che ha un'estensione di un'ottava,
essa può arrivare anche a tre ottave. Per fare le note diesis, il suonatore
sposta una leva (registro) posta sullo strumento. Nonostante l'armonica a
bocca cromatica sia più completa dal punto di vista musicale, quella diatonica
è molto più diffusa. Certamente è più facile da suonare ma questo è vero fino
ad un certo punto perché, come dimostrano certe esecuzioni di musica blues, a
volte con tali strumenti si producono degli effetti speciali che solo un'artista è in grado di fare. Da notare inoltre che tali effetti non si possono
riprodurre con quella cromatica. Per converso però, con l'armonica a bocca
cromatica, è possibile suonare musiche anche complesse (persino musica classica). L'armonica a bocca ha avuto un certo successo anche negli anni in cui la
suonava Bob Dylan; questo cantante la fissava ad un piccolo tralicetto posto
vicino a lui in modo da poterci soffiare dentro e al tempo stesso avere le
mani libere per suonare la chitarra. Questa, che in apparenza sembrava un'idea
molto originale, non era altro che l'imitazione di ciò che facevano certi
mendicanti negli anni venti, i quali suonavano anche cinque strumenti contemporaneamente, (la fame aguzza l'ingegno). L'armonica a bocca è stata anche il
primo strumento ad essere suonato nello spazio (nel 1965); senza arrivare a
questi estremi, si tratta infatti di uno strumento che sta comodamente in
tasca e che può essere comodamente portato in gita, in campeggio e in qualsiasi luogo dove si abbia bisogno di un po' di musica. Oltre che nella musica
blues, essa viene adoperata per canzoni popolari (come quelle venete). Durante
la prima guerra mondiale, i soldati britannici hanno avuto in dotazione un'armonica a bocca con la quale potevano rallegrarsi un poco. Certamente si può
immaginare il motivo, ma per chi non lo immagina lo dico io. La fantasia dei
politici criminali non ha limite, sanno bene che in guerra si muore, quindi
perché non rallegrare la morte dei propri soldati con un piccolo strumento in
modo che questi possano portare avanti in maniera più determinata i loschi
stupidi interessi dei cretini che ci comandano? Un famoso suonatore di armonica a bocca è stato Sonny Terry, musicista cieco scomparso da poco tempo che
l'adoperava nella musica blues. Ma perché questo strumento ha avuto un'impennata di vendite? Un po' per imitazione (come dicevo all'inizio), un po' perché
facile da suonare (solo in parte) e forse anche perché a volte si sente il
bisogno di ritornare alla musica artigianale, quella musica magari un po'
stonata, un po' fuori tempo, magari suonata non perfettamente ma che ha il
sapore genuino dei tempi andati. Non si tratta di nostalgia a tutti i costi,
si tratta caso mai di ammettere che molta musica di oggi è uguale a sè stessa,
gli stessi arrangiamenti, timbri uguali al cento per cento ad altri strumenti
(dieci tastiere elettroniche dello stesso modello producono lo stesso identico
suono, una vera e propria clonazione). Questo non avviene con gli strumenti
tradizionali, hai mai sentito un pianoforte perfettamente identico ad un
altro? Queste differenze timbriche le possiamo notare soprattutto nei vecchi
strumenti perché fatti in maniera più artigianale. E poi, non vi pare che
adesso, a causa degli arrangiamenti troppo perfetti, o per meglio dire con le
varie tracce sincronizzate al cento per cento, la musica perda di
"naturalità"? Provate ad ascoltare il vecchio lp di Simon and Garfunkel's con
titolo greatest hits e casa discografica Cbs del 1972, non sempre la batteria
e il resto degli strumenti sono perfettamente sincronizzati, in una canzone
poi, si parte con un tempo tendendo ad accellerare; vi sembra brutto? Sinceramente preferisco queste esecuzioni forse "poco perfette" ma "vere" rispetto a
quelle artificiali fatte da un microprocessore. Cosa ne pensate? Per terminare
vi invio due titoli di libri dedicati a questo strumento che sono:
Mario Lago: metodo teoricopratico per armonica a bocca, edizioni Zanibon
Padova;
Luca Delfrati: l'armonica a bocca diatonica e cromatica, edizioni Curci
Milano.
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Cronaca di un aborto
Sei mai stato vicino ad una persona in procinto d'abortire? Credo che per una
madre che decide di assassinare suo figlio quei momenti siano veramente sconvolgenti. Quando il chirurgo introduce lo strumento adatto a distruggere il
bambino, i battiti cardiaci di questo hanno una notevole acellerazione anche
se il forcipe (strumento chirurgico) non l'ha ancora toccato. Questo ci sta ad
indicare che il bambino percepisce distintamente il pericolo imminente e, come
qualsiasi essere umano, ha una reazione di paura anche se ovviamente non può
comprendere a pieno ciò che sta per accadere. Poi, una volta rotte le acque,
il medico comincia a sgretolare il bambino. Esso viene fatto a pezzi perché
troppo grosso per poterlo estrarre intero. Ad un certo punto l'assistente
medico chiede notizie del pezzo numero uno. In realtà si tratta della testa
che è la parte più difficile da estrarre perché grossa. Il pezzo numero uno,
come il resto viene fatto a pezzi. Da notare che, come avveniva durante lo
sterminio degli ebrei, anche in questo caso le cose non vengono chiamate con
il loro nome ma con parole dal significato equivoco. Quando venivano sterminati gli ebrei (dai seimila ai dodicimila al giorno in una sola camera a gas) la
loro uccisione veniva chiamata "reinsediamento". Della cronaca dell'aborto
appena descritta esiste un video, forse un po' troppo crudo ma perfettamente
reale. Quando viene visto da certi medici questi non riescono più a praticare
l'aborto, perché? Certo che a volte è proprio una fortuna non vederci, cosa ne
pensate?
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