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Piccolo contributo all'autenticità; con il desiderio che siano sempre più le persone capaci di dire ciò che pensano. Il Centro elettronica e musica sperimentale non si assume alcuna responsabilità di danni a cose o persone derivanti dall'uso di questa pagina; "Fuori serie" non è una rivista, sono esperienze e considerazioni di chi desidera l'emancipazione delle persone.
Se troverai degli errori non lamentarti più di tanto, cerca semplicemente di non farli.
Indice
La gabbia
Immagina un giardino zoologico, in mezzo a tante altre vi è una grande gabbia
coperta da una rete a maglie larghe anche se molto robusta. Se ti avvicini,
puoi vedere benissimo la bestia che vi abita dentro, puoi sentirne l'odore, e,
se infili due dita tra la rete, puoi anche toccarla ma......... Attento, potrebbe mordere. L'animale dentro la gabbia può mangiare, bere, dormire, giocare; infatti la gabbia è provvista di cibo, acqua e di alcuni giochi per distrarre il suo abitante. se l'animale che vi abita avesse l'intelligenza,
potrebbe anche lavorare, magari con il telelavoro! Inoltre l'animale può
muoversi liberamente tanto che a volte non si ricorda di essere in gabbia. Può
comunicare con l'esterno e, se avesse l'uso della parola, non gli sarebbe
difficile fare una tavola rotonda con quelli dall'altra parte delle sbarre. A
ricordargli però di essere in gabbia è la porta che rimane sempre chiusa con
una robusta serratura che qualche volta si apre ma ciò è concesso solo agli
"addetti ai lavori". Qualche altra volta, tramite gli addetti ai lavori,
l'animale viene trasportato in un'altra gabbia, sempre controllata e ben
chiusa, ma non ha mai la possibilità di decidere in quale luogo potrà andare.
Quanto hai appena letto è solamente una metafora; l'abitante della gabbia è il
non vedente o qualsiasi altro portatore di handicap, gli addetti ai lavori ed
eventuali visitatori del giardino zoologico sono i normodotati. E' questa
l'immagine che a volte mi viene alla mente pensando ai problemi dei portatori
di handicap, immagine che viene ulteriormente amplificata quando succedono
cose come quelle capitate al signor Beltrami in queste ultime settimane.
Siccome ne hanno già parlato i giornali, la televisione e la radio, e siccome
ne parla già la settimana braille, (giornale per ciechi), non mi dilungherò a
spiegare quanto è accaduto. Comunque se ancora non lo sai ti dico che al
signor Beltrami e a sua moglie è stata impedita l'adozione di un bambino
perché, come sostiene una psicologa, lui non ha accettato l'handicap; la
psicologa dice questo perché Beltrami è super attivo, perché quando era piccolo andava in bicicletta da solo (non vi erano molte auto a quei tempi), perché, con un'attività frenetica, secondo la psicologa, lui tenta di cancellare
l'handicap. Per darti un'informazione completa ti dirò anche che la moglie di
Beltrami è vedente. Non conosco personalmente Beltrami, ricordo vagamente il
suo nome quando, molti anni fa, si trovava anche lui in quello stramaledettissimo collegio di Padova. La moglie non la conosco proprio. Non spetta a me
giudicare beltrami e nemmeno difenderlo; ha già un avvocato certamente più
esperto in materia del sottoscritto. Desidero però fare alcune considerazioni
che, almeno credo, non troverai in altri ambienti. Innanzitutto devo dire che
la notizia sopra citata non mi ha stupito più di tanto anche se, ovviamente,
ci si rimane sempre male. Non mi ha stupito molto perché anch'io, in situazioni certamente meno importanti rispetto all'adozione di un bambino, ho constatato ciò che è capitato a Beltrami. Infatti credo che a molte persone normodotate dia parecchio fastidio il fatto che un portatore di handicap faccia le
stesse cose che possono fare le persone ritenute "normali". Sinceramente non
conosco i motivi di quanto appena detto, posso solo fare delle ipotesi; forse
si tratta di persone che pur essendo normodotate non hanno saputo, o comunque
credono di non essere riuscite, a realizzarsi come volevano e quindi a loro dà
fastidio che un portatore di handica, che è per forza di cose svantaggiato,
faccia ciò che loro magari non sarebbero in grado di fare. Ma qui ci vorrebbe
uno psicologo, certo, ma se incontriamo una psicologa come quella vista in
precedenza... Altre persone normodotate sentono sempre l'esigenza di puntualizzare e sembrano dirti: "sì, io parlo, rido, gioco con te, ma guarda che "IO"
sono quello sano e tu il povero handicappato". Non lo dicono apertamente,
anzi, in faccia ti diranno il contrario! Tuttavia lo puoi dedurre dal loro
comportamento. Come dicevo prima, la faccenda Beltrami non mi ha stupito più
di tanto perché penso che queste cose siano molto frequenti anche se, per
fortuna, non sono sempre così gravi. Ecco qualche esempio che ti potrà far
capire ciò che voglio dire. Prima però lasciami dire che al mondo, per fortuna, ci sono anche persone normodotate che hanno un buon rapporto con i portatori di handicap, spesso sono proprio quelle persone che, di primo achito,
magari giudichi male; sono quelle che trattano i portatori di handicap con
naturalezza, che quando capita e quando ne hanno voglia li aiutano pure e lo
fanno senza mettersi in mostra, senza vantarsi ed in silenzio. Ti aiutano come
aiuterebbero qualsiasi altra persona, senza bisogno di associazioni o altre
stupidaggini. E se si trovano all'interno di un'associazione o di un gruppo,
fanno ciò che possono senza darsi tante arie. Poi, quando parlano con te, a
volte si dimenticano pure che sei un portatore di handicap. Ti è mai capitato
che, come non vedente, qualche persona ti chiedesse di guardare una scritta o
un colore? Quando mi capitano queste cose io non ci rimango male, anzi! Ci
faccio una risata e sono contento perché vuol dire che quella persona non è
sempre lì a puntualizzare, a rimarcare che sei il "povero handicappato". Sono
queste le persone che apprezzo, anche se purtroppo sono ancora troppo poche. A
volte mi viene da pensare che il paese in cui vivo sia particolarmente poco
avanzato nel rapporto con i portatori di handicap, ma poi, quando succedono
certe cose come quella di Beltrami, ti vien da dire il classico proverbio che
tutto il mondo è paese. Ma veniamo agli esempi annunciati prima.
1: Delle associazioni gestite interamente (o quasi) dai disabili ho già
parlato tante altre volte e quindi non le prenderò in considerazione per
questo esempio (per non ripetere sempre le stesse cose). Ci sono poi associazioni e gruppi per portatori di handicap gestiti completamente (o quasi) da
persone normodotate. Nel 1990 anche nel mio paese ne è sorto uno, adesso forse
si è sciolto o comunque, grazie al Cielo, non è più attivo come prima. L'attività di questi gruppi è quella di prelevare dei portatori di handicap, di
metterli in una stanza e dar loro una bibita e qualche pasticcino. Nei momenti
più fortunati prendono i disabili e li portano a fare un giro per prendere una
boccata d'aria o a mangiare una pizza. Poi ci sono gruppi che propongono al
portatore di handicap la meditazione, altri nei quali il disabile viene portato a Messa. La cosa più difficile da ottenere in questo tipo di gruppi è il
rispetto per i portatori di handicap da non confondere con la gentilezza.
Infatti, questi non vengono considerati persone a tutti gli effetti ma bensì
cittadini di serie B. La loro volontà, i loro desideri, le capacità individuali, le loro idee, le loro esigenze, insomma, la loro personalità viene messa
in secondo piano dai gestori di queste associazioni per i quali i disabili
sono solo pacchi postali da trasportare e girare a loro piacimento con lo
scopo di mettersi in mostra agli occhi della gente dalla quale si aspettano
che gli venga detto: "hai visto che bravi, portano in giro i poveri handicappati, poveriniiiiiiii, aaaahhhhhh sono proprio bravi!". Un altro errore è
quello di fare di tutta l'erba un fascio. Il fatto che io sia non vedente non
significa che la mia personalità debba essere uguale a quella di un altro
cieco. Ogni persona è unica ed inripetibile, questo vale anche per i disabili.
L'anno scorso mi ha colpito un fatto. Durante una pausa, stavo parlando con
una persona che avevo conosciuto da due giorni. Il discorso è andato a finire
sulle associazioni per handicappati. Questa persona mi dice che anche lei ha
una sorella con handicap psichico. L'hanno fatta partecipare ad un gruppo per
disabili per un po' di tempo ma poi non ci è più voluta andare, e sai il
perché? Perché, nonostante questa persona abbia delle difficoltà nei ragionamenti, persino lei quando tornava a casa diceva: "ma insomma, mi trattano
proprio come una scema". Dal punto di vista pratico poi, queste associazioni o
gruppi non servono a nulla. Se ad esempio io, come portatore di handicap, ho
bisogno di una macchina per andare in un posto poco raggiungibile con i mezzi
pubblici oppure ho bisogno di una macchina per andare a comprare un computer
(che non posso mettermi in spalla, non sarà certo una bibita bevuta assieme ad
altri dieci handicappati a risolvermi il problema. Poi non capisco perché un
disabile non possa andare a messa là dove vanno tutti; se vuoi aiutare una
persona in difficoltà nello spostamento (e quindi anche nell'andare a messa)
comincia ad andare alla funzione religiosa con il portatore di handicap che
magari hai vicino a casa, ma ti raccomando, non portarlo come un pacco,
accompagnalo nella
chiesa dove vai sempre anche tu.
2: Un giorno viene a casa mia un amico vedente, ora non ricordo se stavo
trafficando con windows o se siamo andati nel discorso di windows; comunque, a
questa persona quasi dispiaceva che anche i non vedenti potessero usare windows, si affannava a dire che un non vedente non lo userà mai molto bene,
insomma aveva paura che un portatore di handicap invadesse il suo campo. La
solita gabbia con rete a maglie larghe. E del resto non sono passati poi così
tanti anni da quando ho incontrato due persone che, nonostante venissero a
casa mia, avevano una paura folle ad uscire con il sottoscritto; si vergognavano, ed ancora una volta appare la gabbia; tu da una parte e loro dall'altra,
guai a farsi vedere assieme. Ed il ricordo va ad un'amica scomparsa prematuramente l'ottobre scorso. Anche lei portatrice di handicap, con parenti che non
la invitano ad un matrimonio perché si vergognano di avere una parente handicappata, con dei parenti che l'accompagnavano per strade secondarie per non
farsi notare dalla gente, come se avere una disgrazia fosse una colpa. E che
il portatore di handicap sia ancora in una gabbia (non completamente libero)
lo confermano certe richieste d'aiuto. Mi è capitato di dare una mano a disabili nell'acquisto di materiale vario anche se questi godevano dei benefici
economici derivanti dall'handicap (oggi un cieco, tra pensione ed accompagnatoria riceve uno stipendio anche se basso). Poi queste persone, un po' alla
volta, mi hanno sempre restituito i soldi. Questo capitava perché il portatore
di handicap non è sempre padrone dei propri soldi, viene controllato, insomma
la sua personalità viene limitata.
Conclusione. Non sono totalmente contrario alle associazioni ma soprattutto non sono contrario alla solidarietà, anzi! Accetto un'associazione per
portatori di handicap solo quando questa dà un aiuto concreto senza enfatizzarlo. Tuttavia io penso che quando è possibile il disabile debba usare i
normali servizi presenti nel nostro sistema sociale. In ogni caso, per dare
una mano a chi ha bisogno non è sempre necessaria un'associazione. Credo nella
solidarietà concreta, quella fatta non di parole ma di gesti concreti; contrariamente a quanto si dice, oggi questo tipo di solidarietà è abbastanza rara.
Le persone tendono sempre più a chiudersi in un egoismo sterile che porta poi
alla solitudine (alla faccia dei telefonini satellitari e di internet). Credo
nella solidarietà che non fa distinzione tra handicappati e normodotati. Se
ognuno di noi aiutasse un po' di più le persone che si trova accanto, molti
problemi sarebbero risolti. Purtroppo le cose oggi non vanno molto bene in
questo senso; le persone adulte pensano solo a fare soldi e alla carriera,
vedono le persone accanto a loro come ostacoli da superare o come un qualche
cosa da sfruttare. Per i giovani, il loro dio (scritto volutamente con la d
minuscola), è la discoteca; studiano o lavorano, poi durante il tempo libero
vanno a zonzo con la macchina e, da mezzanotte fino al mattino, in discoteca
dove cercano un rapporto con l'altro sesso che, ovviamente, si spaccherà al
primo ostacolo; che scoperta, non c'è mai stato dialogo! E quando non studiano o non hanno un lavoro passano il loro tempo a far niente o davanti alla
televisione o attaccati ad internet dove si costruiscono una realtà virtuale
che non permette loro di vedere ciò che li circonda. Risulta difficile avere
un aiuto da queste persone anche pagandole. Infatti, se oggi un giovane non
lavora, ha comunque un sacco di soldi per andare a zonzo, i genitori lo viziano e non gli fanno mancare nulla. Ci sono giovani di vent'anni che, pur non
avendo soldi propri, hanno la macchina, il computer, lo stereo, le tastiere
musicali eccetera. Non hanno certo bisogno dei soldi di un portatore di handicap per soddisfare le loro voglie. E non sanno certo che cosa sia il disagio
di non avere qualcosa. Ciò nonostante, li trovi depressi, superficiali, disinteressati. Credo siano queste le cose che dovrebbe studiare la psicologa che ha analizzato Beltrami; mi dimenticavo di dire che anch'hio da piccolo andavo in bicicletta da solo per la stradina di campagna dove abitavo; mi
sono divertito e lo rifarei, alla faccia della psicologa!
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Differenze tra registratori minidisc portatili e tipo piastra
Nota del 2015: Titolo cambiato rispetto all'originale. Le differenze annunciate si riferiscono solo ai modelli provati e a quelli in voga in quegli anni.
Nel numero 4 di Fuori serie ho già parlato dei registratori minidisc e
quindi non ripeterò quanto già detto. Le informazioni seguenti si riferiscono
solo ad alcuni modelli di registratori minidisc, (non mi è possibile provarli
tutti), sono sempre possibili eccezioni ma questo articolo ti potrà mettere in
guardia in modo da prendere in considerazione alcuni parametri che a volte
possono sfuggire. L'incompetenza dei negozianti è sempre più palese. Mi avevano detto che tra un registratore minidisc portatile e uno da tavolo (piastra)
non vi era alcuna differenza delle caratteristiche salvo la portatilità e
magari qualche funzione in più o in meno cosa che, ovviamente, può variare
anche da un modello all'altro. In realtà le cose non stanno proprio così, ecco
alcune differenze che ritengo degne di nota.
1: La frequenza di campionamento. un registratore minidisc registra con una
frequenza di campionamento di 44.1 Kiloherz, la stessa di un cd. Se colleghi
un registratore minidisc portatile ad una sorgente digitale la cui uscita sia
diversa dalla frequenza di campionamento di 44.1 Kiloherz, non potrai registrare e dovrai per forza di cose ripiegare usando l'ingresso analogico del
registratore (ovviamente usando anche l'uscita analogica della sorgente). Le
cose vanno molto meglio con i registratori minidisc tipo piastra. Il mio, un
Sony, possiede un convertitore di frequenza di campionamento che la converte,
quando necessario. Il convertitore accetta frequenze di campionamento da 32 a
48 Kiloherz, intervallo sufficiente per molte sorgenti digitali come un ricevitore satellitare o un registratore dat. Nel caso dei registratori dat la
cosa è molto utile per i motivi che seguono. Se registri una cassetta dat
usando l'ingresso analogico, la frequenza di campionamento del nastro è di 48
Kiloherz; il nastro potrà essere duplicato usando l'ingresso digitale del
minidisc solo se questo è provvisto del convertitore visto in precedenza che
trasformerà la frequenza di campionamento da 48 a 44.1 Kiloherz. La stessa
cosa avviene se il tuo dat ha la possibilità di registrare, sempre con l'ingresso analogico, con una frequenza di campionamento di 32 Kiloherz. Se invece
il nastro dat è stato registrato a 44.1 Kiloherz, non potrai duplicare quel
nastro in maniera digitale ma solo in modo analogico. Infatti, la registrazione a 44.1 Kiloherz può essere eseguita solo da un ingresso digitale; tuttavia,
la registrazione digitale permette una sola duplicazione con la conseguenza
che non ti verrà permesso di registrare nuovamente in digitale dal dat al
minidisc. Lo potresti fare solo se avessi una cassetta dat originale registrata a 44.1 Kiloherz ma non so se esistano. Questa limitazione viene fatta per
evitare le copie pirata. Purtroppo però, ho anche notato che tra dat e minidisc o viceversa, o tra dat e compact disc, i codici d'inizio brano non vengono
inseriti quando questi sono all'interno di una pista (senza spazi bianchi sul
nastro o sul minidisc) anche se si effettua la registrazione con l'ingresso
digitale. Ovviamente vengono inseriti correttamente quando ci sono buchi di
suono. Se invece registri da minidisc a minidisc o da cd a minidisc in maniera
digitale, tutti i codici vengono inseriti anche senza che vi siano spazi
bianchi nel suono. Aspetto anche le tue osservazioni. La prova col cd è stata
fatta con la nona sinfonia di Beethoven nell'edizione deutsche grammophon con
Herbert Von Karajan del 1984 tra il presto del quarto brano e il presto del
quinto.
2: Recupero di una registrazione cancellata. Contrariamente al registratore
minidisc portatile, quello tipo piastra consente di recuperare una registrazione cancellata per errore. Naturalmente bisogna accorgersi subito dell'errore, un po' come accade con il comando undelete del dos. Questa funzione è
molto utile soprattutto per noi che non vediamo il display e quindi, è certamente più facile cancellare ciò che non si desidera.
3: Contrariamente a quello portatile, il registratore minidisc tipo piastra
permette anche di regolare il volume dell'ingresso digitale (questa funzione
non è presente in tutti i modelli). Questa regolazione è particolarmente utile
quando si devono registrare su minidisc dei cd il cui volume è molto basso, si
veda ad esempio la colonna sonora del film mission con Enio Morricone. I
soliti negozianti mi avevano detto che la regolazione del volume digitale era
presente solo nel Pioneer ma io l'ho trovata anche nel Sony. L'uscita digitale
invece, la posso solo abbassare.
4: Contrariamente ai portatili, i minidisc tipo piastra hanno più funzioni
le quali sono disposte su menu (due menu nel modello da me provato). Questi
menu possono avere anche dei sottomenu, esattamente come avviene con il computer. Per spostarsi tra un menu e l'altro vi è una rotellina a scatti che,
purtroppo, gira sempre su sè stessa. Tuttavia, contrariamente ad un modello
Sharp, il Sony ha i menu con un inizio ed una fine.
Infatti, anche se la rotella continua a girare, il display non cambia. Se
proprio non ti ricordi dove sei, potrai girare molte volte la rotellina e
quindi potrai essere sicuro di essere nella prima voce del menu. Questo almeno
fino a quando non avremo qualche cosa che ci legge il display, forse sta
arrivando ma intanto...... E pensare che certi progetti io li avevo già dieci
anni fa, ma come al solito, al sottoscritto si dà ragione molto tardi.
5: Sempre nella piastra ho trovato la possibilità di centrare il codice di
inizio brano. Quando si dà il comando di inserimento del codice, il registratore ti fa sentire la porzione della pista in cui esso verrà inserito (come
nel dat). A questo punto, puoi regolare il punto di inizio codice con tre
misure di spostamento che sono: fotogrammi=parte di un secondo (non so quanti
millesimi siano), secondi=ogni spostamento sposta in avanti o in dietro il
codice di un secondo, ed in minuti (come nei secondi). Non so se questa funzione sia presente in tutti i modelli.
6: Il portatile non ha l'uscita digitale ma solo un'entrata e, cosa ancora
peggiore, solo in fibra ottica e non con il cavo quassiale (che costa decisamente meno).
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La data del computer e il duemila
Negli anni scorsi, Adriano Celentano ha fatto una canzone, di cui non ricordo
il titolo, nella quale si diceva più o meno: "l'ignoranza colta entra in
frac"; si riferiva alla televisione. Questo accade anche con gli altri mezzi
di comunicazione. Oggi basta che un cretino dica qualche stupidaggine, magari
con un fondo di verità, che questa fa il giro del mondo in pochi secondi e
tutti, come pappagalli deficenti, ci vanno dietro, ripetono ciò che ha detto
il primo cretino senza pensare con la propria testa. Più o meno è capitato con
la data del computer ed il duemila. Esiste un fondo di verità ma, come ormai
di norma, i giornalisti enfatizzano, parlano a sproposito eccetera. Vediamo
alcune cose basate non sulle chiacchiere ma su esperienze vissute. Il problema
esiste in questi termini. Innanzitutto non si tratta di sistema operativo. Una
persona che conosco lavora in banca in un centro di contabilità ad alto livello. In quella sede non si usa il dos ma nemmeno windows. Usano un sistema
incrociato, cioè progettato da giapponesi ed americani; questo sistema permette di sfruttare al meglio lo spazio dei supporti magnetici adottati. Questi
supporti vengono mantenuti ad una temperatura ed ad un tasso di umidità sempre
costante; sono inoltre protetti da sistemi di sicurezza e sistemi anti incendio. In quelle stanze è previsto che vi entri una persona sola, il sistema
anti incendio infatti è progettato per una persona, eventuali visitatori
possono pure lasciarci le penne in caso d'incendio, per le banche sono più
importanti i soldi. Tornando al problema del duemila, esso sussiste quando un
programma di contabilità o per altra funzione, è basato sul riconoscimento
delle ultime due cifre della data. Infatti, la cifra 00 o 01 è inferiore alle
cifre 99 o 98. Il problema è tutto qui, non ne esistono altri. Tuttavia, per
un normale uso domestico del computer il problema non esiste, non serve aggiornare il bios del computer come ha fatto un non vedente di mia conoscenza.
Pensa che anche un vecchio olivetti m24 con bios dell'aprile 1986 va oltre la
data del duemila senza problemi. In ogni caso, quando saremo nel duemila se
fai una dir la data ti verrà data con le ultime due cifre pari a 00, 01 per il
duemila e uno, 02 per il duemila e due e così via. Se poi vuoi visualizzare in
ordine i tuoi file con il comando dir /od, per il computer non c'è problema,
sullo schermo, a partire dall'alto verso il basso, ti darà prima i file del
98, del 99, del 00 (duemila) e dello 01 (duemila e uno). Anche con i vecchi
programmi come il db4 non c'è problema. Viene riconosciuto correttamente anche
il campo data. se poi vuoi avere la data con l'anno scritto con quattro cifre,
devi avere il parametro century ad on. Questo parametro lo puoi inserire con
un editor nel file config.db posto nella stessa directory in cui è installato
il db4. In alternativa puoi usare il programma dbsetup (non presente nella
versione 3) per aggiornare il file config.db tramite gli appositi menu. Se
invece vuoi che il parametro century sia ad on solo per una sessione di lavoro, devi usare l'apposito comando set dall'interno del db4. Comunque, quando
si usa il comando date del dos non vi è il problema delle quattro cifre,
l'anno lo prende e lo legge per esteso. Si dice poi che certi computer non
facciano il cambio di secolo correttamente e ciò per un problema dell'orologio
reale (integrato posto sulla piastra base del computer) o per il sowtware del
bios. Personalmente non ne ho mai trovati. In ogni caso puoi fare una prova
mettendo il computer al 31-12-1999 e alle ore 23:59; aspetta un minuto o anche
più, poi vai a vedere che data ti dà. Nel caso non ti dia il primo gennaio del
duemila, non disperare. Prova a immettere la data del primo gennaio duemila
con il comando date, hpotrebbe funzionare. Mi è già capitato negli anni novanta che un computer, solo per certi anni e non per altri, quando doveva andare
all'anno successivo ritornava al primo gennaio dell'anno appena trascorso.
Comunque, una volta impostata la data correttamente, continuava a funzionare
in maniera corretta. Poi si dice che il problema della data del duemila ed il
computer porteranno dei disguidi con il collegamento ad internet; non sono
ancora collegato a questa rete, comunque, prima di disperare e di buttare via
soldi, ti consiglio di fare delle prove.
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